«Lo vogliono candidare sia Matteo Renzi che Giorgia Meloni…chi la spunterà?», titolava il 7 maggio Affaritaliani.it.
Che la voce della candidatura del sindaco della terremotata Amatrice a presidente della Regione Lazio circoli da mesi non è una novità e tantomeno uno scoop, anzi il quotidiano il Tempo portavoce della destra, ci fa campagna da un po’. Semmai tocca vedere quali sono le manovre della solita politica sul suo nome.
Sino ad oggi sulla eventualità di una candidatura del sindaco di Amatrice c’è stata una grande agitazione a destra ed in particolare fra i Fratelli d’Italia che su Pirozzi vorrebbero metterci il cappello. Anche se ci risulta che l’on. Rampelli sia stato designato a suo tempo alla competizione regionale, il che pare stia creando qualche attrito fra lui e Giorgia Meloni: pacta sunt servanda, ma in politica si sa….Quanto a Renzi che sulla immagine di chiunque (oltre ovviamente che sulla sua ormai enfatizzata dalle primarie), nulla è da escludere.
Se non fosse che il presidente Zingaretti, con il pieno consenso del suo partito, Renziani o no, ha deciso di ricandidarsi. Insomma, qualche problemino nel Pd di Roma e del Lazio si creerebbe, soprattutto fra quei maggiorenti (è solo un eufemismo per non dire baroni) che i voti sul territorio li controllano. E comunque anche un seggio di Nicola al Parlamento potrebbe non rappresentare, agli occhi della opinione pubblica, un contentino, forse gratificante per l’interessato, ma un po’ meno per i suoi seguaci che comunque le primarie le hanno abbondantemente perse contro il duo Renzi/Orfini.
Poi c’è un altro elemento da tener di conto. Per quel che conosciamo Pirozzi non ci pare tipo da farsi imbrigliare dalle tradizionali logiche politiche. Non ne ha l’aplomb e poi deve completare il suo ruolo di sindaco ad Amatrice dove lui stesso lamenta i ritardi degli interventi, non ultimo quello sulla rimozione delle macerie dal centro storico che stanno tutte ancora lì.
Ma come succede sempre in questi casi, quando la voce circola un fondamento deve pur averlo.
E allora? Potrebbe anche essere che lui si presenti con una lista civica (come ormai avviene normalmente per le elezioni comunali) alla quale potrebbero aderire diverse forze politiche e sociali purché, conoscendo il personaggio, il manico sia saldamente in mano sua. Perché Pirozzi è sicuramente un decisionista con una immagine di popolo consolidata e sa benissimo che farsi mettere il cappello in testa da qualcuno della ‘vecchia’ politica potrebbe non essere producente. Tanto più che i grillini ‘anti-estabilishment’ incombono anche sul voto alle regionali.
Giuliano Longo