Amministrative, Politiche, Regionali. Tanto votar per nulla… forse

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di Giuliano Longo

Al voto, al voto, non c’è pietà per gli aventi diritto italiani chiamati ad esprimere il loro democratico giudizio almeno una volta l’anno. Ora tutti hanno fretta di andare alle urne massimo entro la fine d’ottobre con la nuova alchimia del sistema elettorale “tedesco” che di teutonico pare abbia ben poco. Questo dopo che la consulta e prima ancora il referendum del 4 dicembre, avevano bocciato il Renzoreum soprannominato Italicum.

Non paghi delle recenti primarie del Pd e dei sondaggi politici quotidiani che fanno campare alla grande le agenzie di ricerca demoscopica, 9.208.000 cittadini italiani di cui 530.260 solo nel Lazio, verranno chiamati l’11 giugno a scegliere i sindaci di piccoli comuni e di città medio grandi per le quali la partita finale potrebbe giocarsi con i ballottaggi del 25 successivo. Ma non è finita perché dopo le politiche d’autunno toccherà votare a febbraio per alcune importanti regioni fra le quali il Lazio.

Sorvoliamo su quanto vengano a costare ben 4 consultazioni elettorali in 15 mesi per non venir accusati di qualunquismo e con buona pace dei 5stelle e senza lambiccarci nei futuri scenari politici dai quali il cauto Gentiloni verrà comunque escluso. Sorvoliamo sul fatto che anche l’esito di queste amministrative non sposterà di una virgola gli intenti tetragoni dei magnifici 4 (Pd, Fi, M5s, Lega). Tanto meno quelli di Matteo che in tutto il suo prorompente agire politico ha sempre incassato senza battere ciglio le botte elettorali del Pd alle amministrative continuando a far credere di essere il detentore di quel 40% delle Europee e dei SI al referendum.

Sorvoliamo su tutto ciò e restiamo a casa nostra. Escluso che la Raggi molli l’osso prima del 2021 nonostante gli iniziali auspici della opposizione, resta il nodo delle regionali.
Qui la faccenda ci pare piuttosto complicata soprattutto se in Lombardia il leghista Maroni intendesse lucrare sul traino delle politiche per il suo referendum autonomista consultivo e decidesse di accorpare politiche e regionali.
Tempi un po’ strettini ma nessuno ci dice che analoga decisione potrebbe avvenire anche per il Lazio. In fondo si andrebbe a votare solo qualche mese prima della naturale scadenza.

Una tentazione? Forse, ma qualcuno questo calcolo l’avrebbe anche messo nel conto.
Certo, per arrivare a questa soluzione il presidente Zingaretti dovrebbe dimettersi e aprire una crisi che forse in questo momento non conviene a nessuno.
Ma se così fosse si porrebbe immediatamente un problema politico non di poco conto per la differenza dei due sistemi elettorali. Maggioritario quello regionale dove chi acchiappa più voti vince e quello ‘tedesco’ di fatto proporzionale con liste bloccate e collegi uninominali.

Infatti per il Lazio (esclusi i 5stelle) si voterà per coalizioni destra e sinistra. Ma i maldipancia sarebbero tutti per il Pd costretto ad allearsi con gli ‘scissionisti’ in regione, mentre questi insieme a Sinistra Italiana daranno botte da orbi a Renzi per superare lo sbarramento del 5%. Una bella contraddizione anche se poi, quando si tratta di poltrone, tutto in politica è possibile.

Per quanto riguarda la presidenza se si andasse al voto a febbraio, si mormora che Zingaretti potrebbe anche candidarsi per uno dei due rami del parlamento salvo poi avere tutto il tempo, una volta eletto, di optare alla Regione e liberare il seggio. Che a ben vedere sarebbe una efficace blindatura per l’attuale governatore del Lazio.

La nostra impressione è che nemmeno i grillini, così solleciti a livello nazionale, fremano per anticipare la competizione regionale preoccupati per quel calo di consensi a Roma che la giunta Raggi gli sta per ora ‘garantendo’ e che sperano di recuperare con le chiacchiere dei prossimi mesi.

Poi c’è l’incognita del centro destra che nonostante il proliferare di liste locali potrebbe anche prendersi qualche comune alle amministrative della prossima settimana e guarderebbe con favore ad una candidatura del sindaco di Amatrice Pirozzi. Se non fosse, che almeno per ora, il candidato in pectore dei Fratelli D’Italia il parlamentare Fabio Rampelli non molla sulla sua di candidatura senza speranza.
Eh sì, il Pirozzi corteggiato anche da Renzi, stimato dal Cavaliere, osannato dai media ecc.. Ma per ora lui fa come la signorina Tintimiglia, tutti la vonno nessuno se la pja.

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