Pirozzi rinuncia alla lista dello Scarpone per il Senato e punta solo alle Regionali

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Che il sindaco di Amatrice potesse rinunciare alla presentazione di una sua lista per il Senato, di cui comunque non sarebbe stato a capo, era nell’aria. Non è un caso se nella sua ultima conferenza stampa alla domanda se non considerasse la presentazione di questa lista una provocazione nei confronti della coalizione di centro destra aveva risposto secco “ deciderò io”.

Così dopo aver dichiarato che lui corre per vincere, ha chiuso la partita affermano che questa lista per ora “la parcheggiata”. Eufemismo per dire che non la presenta anche perché ormai scadono i termini di presentazione delle liste.

In effetti questa  lista qualche problema l’avrebbe creato alla coalizione di centro destra oggi guidata da Stefano Parisi, già elettoralmente debole di suo,  sia per la ritardata presentazione della candidatura che per il suo excursus onorum tutto milanese.

Se poi il voto confermasse che il sindaco di Amatrice potrebbe conquistare il 20% dei consensi, come alcuni sondaggi gli attribuiscono, c’era il rischio di far saltare qualche collegio del centro destra nel Lazio.

Lui, Pirozzi, motiva questa rinuncia con il fatto di non voler far perdere nessuno, soprattutto a destra, per il semplice fatto che lui gioca per  vincere e non per far perdere gli altri, nonostante i Fratelli di Giorgia Meloni lo giudichino indegno di rappresentare il centro destra.

E non a caso lui ribatte «noi siamo quelli che cambieranno la politica perché ci siamo per vincere e per far vincere i cittadini lasciati soli e presi in giro da tutti i partiti tradizionali» dove il “tradizionale” non esclude Forza Italia e  i Fratelli  che hanno scelto  «un candidato paracadutato da Milano in cambio di poltrone parlamentari per tentare di far perdere la sua coalizione e aiutare il presidente uscente.»

Ma a far desistere Pirozzi dal suo intento di piazzare una lista, che comunque al Senato avrebbe rosicchiato  consensi a destra, ha contribuito probabilmente il capo della Lega (non più solo Nord ma Nazionale) Matteo Salvini.

Già sabato circolava voce che Matteo si fosse recato alla sede del comitato elettorale di Pirozzi per dissuaderlo, in qualche modo, dalla decisione di presentare quella lista che poteva nuocere alla coalizione di cui il Lumbard, pur scalpitando contro l’alleato Berlusconi, fa parte.

Tanto più che  sin dall’inizio dell’impresa Matteo era stato uno dei suoi più convinti sostenitori. Eppure anche Salvini ha dovuto “mollare”  lo scomodo sindaco di Amatrice, magari per qualche contropartita nazionale sui collegi e la candidatura del leghista Fedriga alla presidenza del Friiuli  V.G.

Se quindi Forza Italia, I fratelli della Meloni e la Lega tirano un respiro di sollievo, restano come convitati di pietra i sondaggi che tutti conoscono (riservatamente) e che vedono il ruvido sindaco di Amatrice almeno al terzo posto nella competizione regionale.

Gli sarà sufficiente per portare una pattuglia di consiglieri alla Pisana? Dipende tutto dal numero di consensi  elettorali che la sua lista raggiungerà. Ma comunque finisca la partita a quattro (Lombardi, Parisi, Pirozzi, Zingaretti, tutti rigorosamente in ordine alfabetico)  resta il fatto che il sindaco dello Scarpone lascia una grossa impronta su questa campagna elettorale per il governo del Lazio.  

Giuliano Longo

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