“Ripartiamo dai ragazze e dalle ragazze”.
Sono le prime parole pronunciate da Bruno Astorre nell’annunciare la sua candidatura a segretario del Pd Lazio proprio dalla sede regionale del partito, dove ha subito consegnato le firme. Dopo il deputato di rito orfiniano, Claudio Mancini, e’ sceso in campo l’altro big dem, di area franceschiniana, anche se questa dicisione era stata presa da tempo e mancava solo il crisma dell’ufficialita’.
“Unita’ e umilta’ sono mancate in questi anni al partito, quindi dobbiamo porci all’ascolto dei problemi delle persone, in particolare delle periferie, e dobbiamo tornare a essere umani- ha detto Astorre- Questo percorso fatto di unita’, umanita’ e umilta’ ci deve servire soprattutto per tornare a vincere e governare e vincere. In tutti i capoluoghi di provincia del Lazio il Pd e’ relegato all’opposizione. A partire da Roma, nella quale il malgoverno e la trascuratezza sono sotto gli occhi di tutti i cittadini. Noi ci possiamo riscattare se con umilta’ e dedizione ci rimettiamo a fianco delle persone. Non basta andare a fare una riunione nelle periferie ma bisogna avere idee, il coraggio di affrontare insieme a loro i problemi e portarli a voce alta.
Partendo da un’operazione di riscatto della Capitale, senza dimenticare che il Pd si deve rimettere in cammino anche a Rieti, Frosinone, Viterbo e Latina. Un partito aperto, coraggioso e radicato nel territorio”.
Se Astorre sara’ eletto segretario ha gia’ in mente il suo primo provvedimento: “La modifica dello statuto che consenta a iscritti e militanti di potere decidere la propria classe dirigente per tornare a contare. Noi ancora votiamo tutti i livelli del partito con le liste bloccate, pertanto chiedero’ una modifica che consenta agli iscritti e militanti di scegliere, con una doppia preferenza di genere, parlamentari e organi dirigenti, perche’ solo se il partito ripartira’ dal basso sara’ convincente e avra’ possibilita’ di successo. Quindi, cambiare lo statuto perche’ ci sia piu’ snellezza nelle decisioni e sia gli iscritti che i militanti tornino a contare nei momenti decisivi”.
Un partito che “con umilta’, unita’ e umanita’ riconosca i proprio errori” e sappia ripercorrere la strada maestra del successo che nel Lazio e’ stata indicata da Nicola Zingaretti: “Partendo da una coalizione ampia e plurale con una leadership umile ma carismatica potremmo fare si’ che il modello Lazio diventi modello nazionale”. Anche se, in questa fase, il Pd non vive un momento di grande consenso e questo potrebbe riverberarsi anche sul congresso regionale: “Il partito nazionale sbaglio’, infatti non votai quella decisione come membro della direzionale nazionale, a separare le primarie regionali da quelle nazionali: per la partecipazione e per la tensione andavano messe insieme.
Ma le regole si accettano. Il 25 novembre a Roma un po’ di problemi di affluenze ci saranno, anche perche’ con le varie candidature nazionali si sta spostando l’attenzione su quel livello e in particolare a Roma, il livello regionale e’ meno sentito. Comunque, piu’ gente verra’ e piu’ festa sara’ per la democrazia”.
Di certo, secondo Astorre, non ci saranno ricadute negative sull’azione di governo di Zingaretti causate da questa fase congressuale: “Zingaretti giustamente ha palesato una sua neutralita’ su questo congresso regionale. Dobbiamo preservare e valorizzare l’azione di governo, sapendo che le tensioni che inevitabilmente ci saranno non dovranno minarla”.