Come era prevedibile la richiesta del collegio giudicante del processo sul “Mondo di mezzo” che chiede alla Procura un supplemento di indagine per 27 soggetti fra cui Nicola Zingaretti per l’ipotesi di falsa testimonianza, infiamma anzitempo la campagna elettorale.
A cogliere la palla al balzo è la candidata del M5S alla presidenza della Regione Lazio, Roberta Lombardi, che con malcelata soddisfazione, dichiara di non voler entrare nel merito del nuovo caso giudiziario che sembrerebbe coinvolgere il presidente della Regione Lazio, perché sarà la Procura a dover rinviare a giudizio le persone coinvolte nella richiesta del tribunale.
Fatta questa premessa, su Facebook Lombardi parla di «un vulnus di natura politica, che riguarda il principio di etica e trasparenza che ogni rappresentante dei cittadini dovrebbe seguire con costanza, sempre».
Il punto politicamente cruciale, stando ai fatti che videro in precedenza archiviata la posizione di Zingaretti prima della conclusione del processo per il “Mondo di mezzo”, secondo la candidata grillina è che Zingaretti «quel principio lo ha violato, più di una volta, avvalendosi della facoltà di non rispondere davanti ai giudici, come evidenziato dagli stessi magistrati nella sentenza, salvo trovarsi poi costretto a rispondere in un secondo momento, dando una versione dei fatti che ora è anche al vaglio della Procura perché considerata dal Tribunale di Roma non convincente».
Assist palese per il governatore invece quello del vice presidente della Pisana Francesco Storace per il quale la Lombardi sbaglia «ad affondare la lama nel nuovo filone giudiziario che riguarda il governatore». Perché alle elezioni si deve discutere di sanità e non di giustizia. Storace teme una campagna elettorale avvelenata e per questo auspica «che la magistratura sia celere nelle sue decisioni: se Zingaretti va archiviato lo dicano presto, anche perché pure lui possa decidere se ricandidarsi o meno. Ma liberino presto la campagna elettorale da ogni elemento di inquinamento extrapolitico».
Resta comunque il fatto che le 3200 pagine della sentenza di luglio erano state rese pubbliche già il 15 ottobre, mentre la notizia del supplemento di indagine per falso è scattata contemporaneamente su agenzie e siti on line ieri sera, più grazie a una simultanea diffusione della notizia che alla fatica dei redattori per la lettura del ponderoso malloppo.
Comunque la si veda, la faccenda verrà ampiamente strumentalizzata a piene mani favorendo quel giustizialismo strabico dei 5 stelle per cui l’eventuale processo alla sindaca Raggi è visto come una bagatella facilmente risolvibile, mentre la sola richiesta di un supplemento di indagini per i 27 e Zingaretti rappresenta un “vulnus”.
Sempre che i risultati dei 5 stelle nella amministrazione della capitale possano venir messi in secondo piano nei confronti dell’elettorato, da un giustizialismo che dovrebbe colpire anche la sindaca di Torino, Chiara Appendino, indagata per falso in atto pubblico -e con nell’aria un secondo avviso di garanzia per i tragici fatti del giugno scorso in piazza S. Carlo- che tuttavia non ha alcuna intenzione di dimettersi.
Quando si tratta dei grillini più che di ‘vulnus’ si tratta di smagliature o al massimo di graffi che non scalfiscono l’onestà-tà-tà-tà dei loro eletti.
Giuliano Longo – François de Quengo de Tonquédec