“Abbiamo un piano contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere! Lo abbiamo presentato a Roma, Milano, Bologna e in altre Citta’. Lo porteremo in piazza domani a Roma per la manifestazione nazionale del 25 novembre!”. Cosi’ il movimento Non Una Di Meno annunciando il corteo che partira’ alle 14 domani da piazza della Repubblica. “Non abbiamo bisogno di tutori o guardiani, non siamo vittime e non ce la siamo cercata – spiega la nota – Siamo convinte che per combattere il fenomeno occorra mettere in discussione la cultura e i rapporti sociali che la sostengono. Lottiamo per un cambiamento strutturale, quindi, a partire dalla scuola, dal lavoro, dalla salute, dall’amministrazione della giustizia e dai media, pretendiamo il rispetto dei nostri percorsi di liberta’ e autodeterminazione e della nostra indipendenza. Per questo reclamiamo i mezzi e le risorse per autodeterminarci e scegliere sulle nostre vite. Vogliamo la liberta’ dalla violenza sessista che viviamo nei posti di lavoro, dalle molestie, dalle discriminazioni e dagli abusi di potere, ma anche quella quotidiana dello sfruttamento e della precarieta’. Non ci fermeremo finche’ non saremo libere dalla violenza che viviamo quando i tagli di bilancio programmati dai governi nazionali ed europei impoveriscono le nostre vite e attaccano i centri antiviolenza e la loro autonomia”. “Non ci fermeremo finche’ non saremo libere dalla violenza sui social media e dei giornali, e dalle narrazioni viziate che ci colpevolizzano o vittimizzano- aggiunge il movimento – Non ci fermeremo finche’ non saremo libere dalla violenza del razzismo istituzionale e dei confini, finche’ gli stupri saranno strumentalizzati per giustificare il razzismo in nome delle donne. Non ci fermeremo finche’ non saranno abolite le misure che di fatto espongono le donne migranti a quotidiane violenze nei campi profughi, o quelle che aggrediscono migranti, prostitute e donne trans in nome di un inaccettabile “decoro”, come le leggi Minniti. Vogliamo il potere di decidere delle nostre vite negli ospedali e nei tribunali, di scegliere il nostro destino fuori da ruoli che ci vengono imposti. Vogliamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo, welfare e diritti, per essere libere di scegliere sui nostri corpi e le nostre vite”.