Ecco perchè non potrà mai essere autorizzata una discarica a Monte Castellaccio. La storia e i documenti della vicenda

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È tornato lo spauracchio di una nuova discarica in provincia di Roma e con esso i soliti rimpalli di responsabilità tra istituzioni e le proteste dei Comuni. Ad accendere la polemica questa volta è stato l’aggiornamento da parte della Città Metropolitana delle mappe delle aree idonee ad accogliere gli impianti di smaltimento dei rifiuti, consegnato lo scorso 9 gennaio alla Regione durante la riunione al ministero dell’Ambiente.

Tra le zone compatibili con la realizzazione di siti di conferimento sono indicate Cerveteri, il Tiburtino al confine con Guidonia, un terreno tra il X Municipio (Ostia) e il IX (Laurentino) e il Comune di Fiumicino. Un “toto nomi” che per ora non ha alcuna attendibilità, innanzitutto perchè nessuno vuole pronunciarsi e poi perché a ben vedere nelle cartografie della Città Metropolitana risulterebbero idonei anche altri siti. Tra questi ci sarebbe anche Monte Castellaccio in via Tuscolana al km 33+300 a due passi dai Pratoni del Vivaro e nel territorio di Palestrina (frazione di Carchitti).

Castellaccio o “la discarica autorizzata Badema srl”, come viene denominata in molti documenti della Regione Lazio, è oggi un’ex cava di lapillo in disuso, indicata da diversi studi in passato come idonea ad accogliere rifiuti non pericolosi.

Quella di Monte Castellaccio è una lunga storia iniziata nel lontano 2002 con un provvedimento del Comune di Palestrina che autorizza l’attività di cava e quella di discarica “di categoria A/2 (ovvero per rifiuti inerti). L’attività prosegue tra polemiche e richieste di cambio di destinazione fino al 2009 quando scade la concessione: così l’allora sindaco Rodolfo Lena decide di di bocciare la richiesta di prosecuzione delle attività.

Oggi i fantasmi di Monte Castellaccio sono tornati. A farli riapparire ci ha pensato la sindaca Raggi che nel maggio dello scorso anno da Roma con i suoi uffici ha scelto questo luogo come idoneo ad accogliere rifiuti. Ancora una volta.

Non sono bastate le barricate in Regione del 2005 e i provvedimenti del sindaco Lena su quell’area. E non sono bastati neanche i numerosi pronunciamenti di esperti del settore che hanno classificato quel sito come area di pregio naturalistica e persino archeologica.

Lo scorso 26 maggio e poi successivamente a ottobre il Comune di Palestrina, con un documento a firma dell’Ufficio Urbanistica, boccia la richiesta della Città Metropolitana trasmettendo le osservazioni al piano della Raggi.

Come si legge nel documento, innanzitutto sono tre le tutele individuate dagli organi competenti:

– tutela sui beni paesaggistici per la vicinanza di aree boscate e corsi d’acqua; – l’area è considerata a interesse archeologico e monumentale;

– sull’area vige una tutela del patrimonio naturale e culturale.
Inoltre, si legge nella lettera, il contesto dell’area individuata è soggetta ai seguenti aspetti idrogeologici:

– classificata come zona sismica 2

– vincolo idrogeologico;
– zona di protezione dei punti di approvvigionamento idrico a uso potabile individuata come Sorgenti della Doganella.

Infine, continua il documento, l’area individuata è soggetta ai seguenti aspetti territoriali:
– è destinata all’uso agricolo (zona E) secondo il piano regolatore generale;
– ha prevalente coltura di castagneti cedui;
– è soggetta ala disciplina del Capo II della Legge Regionale 38/1999 tale da renderla incongrua alla realizzazione di una discarica.

«Gli atti e i numerosi studi sull’area di Monte Castellaccio elencano una serie di motivi indiscutibili tali da escludere qualsiasi ipotesi di utilizzo di quell’area – spiega l’ex assessore all’Urbanistica Manuel Magliocchetti. La storia di questo luogo e le sue caratteristiche parlano da sé. Questo territorio non accetterà mai una discarica imposta dall’alto – aggiunge Magliocchetti. Mi auguro che sulla scelta ci sia una partecipazione di tutti, nel rispetto delle leggi in materia e delle singole specificità».

Sul caso Monte Castellaccio domani a Carchitti ci sarà un dibattito pubblico alle ore 16 presso il ristorante Petronzi di via IV Novembre, 11: tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.

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