Campidoglio, software libero in Comune e Microsoft già si dispera

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L’ideona della sindaca Raggi sembra davvero geniale, fare la guerra a Microsoft e ai sui programmi. Infatti venerdì sera la giunta capitolina ha approvato una delibera che prevede l’utilizzo del software libero. Free software free revolution secondo la logica degli smanettoni web del Movimento 5 stelle. Quindi d’ora in poi (ma esattamente da quando?)  l’amministrazione capitolina valuterà la migrazione dagli attuali sistemi informatici a software liberi. Questo perché il software proprietario mette (addirittura) l’amministrazione in condizione di essere ricattabile dal fornitore.

COSA OFFRE IL SOFTWARE LIBERO

Invece il software libero permette di eseguire il programma come si desidera, di modificarlo ( ma chi lo fa il dipendente dell’angrafe solo soletto?)   e di distribuire copie in modo da aiutare la comunità (quale?). Certamente esulteranno i 22.000 comunales dotati di migliaia di computer che già dovranno subire la riorganizzazione   che l’ex finanziere Marra, dall’alto dei suoi 6 anni effettivi di esperienza direzionale, si appresta a varare.  

LE PAROLE DELL’ASSESSORE MARZANO

Siccome i cittadini sono un po tardi di mente  l’assessore a Roma Semplice Flavia Marzano, spiega che «con questa Delibera si segna una svolta nell’approccio di Roma Capitale all’acquisizione di software Niente più scelte che vincolino l’amministrazione ad un solo fornitore, ma soluzioni aperte e modulabili nel tempo che permettano un confronto concorrenziale tra diversi operatori.» Quindi avanti verso «il pluralismo informatico» 

RIDURRE I COSTI, PAGARE I CONSULENTI

Ora, sia ben chiaro, «l’adozione del software libero non va inquadrata come una scelta per ridurre i costi (e ci mancherebbe! ndr) ma per le sue capacità di generare valore economico e sociale» non si capisce bene come. Adesso manca solo  la roadmap per la transizione al software libero già per i mesi a venire. E qui casca l’asino. Perché si dovranno ingaggiare fior di consulenti lautamente pagati per addestrare i comunales all’uso dei nuovi software e, come non bastasse, dovranno venir riprogrammati migliaia di computer con tempi infiniti. Che data la mancanza di una vera strategia di riassetto e ottimizzazione della struttura amministrativa, significherà ritardi, disguidi e quant’altro per dipendenti e utenti, in tempi che nemmeno l’assessora sa indicare. E’ vero che nel rispettabilissimo comune di Montelanico con i suoi quattro computer l’idea potrebbe funzionare, ma da altri comuni più grandi è stata abbandonata per i costi che l’operazione comporta e i modesti benefici che apporterebbe. Insomma, come ai tempi di Alemanno e Marino ricominciamo con gli slogan a effetto, ma sotto il vestito niente, proprio niente.

Giuliano Longo

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