Smeriglio alle Europee, Ledori vice di Zingaretti. Chi rischia e chi ci guadagna

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Il vice presidente della Regione Massimiliano Smeriglio si candida alle Europee e lascia la poltrona a Daniele Leodori attuale presidente del Consiglio regionale alla Pisana. Con una sua  intervista di oggi sul Manifesto lui spiega che ha accettato di buon grado la proposta del governatore e segretario del Pd Nicola Zingaretti e, a chi osa insinuare che fra i due esistano dei retroscena in questa promozione/rimozione, dice che “ puzzano come i retro dei bagni pubblici”. 

Sobria affermazione che tende a dissipare ogni sospetto sui loro rapporti “perché con Nicola c’è un rapporto solido di condivisione politica.” Il dubbio da “retro bagno pubblico” poteva tuttavia sorgere dopo che, nel pieno della campagna congressuale,  mentre sulla questione 5stelle Nicola era bombardato dai renziani più o meno velati, Massimiliano se ne uscì allargandosi un po’ troppo sull’apertura ai grillini, beccandosi  immediatamente una smentita piuttosto piccata dal Governatore.

Che a ben vedere non era proprio una bestemmia, quella di Smeriglio,  visto che alla Pisana la maggioranza si regge non solo per i due consiglieri di destra (Cangemi e Cavallari), ma anche per un tacito accordo con Roberta Lombardi e una serie di concessioni (non non sempre trasparenti) contrattate con i 5stelle.

Senza considerare che lo stesso Goffredo Bettini teorico (da tempo) della strategia del “campo largo” di Zingaretti,  ha affrontato spesso il problema dell’apertura di un dialogo con loro che avrebbero sottratto alla sinistra pezzi di elettorato. Ipotesi che invece fu stroncata da Renzi (quello del pop corn in attesa che tutti cadano tranne lui) mettendo in difficoltà il povero Martina che ci aveva timidamente provato durante la consultazioni per la formazione del Governo.

Probabilmente ha ragione Smeriglio quando parla delle illazioni punitive nei suoi confronti come dei “retro- cessi”, ma resta il fatto che nessuna norma lo obbligava a lasciare la vice presidenza sulla Cristoforo Colombo. 

Lasciando perdere per ora l’effetto domino  sulle poltrone alla Pisana  che interessa solo ai cultori della materia  (con questo che va lì o quell’altro che ne prende il posto)   resta il fatto che una presidenza al Consiglio nello sperduto loco della Pisana  conta un po’ meno di una vice presidenza in giunta a due passi dalle Mura Aureliane. 

Con Leodori  alla Cristoforo Colombo entra un fidatissimo del senatore Bruno Astorre, eletto recentemente segretario regionale del Pd e che sul territorio della provincia di Roma raccoglie un sacco di preferenze. Da notare che Bruno è della corrente di  Franceschini cui Zingaretti deve molto del suo successo, quando l’ex ministro si schierò  in tempi non sospetti con il governatore del Lazio ben prima delle primarie.

Se Smeriglio viene “apparentemente” premiato con un possibile seggio a Strasburgo , il duo Leodori/Astorre viene “immediatamente” compensato con una poltrona sicura e importante.

Eppure  fra i vanti (se così si possono definire) di Massimiliano c’era anche quello di aver trattato e ri-contrattato con tutti per garantire al suo governatore la maggioranza al Consiglio Regionale, coadiuvato, certo,  da Leodori che di quell’aula e delle sue debolezze da 8mila euro mese, sa vita, morte e miracoli.

Evidentemente,  anche se in attesa come fa capire Smeriglio, non poteva rifiutare l’offerta del  Presidente anche perché la sua candidatura  garantirebbe al Pd la copertura di una certa area di “sinistra sinistra” che  ha già espresso il presidente di municipio alla Garbatella e sostenuto l’ex assessore Caudo per la conquista del IV.

Ma in politica bisogna anche saper guardare a medio termine e chiuse le urne delle europee, qualcuno  si chiede (talora tremebondo per il proprio futuro incerto) se Zingaretti reggerà il doppio incarico di Governatore e segretario del Pd; lui ieri rispondeva che lo trova sicuramente faticoso per la sua vita personale, ma che ce la farà lavorando di più. 

Solo che i tremebondi  non si pongono il problema della sua alacre attività, ma quello dell’eventualità di elezioni politiche anticipate che magari non sono dietro l’angolo, anzi, ma neanche impossibili fra un anno o giù di lì.

In tal caso il Governatore potrebbe optare, come logico per un segretario di partito, per un seggio parlamentare rimandando il Lazio al voto. Qui si aprirebbero altri scenari compreso il rischio di far perdere al centro sinistra un’altra Regione. Ecco perché in  molti (di ogni colore politico) intrecciano le dita nella speranza che questa legislatura regionale duri mentre sentono la cadrega traballare. 

Giuliano Longo

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