Astorre attacca il M5S: “Come faranno a governare se hanno difficoltà a Roma?”

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Domenica scorsa si sono svolte le elezioni per il Consiglio metropolitano. Le urne ci hanno restituito un esito molto equilibrato: Movimento 5 Stelle 9 consiglieri, Le città della metropoli (centrosinistra) 8 e Territorio protagonista (centrodestra) 7. Abbiamo raggiunto il senatore Bruno Astorre per avere la sua opinione in merito.

Senatore Astorre, un commento su queste elezioni della Città metropolitana.
«Sono molto soddisfatto per il risultato conseguito. Abbiamo eletto 8  consiglieri, 1 in meno del Movimento 5 Stelle che governa Roma e molti dei comuni più grandi della Provincia (Pomezia, Nettuno, Civitavecchia, Marino, Anguillara…). Una forza che, in seno al consiglio metropolitano, farà sentire la sua voce nell’interesse dei cittadini e del territorio. Non posso fare a meno di notare che il Movimento 5 Stelle, pur avendo il sindaco metropolitano, non ha la maggioranza in Aula. Mi chiedo come faranno a governare, se già dove sono in maggioranza schiacciante, come al Comune di Roma, hanno tantissimi problemi. Dovranno necessariamente capire che per amministrare devono raggiungere un accordo con le altre forze che siedono in Aula. In fondo, governare è proprio questo».

La lista “Le città della metropoli” ha avuto un buon risultato. È stata una scelta giusta allargare il progetto anche a esponenti “civici”?
«Assolutamente sì! E credo fermamente che l’esperimento riuscito in Città Metropolitana, su input del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, si possa estendere anche alle realtà locali: una compagine che unisca il Pd alle migliori risorse civiche. Ma le dirò di più, la lista “Le Città della Metropoli” non solo fonde le migliori esperienze, politiche e civiche, di governo, ma rappresenta in Consiglio metropolitano tutto il territorio di Roma e Provincia: il nord con Michela Califano, Alessio Pascucci e Federico Ascani, la valle del Sacco con Pierluigi Sanna, i Castelli con Massimiliano Borelli e Flavio Gabbarini e la città di Roma con Valeria Baglio e Svetlana Celli. Questo significa che le istanze di tutta l’Area metropolitana troveranno consiglieri del territorio pronti ad accoglierle e a portarle avanti».

Come ha detto lei prima, però, questo meccanismo di elezione indiretta può non garantire una maggioranza e quindi una efficace azione di governo del territorio. Oltretutto rende la Città metropolitana un ente poco sentito dai cittadini. Sappiamo che questo è frutto della cosiddetta “Legge Delrio”, ma che senso ha tenere un ente simile in questo modo?
«Partiamo dal discorso che io non sono mai stato convinto fino in fondo dell’abolizione della Provincia, perché ho sempre creduto nella necessità di un ente intermedio tra il Comune e la Regione, che gestisse e risolvesse alcune questioni molto sentite dai cittadini, come la viabilità o le scuole. Detto questo, la scorsa amministrazione metropolitana, proprio per sanare il vulnus che lei ha ottimamente sintetizzato, ha approvato lo Statuto dell’Ente nel quale è prevista l’elezione diretta del Sindaco e del Consiglio metropolitano, avvalendosi di una possibilità prevista dalla legge Del Rio. Per attuare lo Statuto, però, occorre  una legge nazionale che preveda, oltretutto, la suddivisione di Roma in comuni (gli attuali municipi). È un percorso con molti ostacoli, ma io farò tutto quello che è nelle mie possibilità affinché si attui pienamente quanto previsto dallo Statuto metropolitano. E invito i nostri consiglieri neo eletti a portare avanti ogni azione positiva in questa direzione».

E il fatto che, come è accaduto in questo caso, non ci sarà una maggioranza in questo Ente?
«Le potrei rispondere che questo è il proporzionale, bellezza. Un sistema elettorale che non consente di avere una maggioranza definita e che quindi porta all’instabilità o, comunque, alla formazione di maggioranze di governo che non rispecchiano in pieno la volontà dell’elettore. È esattamente quello che vogliono i 5 Stelle con la loro proposta di legge elettorale nazionale. Magari la Città metropolitana può essere la loro “palestra” per allenarsi a fare accordi con altri per governare. Altrimenti dovranno ammettere che è meglio il maggioritario».

Stefano Crocco

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