All’Ambra Jovinelli “Dracula” con Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio

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In scena sino al 14 aprile all’Ambra Jovinelli DRACULA di Bram Stoker. Scritto in sette anni dall’autore irlandese dopo studi sulla cultura e le leggende dei Balcani e sulla figura storica di Vlad Tepes, il sanguinario principe di Transilvania, fu pubblicato nel 1897, oggetto di numerose e note trasposizioni cinematografiche.

Realizzato dal Nuovo Teatro diretto da Marco Balsamo con la Fondazione Teatro della Toscana, vede come protagonisti Sergio Rubini, che ne è regista, nel ruolo  del professor Abraham Van Helsing, che combatte Dracula, Luigi Lo Cascio nel ruolo del giovane procuratore, sostenuti da un cast efficace con Lorenzo LaviaRoberto SalemiGeno Diana e Margherita Laterza.

La trama è nota: un giovane procuratore legale londinese Jonathan Harker, incaricato di recarsi in Transilvania per curare l’acquisto di un appartamento a Londra per conto di un nobile del luogo, si immerge in un clima da incubo ancor prima di arrivare al tetro castello (nebbie, ululati di lupi, segni premonitori).

L’incubo lo accompagnerà sino ai limiti della follia anche a Londra dove il vampiro si farà trasferire via vascello nella cappella della casa acquistata in bara di ordinanza, atteso profeticamente da un folle mangiatore di insetti e ratti che professa suo schiavo. 

La presenza di Dracula comincerà a contaminare la città e in particolare Mina, la fidanzata di Jonathan ormai preda del morso fatale. Uno psichiatra che racconta lo svolgersi degli eventi nel suo diario e un professore di scienze occulte si batteranno per eliminare il vampiro e ci riusciranno proprio nel suo castello con il classico paletto conficcato nel cuore e la testa mozzata dalla stessa Mina che recupererà senno e saluta, ma finisce qui? La scena finale con i fogli del diario di Harcher che volano in platea da una cassaforte aperta lasciano il dubbio di un racconto che non si è concluso. 

Realizzare teatralmente il lavoro di Stoker è sicuramente una impresa importante  soprattutto dopo le trasposizioni cinematografiche, fra le quali quella di Frank Coppola che umanizza la figura di Vlad  o quella di  Nosferatu, il principe della notte di Werner Herzog, remake  del film di  Friedrich Wilhelm MurnauNosferatu il vampiro (1922). 

Ma il risultato di una scenografia mobile, i giochi di luce e gli effetti sonori uniti ad una recitazione non enfatica, stabiliscono quel clima giusto che non è di terrore, ma di ansia per una narrazione che a tratti pare affrontare gli aspetti psicanalitici del male incarnato dal principe delle tenebre che appare in scena raramente ma sottolinea la sua diversità dal mondo che lo circonda parlando in slovacco. 

Atmosfere che accompagno un testo che si intreccia su vari piani fra i ricordi del diario di Stoker, gli appunti dello psichiatra e i dialoghi fra i personaggi. Potremmo così concludere che il senso del libro di Stoker (neogotico noir nella sostanza) nella rappresentazione del MALE assoluto e epidemico, forse viene coltoin profondità da questo lavoro teatrale più che dalla spettacolare realizzazione cinematografica.

Giuliano Longo

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