La definizione dei nuovi collegi elettorali dopo l’approvazione del ‘Rosatellum’, legge votata da tutti ad eccezione dei grillini e della sinistra sinistra, diventerà definitiva entro il 15 di dicembre con il parere o la limatura della competente commissione parlamentare e la definitiva decisione del Governo.
Questione di eminente carattere tecnico passa fra l’indifferenza dell’elettorato (almeno per quella maggioranza silenziosa che non andrà a votare) anche se mette in fibrillazione le segreteria partiti e fanno tremare le poltrone. Ovviamente a scapito degli elettori che sui candidati non decideranno con il voto.
Nel Lazio, secondo le stime del quotidiano il Tempo saranno messi in palio 86 seggi: 58 alla Camera dei deputati e 28 al Senato. Seggi che si spartiranno prevalentemente il Pd, i grillini, Forza Italia e i Fratelli della Meloni.
Tutti ormai intenti a fare calcoli su calcoli per i collegi sicuri la cui assegnazione verrà decisa dalle segreterie dei partiti, mentre gli altri, i voti, se li dovranno sudare.
La novità è che le elezioni regionali coincideranno con le politiche per cui chi oggi è consigliere regionale potrebbe venir candidato alla Camera o al Senato e viceversa.
Alla Pisana la situazione non si presenta rosea per quei consiglieri che si ricandidano a causa della nuova legge elettorale che prevede la parità di genere. Per di più dai comuni e da Roma c’è chi già chi è in pole position per entrare alla Regione.
Nel Pd si parla già ad esempio di un ticket di genere che vedrebbe candidata l’attuale capogruppo capitolina Michela Di Biase, o del consigliere regionale Mario Ciarla che si potrebbe presentare per la Camera. Così come sono note le ambizioni del ciociaro di FI Abbruzzese di fare il salto dalla Pisana a Montecitorio.
Per quanto riguarda le elezioni Regionali l’impressione è che si tratterà di un voto eminentemente politico come accadde nel 2013 con Zingaretti che, dopo le dimissioni della Polverini, sfruttò l’onda montante del Pd di Bersani che avrebbe vinto la primavera successiva con un minimo scarto di voti.
Oggi la danza è cambiata. I sondaggi danno i 5stelle quale primo partito, la scissione (e non solo) azzoppa il partito di Renzi, mentre il centro destra dice di marciare diviso per vincere unito forte del risultato siciliano.
E nel Lazio? Zingaretti ha già scelto una linea istituzionale per completare il lavoro di questi 5 anni, la Lombardi confida nella tenuta dei 5stelle che hanno vinto ancora a Ostia anche se quasi nessuno è andato a votare.
Nel centro destra a rompere le uova nel paniere è arrivato Sergio Pirozzi con la sua lista civica suscitando la reazione piuttosto rabbiosa dei maggiorenti forzitalioti quali Fazzone e compagnia, mentre per i Fratelli d’Italia lo sponsor di Giorgia Meloni, Fabio Rampelli, fa sapere che Pirozzi proprio non lo vuole. Maglio di lui il giornalista Liguori o addirittura l’on. Gasparri noto per le diffuse simpatie che suscita.
Il fatto è che a destra non hanno gradito la mossa del sindaco nazional populista di Amatrice che nei sondaggi viaggia fra il 12 e il 18% dei consensi. Quanto basta a far vincere o perdere il centro destra che unito ha chances di rimonta a livello nazionale.
Per ora Pirozzi gode del pieno sostegno di Salvini che conta quasi quanto Berlusconi a livello nazionale (almeno dai sondaggi) ma i voti si prendono nel Lazio e non in bergamasca di qui le resistenze dei signori delle preferenze cui Pirozzi e il suo modo di fare da indipendente, non sono certo graditi.
Lui afferma di correre con il sorriso e non vuol far litigare nessuno, ma di fatto ha messo una bella zeppa negli ingranaggi del centro destra.
In mancanza di una candidatura alternativa di peso, i suoi sostenitori sono convinti che la partita si chiuderà positivamente per lui prima di Natale. Ma nel frattempo i suoi detrattori fanno già circolare la voce interessata di un suo prossimo ritiro dalla competizione.
Intanto le settimane passano e mentre Nicola si appresta a presentare il suo comitato e la Lombardi affina i mezzi collaudati del web grillino, a destra si attendono decisioni da Milano dove si decideranno gli accordi nazionali di coalizione.
Il bello è che mentre i tre candidati per ora in lizza nel Lazio, evitano la polemica diretta fra di loro e ammorbidiscono i toni, a destra si litiga ancora nonostante l’approssimarsi del Natale che dovrebbe rendere tutti più buoni.
Giuliano Longo