Elezioni regionali, Zingaretti e la Lombardi in corsa. A destra incombe Pirozzi

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La corsa alla presidenza della Regione è ormai cominciata con Nicola Zingaretti che nella direzione del suo partito, venerdì scorso ha confermato la sua ricandidatura. Un bel   sospiro di sollievo per i suoi sostenitori che sino all’ultimo lo avevano visto titubante, incerto se optare per una poltrona sicura come capolista al Senato. 

Una campagna elettorale, quella di Nicola,  che punterà sul buon governo della Regione che vanta anche il giudizio positivo  dell’agenzia di rating Moodys che ha rivisto da negativo a stabile l’outlook del Lazio. 

Quanto alla coalizione i giochi sono fatti da tempo perché Zingaretti punta su una larga alleanza, dal centro alla sinistra del Pd dove il vice presidente Massimiliano Smeriglio, con tempismo perfetto, si è smarcato dagli scissionisti di Mdp per confluire nelle fila di Pisapia.  

Ultimo atto significativo della legislatura sarà l’approvazione della nuova legge elettorale regionale che prevede la parità di genere mentre sull’abolizione del listino (i dieci consiglieri indicati direttamente del presidente in pectore) nemmeno a parlarne.

E se la destra si prepara a dar battaglia alla Pisana non è mancato qualche  mugugno anche nelle file del Pd dove molti candidati il voto se lo dovranno sudare sui territori, anche quelli che chiederanno di venir riconfermati (ovvero quasi tutti). 

In casa grillina l’ on. Roberta Lombardi già designata mesi fa da Grillo&Casaleggio ha prevalso con quasi 3.000 click seguita dal consigliere regionale Davide Barillari con oltre 2.000 e i quasi 900 della Consigliera Corrado. Un terzo posto che ficca un dito nell’occhio alla sindaca di Roma  Raggi, e in seconda battuta a quello di Pomezia Fucci,  che la Corrado avevano sostenuto apertamente.  

Certo, quella della Lombardi è una affermazione  meno plebiscitaria del previsto, mentre gongola  Barillari grande accusatore ( sino a pochi giorni fa) di alcuni suoi colleghi della Pisana in parte giudicati degli inetti. Un voto a tre che evidenzia lo scontro di fazioni  sempre negato dalla vulgata grillina. 

A destra nulla di nuovo. Ricicciano ancora i nomi dell’onorevole Rampelli, leader e vate della formazione di destra i Gabbiani nerbo dei Fratelli d’Italia nella Capitale e soprattutto mentore della carriera politica di Giorgia Meloni.

Per Forza Italia prevarrebbe il nome di Luisa Todini  (imprenditrice, ex presidente di Poste Italiane ed eurodeputata di Forza Italia dal ’94 al ’99) che di laziale ha ben poco, ma vanterebbe il sostegno del potente presidente del Consiglio Europeo Antonio Tajani. 

Sullo sfondo l’incognita di Sergio Pirozzi che interrogato dai cronisti nega la sua candidatura e pensa alla presentazione del suo libro (La scossa dello scarpone) alla sala delle Fontane all’Eur il 24 di questo mese. 

Sotto sotto lui conta di riempire i mille posti della sala con un effetto mediatico di livello nazionale. Volente o nolente, una  prova di forza sulla sua popolarità e uno schiaffo indiretto a quella destra contraria alla sua candidatura. 

Secondo i bene informati dell’inner circle del sindaco, l’evento potrebbe essere anche l’antipasto alla imminente presentazione di una sua lista civica. 

Non è un mistero che, paventando questo rischio, Nicola Zingaretti abbia contattato più volte Pirozzi, così come Renzi che gli avrebbe offerto un seggio parlamentare sicuro. Lui si schernisce e ancora ieri dichiarava ai cronisti di aver altro da fare che pensare alle regionali. 

Ma il sindaco non è uno sprovveduto  e sa benissimo che la presentazione di una sua lista potrebbe spostare gli equilibri a destra obbligando anche i suoi recalcitranti avversari a convergere  sul suo nome.

Attendiamo l’esito delle elezioni siciliane, vanno dicendone nel centro destra, mentre il Pirozzi con una sapiente altalena di dichiarazioni, alla fine della fiera ha sempre detto “ci sto pensando”. 

A lui pensano anche Silvio Berlusconi sensibile al fascino elle personalità che bucano il piccolo schermo e Matteo Salvini, che nel Lazio non conta gran che, ma sicuramente molto a livello nazionale. 

La domanda che molti cominciano a porsi è: quanto peserebbe in termini percentuali una sua Lista? E l’altra in via subordinata: a chi toglierebbe voti?

Sempre i bene informati giurano che i voti li prenderebbe a destra, fra i grillini e forse dalle astensioni. Pochi o tanti che siano, quanto basta a non far fare sonni tranquilli a qualcuno.

Giuliano Longo

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