Elezioni regionali, i nomi dei candidati spuntano come funghi: Lorenzin per il CS, Todini per il CD

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Ormai è opinione diffusa che il mondo della politica politicante tenga il fiato soppeso in attesa dell’esito delle elezioni siciliane eccetto Matteo Renzi il quale, nel timore che qualcuno chieda le sue dimissioni in caso di esito infausto per il Pd, ha già detto che non gliene frega proprio niente perché non fanno testo.

Qualche problemino, da oggi, ce l’hanno pure i grillini che si sono viste invalidare le cosiddette ‘regionarie’ dal Tribunale su ricorso di un loro candidato siculo escluso. 

Ma anche nel Lazio le acque sono piuttosto agitate perché, più che l’esito delle elezioni della Trinacria, si guarda a quelle di Ostia che si svolgeranno lo stesso giorno, il 5 novembre, con la possibilità del ballottaggio che può scombussolare ogni previsione.

In attesa di vedere quanto l’effetto Raggi inciderà sul voto grillino che, va ricordato, in questa città ‘nella città’ al primo turno delle comunali ha portato a casa il 44% dei consensi e il 75% al ballottaggio, l’unico vero ‘sfavorito’ (per non dire sfigato) rimane il Pd che a poche settimane dal voto non ha nemmeno uno straccio di candidato.

Per una rivincita Democratica rimangono dunque le regionali del prossimo anno.  Zingaretti dice da mesi che si ripresenterà con una coalizione Pd e ‘sinistra sinistra’ tanto che il vice presidente Smeriglio, in previsione di una indubitabile vittoria, si  sgancia da Mdp di Bersani per abbracciare Pisapia. Con una lista ‘arancione’, né rossa né gialla, anche se dell’esperienze dei sindaci arancioni ne rimangono ben poche.  

Una coalizione, quella di Nicola alle Regionali, che sul terreno politico contrasterebbe con le intenzioni di Renzi di andare da solo alle politiche, al massimo con Pisapia che elettoralmente vale poco, ma al quale  non conviene proprio sganciarsi da Mdp. 

Di questa differenza di strategia politica fra Nicola e Matteo si erano fatti forti  qualche parlamentare Democratico  e alcuni fra i più stretti collaborato del Presidente, prima delle ferie. 

Così  gli avrebbero consigliato di anticipare a novembre le regionali. «Chiudi con il commissariamento della sanità, aggiusta la parità di genere per la legge elettorale del Lazio e corri a votare. Dai che hai carisma» avrebbero detto con la palese intenzione di prendere di contropiede tutti gli avversari.

Compresa la paventata candidatura del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, tirato per la giacchetta anche da Renzi che gli avrebbe offerto un seggio sicuro alla Camera.

Ma siccome Zingaretti è persona seria ha posto al suo entourage il seguente dilemma: «ma come giustifico agli elettori la scioglimento anticipato del Consiglio?» Che se poi qualcuno del Pd pensa ad una alternativa a Nicola gioca con il fuoco, se non altro per il bagno di sangue che si scatenerebbe nel suo già malandato partito (in primis a Roma) per la successione.

Ma in politica, dove gli uomini e le loro ambizioni contano, tutto è possibile. 

Anche a destra sono un po nervosi, così oggi il giornale di Sallusti ci rivela che un nome alternativo a Nicola sarebbe quello della ministra alla sanità Lorenzin, che di voti ne porta quasi niente, ma che qualche ambizione nel Lazio potrebbe pur avercela. Nome buttato lì tanto per fare cagnara e far vedere che Zingaretti non è indispensabile.

Ciociaria e Latina Oggi dello stesso gruppo editoriale, titolano invece con rilievo «Elezioni regionali, Todini pronta a sfidare Zingaretti» perché avrebbe «tutte le caratteristiche tratteggiate da Silvio Berlusconi in queste ore». 

Il suo curriculum d’altronde parlerebbe chiaro:  imprenditrice all’età di venti anni, dal 2014 sulla tolda di comando delle aziende di Todi Consigliera di amministrazione della Fondazione Child, consigliera di amministrazione della Rai, presidente di Poste Italiane, su proposta del Governo Renzi. 

Insomma una vera e propria outsider da giocare, magari, sul piatto di Fiuggi quando Berlusconi e Tajani rilanceranno Forza Italia nel Lazio per questo fine settimana. 

Quanto a  Pirozzi, nelle ultime settimane, scrivono i due quotidiani che «l’opzione sembra aver perso lo slanciò iniziale.» E   «dal momento che a spingere Pirozzi è la destra dello schieramento, con Fratelli d’Italia in testa» ciò contrasterebbe con l strategia di Berlusconi che è «diversa…»

Analisi interessante, magari un filino dalla parte dei maggiorenti ciociari di FI quali il consigliere regionale, con aspirazioni parlamentari, Abruzzese, ma anche di chi scalpita per un posto al sole del Lazio. Forse un po forzata sul sostegno dei Fratelli D’Italia a Pirozzi, visto che lo stesso Rampelli (agli inizi candidato in pectore di Giorgia alle regionali) assicura che non sarà mai lui a mettersi di traverso all’unità del centro destra, ma non dice che i Fratelli si schiereranno con l’eventuale candidatura di Pirozzi. 

Certo che se il sindaco di Amatrice  si candidasse, come abbiamo già sostenuto tre mesi fa, con una lista civica che non rinneghi la sua storia di destra, ma si aprisse ‘al popolo’ (come oggi si suol dire) i mal di testa potrebbero essere molti si a destra che a sinistra, anche se non vincesse.

Quanto poi al Cavaliere che guarderebbe ad una personalità come la Todini per il Lazio, ci pare,sommessamente, un po azzardato. Se non altro perché Berlusconi, come Renzi, ha grandi simpatie per un sindaco mediatico che non manca mai di bucare lo schermo.

E allora? Allora, ripetiamo, più che a Palermo, la cartina di tornasole sarà Ostia dove i grillini già cantano vittoria. Anche se da qui alla prossima primavera tanta acqua passerà sotto i ponti della politica. E in effetti a Roma ne è già passata anche troppa…in termini meteorologici ovviamente.

Giuliano Longo

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