Non può essere retorico l’addio a Marco Pannella, specialmente per uno come lui che aveva raccontato anche la sua salute sempre più precaria (come la sua vita giocata sul filo della battaglia politica) in presa diretta. Pannella era stato ricoverato mercoledì nella clinica romana di Nostra Signora della Mercede dopo che le sue condizioni si erano aggravate. Se ne è andato ieri pomeriggio intorno alle due dopo essersi ritirato per molte settimane nella storica mansarda di via della Panetteria, in pieno centro di Roma. Grande fumatore, stava lottando da tempo contro due tumori al fegato e ai polmoni ma non aveva rinunciato al suo sigaro.
Ora la sua fatica è finita: il suo corpo verrà portato oggi alla Camera dei Deputati dove alle 15 sarà allestita la camera ardente e poi nella sede del partito in via di Torre Argentina sarà traslato per una veglia laica. Infine, domani, piazza Navona si aprirà a tutti coloro che vorranno indirizzare un ultimo saluto al vecchio leader radicale.
Nelle ultime settimane della sua lunga vita, 86 anni, Giacinto detto Marco da Teramo aveva trasformato la sua casa in una piazza dove le innumerevoli visite erano diventate pretesto per rispolverare i ricordi di una vita politica praticamente infinita dagli anni ’50 fino a ieri. Fu allora che in pieno miracolo economico, da poco laureatosi in giurisprudenza, Pannella fece la sua scelta staccandosi dai liberali e dando vita a quella creatura politica che nel tempo si identificherà sempre più con la sua figura carismatica.
Da sempre attivo in politica, allievo di Ernesto Rossi e Mario Pannunzio, giornalista al “Giorno” di Milano, a metà degli anni ’60 inizia le sue appassionate lotte per i diritti che fino alla fine saranno la cifra distintiva dell’azione e della sua protesta civile e laica. Battaglie che, dal divorzio all’aborto alla liberalizzazione delle droghe leggere fino alle battaglie contro tortura e pena di morte, hanno segnato la vita democratica di un’Italia capace di confrontarsi anche aspramente ma desiderosa di lottare per il cambiamento e l’ammodernamento delle sue regole, nel segno di una inarrestabile energia. Fortemente attaccato ai valori democratici della Costituzione del 1948, Pannella ha incarnato i valori “liberali, liberisti e libertari” e ha saputo usare magistralmente se stesso come strumento di comunicazione politica: scioperi della fame e sete in tv, cartelli appesi al collo durante le paludate tribune politiche fino all’utilizzo (talvolta in modo rivoluzionario) di Radio Radicale, entrata nelle carceri, nei tribunali e nelle aule parlamentari, fornendo un servizio “pubblico” che ancora oggi non trova veri competitori.