Comune di Roma, la lunga storia dei conflitti d’interesse

La polemica sull’assessore Paola Muraro potrebbe avere dei precedenti

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2010
Paola Muraro
Paola Muraro

È indubbio che l’assessora all’ambiente Paola Muraro sia potenziale portatrice di un conflitto d’interessi. Se venissero confermate le ipotesi di stampa sulle presunte irregolarità sulla qualità dei rifiuti che venivano trattati dagli impianti di cui aveva la responsabilità, il suo nuovo ruolo di controllore di Ama, diventerebbe insostenibile. Di fronte a un conflitto di interessi evidente, le dimissioni sarebbero probabilmente un passo obbligato. Ma finché il suo caso rimane nel novero dei conflitti potenziali, si tratta solo di un altro punto dell’elenco che già caratterizza, in modo bipartisan, l’amministrazione capitolina.

I CASI – Facciamo degli esempi ripercorrendo la storia dei vari conflitti d’interesse potenziali susseguitisi negli anni.
Assessore ai Trasporti di Walter Veltroni dal 2002 al 2006 fu il compianto Mario Di Carlo, che passò dalla sera alla mattina dalla sua stanza di presidente di Atac (ruolo che ricopriva dal 1997) a via Volturno alle stanze del quarto piano di via Capitan Bavastro, sede dell’assessorato ai trasporti. Stessa sorte per il suo successore in Atac, Mauro Calamante, anche lui “promosso” ad assessore (nel 2006, durante il secondo mandato di Veltroni), senza che nessuno alzasse nemmeno un sopracciglio per il passaggio dal ruolo di controllato a quello di controllore.  Nel campo del Centrodestra, vanno ricordati il caso di Lucia Funari e quello di Maurizio Basile. La prima, nel febbraio 2012, per il risolvere il pasticcio delle quote rosa che aveva decapitato per l’ennesima volta la giunta Alemanno, fu promossa da direttore del Dipartimento Patrimonio del comune ad assessore, ottenendo il controllo politico sul dipartimento di cui era a capo fino al giorno prima. Più complesso il caso di Basile. Manager affermato, fu scelto da Alemanno come suo capo di gabinetto. Nell’ottobre 2010, dopo le dimissioni di Adalberto Bertucci, travolto dai debiti di Atac, Alemanno affidò a Basile anche l’incarico di amministratore delegato dell’azienda di via Prenestina. Il doppio ruolo di Basile durò per alcuni mesi,  durante i quali il direttore del Dipartimento esercitava un controllo sul suo operato come AD di Atac, mentre lui esercitava un controllo come Capo di Gabinetto sul direttore del Dipartimento. Anche in questi due casi tutto bene, nessun problema. Anche tra i manager del trasporto pubblico ci sono stati casi, più o meno eclatanti, di potenziali conflitti di interessi. Ad esempio quelli dei due ex amministratori delegati di Atac Gioacchino Gabbuti e Carlo Tosti. Il primo, nominato da Veltroni nel 2007, aveva in passato ricoperto il ruolo di presidente di Bredamenarinibus, azienda fornitrice di Atac, oggetto di contestazioni (cadute in prescrizione nel 2011) della Corte dei conti per 50 bus M320 rimasti inutilizzati.

L’INTRECCIO – Nessuna responsabilità è quindi stata accertata nei confronti di chicchessia, ma la delicatezza dell’intreccio tra i due ruoli ricoperti da Gabbuti è evidente. Così come era palese la delicatezza del ruolo precedente di Carlo Tosti, successore di Basile sulla poltrona più delicata di Atac dal 2011 al 2012. Tosti infatti era consigliere di amministrazione di Bombardier, colosso del settore metroferroviario, e fornitore di Atac. In nessuno di questi casi sono emersi conflitti di interessi palesi, esattamente come -fino ad ora- non ne sono emersi per l’assessora Muraro. Da dove nasce quindi questa improvvisa voglia di legalità preventiva dei consiglieri di opposizione?

François de Quengo de Tonquédec

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