Giornata dell’infanzia: le case famiglie chiedono regole moderne

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«Il 20 novembre non sia soltanto un momento di celebrazione, ma una concreta occasione per proseguire sulla strada della piena attuazione dei diritti dei minori, compresi i diritti dei bambini con disabilità e al di fuori della famiglia d’origine, forse i più vulnerabili tra i vulnerabili».

Questo l’auspicio di Casa al plurale, l’associazione che coordinale case famiglia per persone con disabilità, minori in difficoltà e donne con bambino a rischio a Roma e nel Lazio e della Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’Handicap nella giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

«Se dal punto di vista della legge e del cuore è fuori dubbio che questi bambini, nel momento in cui non accedono all’adozione o all’affido familiare, vanno accolti in case famiglia autorizzate ad operare come strutture socio assistenziali – afferma Casa al Plurale – di fatto, nella realtà quotidiana, all’interno della Regione Lazio, non è riconosciuto pienamente il valore di questa forma così specifica e insostituibile dell’accoglienza per dei bambini che hanno, come gli altri, il diritto di vivere e crescere in famiglia, amati ed accuditi.

Nella Regione Lazio sono stati fatti grandi passi in avanti, con le recenti modifiche normative (Legge regionale n. 11 del 10/08/16 Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali della Regione Lazio), ma è ora necessario superare la storica ed errata scissione fra sociale e sanitario e individuare così le modifiche ai requisiti di accreditamento delle strutture di accoglienza. I bambini di cui si parla – conclude Casa al Plurale – hanno esigenze sociali e sanitarie ed hanno diritto di vivere in un ambiente familiare: si tratta, perciò, di normare questi diritti e renderli esigibili, come accade in tante regioni italiane come la Lombardia e l’Emilia Romagna».
F.U.

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