Il carrozzone di Lazio Ambiente, Carella: rimanga in mani pubbliche

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Come riportato già da questa testata la giunta regionale di lunedì ha approvato la delibera per la «cessione totale delle quote detenute dalla Regione  in Lazio Ambiente S.p.A.». Si completa così un percorso iniziato diversi mesi fa con il decreto del Presidente Zingaretti per le dismissioni delle partecipazioni nelle società pubbliche e recentemente ribadito anche nel decreto Madia che vieta partecipazioni regionali in società che si occupano di rifiuti. «In particolare nel settore dei rifiuti, la Regione deve essere l’istituzione che regolamenta, programma e vigila sul corretto ciclo di smaltimento e dunque non può essere parte del sistema stesso – spiegava l’assessore ai Rifiuti della Regione Lazio, Mauro Buschini – Le quote saranno cedute con procedure di evidenza pubblica, come più volte ribadito nella delibera, prevedendo la salvaguardia dei livelli occupazionali e salariali».

Non è un caso che da tempo alcune amministrazioni locali abbiano cominciato  a provvedere diversamente per i servizi di spazzatura e raccolta  come nel caso di  Valmontone e  Colonna che hanno formalizzato il passaggio del servizio da Lazio Ambiente, alla società di Ciampino Ambiente Spa. Ovviamente le reazioni dei sindacati preoccupati per i livelli occupazionali non sono state positive, ma va ricordata la storia di questa società regionale nata nel luglio del 2011 dopo la perdurante crisi del Consorzio Gaia invano messo a gara dall’allora commissario. Fu proprio l’amministrazione di Renata Polverini a trovare la soluzione definendola «un altro fondamentale passo avanti in materia di ambiente e rifiuti» con l’inclusione nella nuova società pubblica del  termovalorizzatore di Colleferro, che successivamente, ci risulta, non abbia nemmeno goduto degli investimenti necessari per il suo ammodernamento. Insomma, allora si salvò l’occupazione, che è sempre cosa buona e giusta soprattutto a Colleferro dove la de-industrializzazione  morde da decenni, ma contemporaneamente si diede vita ad un carrozzone anti-economico a spese dei contribuenti.

C’è poi da aggiungere che l’allora Consorzio Gaia e la successiva Lazio Ambiente con i suoi 400 dipendenti circa (prima della regionalizzazione erano oltre 600) , hanno sempre rappresentato un bacino di consensi politici. Non sorprende quindi che l’on. Renzo Carella che nell’area di Colleferro e dintorni vanta un notevole radicamento oltre che esperienza, oggi batta i piedi pur appartenendo allo stesso partito, il Pd, di Nicola Zingaretti. «Esprimo forte preoccupazione sulla cessione totale delle quote detenute dalla Regione di Lazio Ambiente» dichiara. E si oppone alla privatizzazione di «un settore cosi delicato senza una strategia che mette a riparo occupazione,  risanamento ambientale di un territorio e il destino degli impianti industriali molto impattanti.»

In particolare per Colleferro «che ha bisogno di risanamento e superamento di impianti a cominciare dalla discarica.» Detto ciò la botta finale  «solo una gestione pubblica potrà dare garanzie.» Il che sarebbe tutto da dimostrare almeno da una lettura attenta dei bilanci della spa regionale.  Ovviamente Carella ripercorre anche posizioni ideologiche più affini alla sinistra sinistra ( e magari anche a Virginia raggi)  che al Pd perché, ammonisce «troppi esempi ci insegnano che i privati badano più ai profitti che alla tutela del territorio e alla salute dei cittadini.» Di qui l’intenzione di guadagnare tempo con le solite estenuanti trattative sindacali per creare  «un percorso che consenta la creazione di un soggetto pubblico attraverso cui i comuni stessi potranno continuare a gestire in house i servizi di raccolta.»

Che vuol dire, chiusa una Lazio Ambiente facciamone magari un’altra con la quale «chiudere insieme alla raccolta differenziata il ciclo virtuoso dei rifiuti.» Carella si fida di Zingaretti, ma prima ancora di sapere chi sarà l’acquirente delle quote di Lazio Ambiente ha già deciso  che «non possiamo permettere che dei privati senza scrupoli si espandano nella Valle del Sacco, a scapito dei cittadini.» E se ad acquistare le quote di Lazio Ambiente fossero anziché i privati brutti e cattivi, fior di aziende pubbliche compartecipate del Nord?

G.L.

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