Snodo Flaminio, Atac e Regione si rimbalzano la responsabilità della chiusura del cantiere

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Si allontana la possibilità della riapertura del cantiere dello snodo Flaminio che come abbiamo scritto (vedi link) lascia una orrenda ferita nel pieno centro di Roma fra l’ingresso di villa Borghese e Piazza del Popolo.

Una vicenda che rischia di impegnare diversi tribunali, forse anche penali, in contenziosi infiniti e dannosi.

Di fronte alle rimostranze delle imprese che lamentavano di non venir pagate da mesi dalla Stazione appaltante Atac che avrebbe dovuto trasferire loro i fondi dalla Regione stanziati in buona parte anche dal MIT, ieri sera dalla Cristoforo Colombo rispondevano «in merito al nodo Flaminio agli uffici regionali non risultano pagamenti in sospeso verso Atac e la Regione Lazio ha già liquidato tutte le risorse all’azienda, che resta il soggetto appaltatore. In questa fase la Regione non può subentrare ad Atac e non può effettuare pagamenti doppi. La questione riguarda inoltre anche il Mit che è l’ente erogatore. I nostri uffici stanno comunque rispondo alle richieste delle aziende per spiegare come stanno le cose». 

Con questo comunicato la Regione scarica ogni responsabilità su Atac che poche ore fa risponde «con riferimento ai lavori del nodo Flaminio, Atac precisa di non aver ricevuto dalla Regione Lazio tutte le risorse economiche necessarie al pagamento dei lavori realizzati dalle società esecutrici (Consorzio Integra Soc. Coop., Donati S.p.A., Italia Opere S.p.A. e Socostramo) cedente alla presentazione da parte di Atac dell’istanza di concordato, avvenuta il 17/09/2017, l’ultimo pagamento effettuato dalla Regione Lazio è stato di circa 1 mln di euro. Somma versata dalla Regione nel mese di maggio 2017 e da Atac trasferita alle imprese il successivo mese di giugno».

La Regione, così prosegue il comunicato «deve ancora versare ad Atac circa 4,5 mln relativi a lavori effettuati prima dell’ingresso nella procedura di concordato preventivo. Di questi circa 1,4 mln sono stati richiesti da Atac alla Regione nel maggio 2017. Se tali importi fossero stati tempestivamente riconosciuti Atac avrebbe provveduto al pagamento delle ditte costruttrici».

 Questo significa che gli importi per lavori realizzati e non pagati «sono quindi confluiti tra i debiti dell’azienda e, in caso di ammissione, verranno corrisposti con le modalità previste del Piano concordatario». Campa cavallo, verrebbe da dire.

Invece per quanto riguarda invece i lavori eseguiti successivamente al 17/09/2017 che non rientrano nel concordato Atac ha provveduto al pagamento alle aziende non appena ricevuto il relativo trasferimento da parte della Regione.

Atac rende noto ancora «che la gestione degli appalti sulle infrastrutture ferroviarie di proprietà regionale è stata costantemente caratterizzata da problematiche finanziarie legate ai ritardati trasferimenti da parte dell’ente regionale committente. Tali problematiche hanno concorso a generare il cumulo di una rilevante massa debitoria verso le ditte esecutrici, aggravando la situazione di squilibrio finanziario che ha indotto l’azienda a scegliere la via del concordato».

Insomma se Atac è in una situazione di prefallimento lo si deve anche alla Regione che paga in ritardo.

Sia come sia, intanto il cantiere già fermo da mesi, chiude l’opera che faceva parte dell’ammodernamento e della ristrutturazione della linea Roma-Viterbo rimane incompleta con una voragine a futura memoria dello spreco di denaro pubblico e della inefficienza della macchina amministrativa dove pare che le istituzioni non si parlino e ciascuno tira l’acqua al suo Mulino.

Giuliano Longo 

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