Elezioni regionali, Pirozzi: «Se il centro destra non si apparenta con me da venerdì corro da solo»

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Mentre gli alleati di centro destra sono alle prese con il nome del candidato alla presidenza del Lazio, l’unica cosa certa è che Pirozzi non demorde e prosegue la sua campagna elettorale che d’ora in poi più che sui territori, si svolgerà per temi.

Convinto, probabilmente dai sondaggi in suo possesso di ottenere una buona affermazione, dopo averne sentito di cotte e di crude su di lui, pone le sue condizioni fissando un termine di apparentamento con la sua lista entro le ore 15 del 26 gennaio.

Più che una provocazione è una sorta di the end con la coalizione che grazie alla opposizione di Giorgia Meloni ha affossato la sua candidatura. 

Eppure, pur di levarselo da torno, sino all’ultimo gli erano state fatte delle allettanti proposte dallo stesso presidente del parlamento europeo Antonio Tajani. Un seggio  in parlamento o di un posto con un ruolo di governo, insomma quanto di allettante poteva pur esistere. 

Sicuramente ha avuto contatti anche con Giorgia Meloni in favore della quale aveva pubblicamente annunciato che si sarebbe pure ritirato se lei ci avesse messo la faccia alle regionali. L’unico che non avrebbe incontrato è propri Silvio Berlusconi alle prese con un recalcitrante Matteo Salvini che ha sostenuto Pirozzi dalla prima ora.  

Nè scandalizza il sindaco di Amatrice la proposta la novità della candidatura ventilata  di Stefano Parisi, il romano prestato da  tempo agli ambienti della Milano che conta e dove ha perso per un pelo contro i sindaco Sala. 

Ma, aggiunge Pirozzi “come fa in un mese di campagna elettorale a confrontarsi sulle tematiche del Lazio che dalla sanità al debito sono così complicate?”. E pensare che solo alcuni mesi fa lo stesso Parisi aveva apprezzato la sua candidatura.

Eh sì, perché i tempi più stretti sarebbero un problema non solo per Parisi, ma anche per Gasparri e Rampelli i nomi messi nel tritacarne di queste settimane. Certo è che se scende in campo l’ex Cavaliere allora uomini e risorse non mancheranno.

Senza entrare nella previsione sulla scelta del candidato per il Lazio che dovrebbe  apparire ad ore, resta il fatto che questo impasse favorisce non solo il Governatore uscente Nicola Zingaretti che i sondaggi danno vincente (pur con qualche cautela nel suo entourage) ma soprattutto Roberta Lombardi che a parte qualche sua apparizione nei talk show, lavora sottotraccia.

Il suo cavallo di battaglia oltre alla legalità, è la sanità, ispirata probabilmente da quel dossier che fu predisposto un anno afa dal consigliere regionale pentastellato Barillari, ma che sulla scorta di una sua precisa denuncia non fu compreso dai suoi colleghi alla Pisana. 

In realtà Roberta, che pure sta compiendo giri nelle realtà territoriali del Lazio, punta su Roma che rappresenta quasi i due terzi dell’elettorato del Lazio. E siccome i sondaggi confermano che i 5stelle sono ancora il primo partito nonostante il cosiddetto effetto Raggi, le sue truppe si stanno muovendo non solo nelle periferie della Capitale, ma anche in quei comuni dell’area metropolitana (e non sono pochi) di recente conquistati alla causa pentastellata.  

In questa realtà la candidatura di Pirozzi qualche problema lo crea a tutti ma soprattutto a Giorgia Meloni e Tajani. 

Una partita, si badi bene, che si intreccia con la battaglia per i collegi alle politiche laddove la presentazione della lista dello scarpone nei collegi senatoriali nel Lazio potrebbe creare qualche sconquasso per le candidature del centro destra.

In ogni caso Pirozzi afferma in conferenza stampa che non c’è alcun intento provocatorio nel confronto di quelli che dovevano essere i suoi alleati. 

Anzi deve ancora decidere visto che quella lista gliel’hanno chiesta i comitati e comunque ribadisce che di quella lista lui non sarà mai capo.

Messa così la partita di Pirozzi con la coalizione di centro destra appare chiusa e da montanaro si appresta ad affrontare un campagna elettorale in salita e da solo. 

Giuliano Longo

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