“Sono giunto al 27esimo giorno di sciopero della fame per ottenere che venga fissata la data del congresso e su questo sono concentrato. Premetto che quando ho accettato la richiesta di candidarmi a sindaco di Roma l’ho fatto superando molte perplessità, onorando una richiesta avanzata dal partito, in una condizione disperata. Sono arrivato al ballottaggio e ho ho raccolto 376.935 voti che ho l’obbligo di rappresentare. Durante la campagna elettorale ho preso l’impegno di non dimettermi, ancorché fossi stato sconfitto, rimanendo a disposizione della città dai banchi dell’opposizione. E così ho fatto. L’ho fatto per amore di Roma”.
Così Roberto Giachetti risponde in un video sulla sua pagina facebook alla decisione della Commissione di Garanzia del Pd, trapelata oggi, relativa alla sua incompatibilità tra il mandato di parlamentare e il ruolo di consigliere comunale da sciogliere entro il 31 dicembre di quest’anno.
“Oggi voglio solo ricordare che in quanto candidato sindaco, nel momento in cui da sconfitto entro in Consiglio comunale, rappresento tutte le forze politiche che hanno contribuito alla mia candidatura, anche quelle che non hanno avuto rappresentanti eletti. Come ad esempio la mia decisione di aiutare i Radicali nella raccolta firme per la messa a gara del trasporto pubblico”.
“In secondo luogo perché non sono abituato a disattendere gli impegni presi in campagna elettorale con chi mi ha dato fiducia. Terzo per via dello statuto che prevede delle deroghe, assegnatemi quando sono stato inserito nelle liste del Pd alle scorse elezioni politiche sia per scavallare lo scoglio dei tre mandati che avevo superato sia, essendo già allora consigliere comunale, per derogare alla incompatibilità. E’ evidente che se sono stato candidato quella Direzione ha votato la deroga su entrambi i punti”.
“La tempistica di questa decisione mi lascia dei dubbi se pensiamo che la commissione, dopo avermi ascoltato quest’estate, interviene guardacaso mentre conduco uno sciopero della fame per chiedere che vengano fatte le primarie, punto su cui in passato tutti si sono uniti avversando tale decisione. Per questo quanto stabilito è assurdo e incomprensibile se pensiamo che questa stessa commissione non ha aperto neanche un fascicolo su alcuni condannati che pure sono stati candidati o non ha preso alcun provvedimento nei confronti di sabotatori politici che da anni martellano la linea del Pd, della sua dirigenza e dei suoi leader”.
“Allora lo dico molto francamente a chi vorrebbe impormi questa decisione. A chi mi dice di scegliere tra il Pd e Roma, sappia, con tutto il dispiacere del mio cuore, che io scelgo Roma”, conclude Giachetti.
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