Le novità politiche di queste elezioni regionali a quattro candidati

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La campagna elettorale per la presidenza della Regione Lazio va assumendo un aspetto curioso rispetto a quanto va accadendo a livello nazionale. 

Perché se dai sondaggi pare che ormai i 5stelle finiranno per essere il primo partito a livello nazionale, qui da noi l’attenzione è stata polarizzata da uno scontro tutto interno al centro destra fra Pirozzi e tutti gli altri che alla fine hanno scelto il milanese de Roma Stefano Parisi. A tutto vantaggio di Nicola Zingaretti  che sembra veleggiare verso la vittoria, almeno dai sondaggi, tallonato da Roberta Lombardi.

Se è vero che media e sondaggi non sono mai l’espressione delle vere intenzioni di voto, sfugge ancora agli autorevoli commentatori il ruolo del convitato di pietra rappresentato proprio dalla pentastellata Roberta Lombardi. 

Lei supportata da un MoVimento ancora maggioritario a Roma e nella sua area metropolitana, ha  innegabili difficoltà nelle province di Rieti, Frosinone, Latina e forse Viterbo che percorre insistentemente sin dall’inizio della campagna elettorale. 

Data per scontata l’impenetrabilità delle tattiche e delle strategie dei 5stelle, a parte le attenzioni informate del Messaggero,  dalle esternazioni pubbliche di Roberta, non ultima quella pubblica di ieri a Latina ( a dir dei quotidiani locali piuttosto scarsina come partecipazione), pare che l’attacco a Zingaretti punti soprattutto sulla sanità che rappresenta l’85% del bilancio regionale.

In questo tiro al piccione sanitario si va esercitando anche la destra, soprattutto con il quotidiano il Tempo che, guarda caso, è di proprietà dell’imprenditore della sanità privata  Angelucci che deve tutelare corposi interessi, chiunque vinca la partita nella nostra regione. 

I 5stelle il problema della sanità lo hanno studiato con un rapporto del consigliere Barillari che i sui stessi compagni di MoVimento avrebbero sottovaluto per ‘ignoranza’ come ebbe a dire lui pubblicamente e come pubblicato dalla nostra testata.

 Zingaretti respinge l’attacco vantando l’uscita del commissariamento entro l’anno, il risanamento del un bilancio disastroso ereditato dalle precedenti amministrazioni, lo sblocco del turn over con nuove assunzioni e vanta anche alcuni punti di reale eccellenza sanitaria. 

Gli altri, destra e 5stelle puntano sul senso comune diffuso di pronto soccorso sovraffollati, di prenotazioni per prestazioni in tempi biblici e sulla chiusura di strutture periferiche che alimentano soprattutto la polemica di Pirozzi (ma anche della Lombardi in visita pastorale in numerose strutture della regione) che fonda la sua campagna elettorale sui reali bisogni dei comuni minori.

Passa così in secondo piano la problematica dei rifiuti che nonostante l’evidente disastro romano vede pur uniti nella lotta Nicola e Virginia Raggi che di termovalorizzatori nemmeno vogliono sentir parlare, mente si rimbalzano la palla sulla fattibilità dei nuovi impianti di trattamento che nessuno vuole, soprattutto se vicini al praticello di casa propria.

Così se Zingaretti punta alla riconferma per completare la sua opera di governo e la Lombardi pensa, come diceva Bartali, che ‘gli è tutto da rifare’, nel centro destra  di programmi nemmeno l’ombra.

E’ noto che i programmi in se non tirano voti (basta ricordare, le 220 pagine del programma di Prodi per l’Ulivo) anche perché oggi l’opinione pubblica votante (ovvero il 70%, si spera) guarda all’appeal dei personaggi, giudica sui problemi della sua quotidianità, ma soprattutto manifesta una profonda e radicale disaffezione nei confronti della politica destinata a governare comunque, qualunque sia stato la manifestazione di voto.

Ora succede che nel Lazio la destra si divide e sceglie di perdere con un candidato, Stefano Parisi, che sarà anche romano di nascita ma i problemi del Lazio li ha bazzicati ben poco, mentre Zingaretti punta su quell’unità a sinistra con il presidente del senato Grasso cui sicuramente Matteo Renzi non ha dato gran che credito. Una scelta ‘unitaria’ che non passa in Lombardia con Gori perché Liberi e Uguali hanno deciso di non sostenerlo. Che messa così è una bella scommessa politica  quella di Nicola per l’incerto futuro del Pd del dopo elezioni. 

Un tempo si diceva, in politichese, che Roma e il Lazio (oltre alla Sicilia patria del trasformismo) sono sempre stati laboratori di esperienze politiche e a ben vedere l’affacciarsi del populista Pirozzi,  del ‘federatore’ Zingaretti, insieme all’irruzione dei 5stelle sulla scena  anche da noi, sono le vere e proprie novità di questa campagna elettorale.

Per il resto possiamo solo prevedere  regolamenti di conti a destra a urne chiuse con qualche  veleno sparso qua e la prima, a testimonianza che una coalizione esiste, ma non esiste una vera unità di intenti fra Berlusconi, Salvini (che aveva sostenuto Pirozzi) e la Meloni. 

Eppure  chiunque debba vincere la presidenza di questa nostra regione segnerà un punto di novità anche a livello Nazionale. Eccolo qui che rispunta il laboratorio.

Giuliano Longo

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