Elezioni regionali, intervista al candidato del centro destra Stefano Parisi

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Stefano Parisi

Dottor Parisi, non le pare che questa campagna elettorale anche per la regione stia virando, anche troppo, sui temi della sicurezza e della immigrazione?

Con il fatto dell’election day è sicuramente così, d’altra parte si tratta di una elezione cruciale dopo la quale si deciderà se ci sarà un governo o il caos. O il centro destra riesce ad avere la maggioranza dei seggi in Parlamento oppure in Italia ci sarà grande confusione.

Tuttavia nel corso delle decine di incontri che faccio ogni giorno mi accorgo che c’è in giro una grande sensibilità sui temi dei rifiuti, del lavoro, delle infrastrutture, in sostanza sui temi regionali sui quali i cittadini sono molto attenti. 

La sua decisone di accettare la candidatura per il Lazio è stata semplice e spontanea? 

No, è stata una decisione sofferta non tanto per la mia volontà di concorrere, quanto perché volevo che la mia formazione politica “Energie per L’Italia” entrasse nella coalizione del centro destra a livello nazionale. In quel caso abbiamo avuto uno strano rifiuto e il giorno dopo mi sono trovato di fronte alla decisione di correre da solo, indebolendo la coalizione, o concorre in modo responsabile alla vittoria del centro destra nel Lazio. 

Lei ha delle previsioni o dei sondaggi sull’esito di questa campagna elettorale per il Lazio?

Io guardo poco ai sondaggi perché sono convinto che la politica debba guardare oltre agli umori popolari del momento registrati dai sondaggi. I grandi politici che ho conosciuto quando ancora i sondaggi non esistevano, erano leaders che non avrebbero mai fatto certe scelte se avessero dovuto dar retta ai sondaggi. Pensiamo a Khol e alla unificazione europea. Penso che lo spostare i messaggi politici sul giorno per giorno basandosi sui sondaggi sia inutile. 

Personalmente ritengo che il 4 marzo il centro destra prevarrà a livello nazionale e regionale. Anche perché sino ad oggi Zingaretti non ha avuto un vero avversario prima della mia discesa in campo. Inoltre sono convinto che la mia candidatura possa essere una sorpresa perché vedo tanto malessere in giro e penso che l’offerta di un centro destra responsabile e nuovo possa venir accolta.

In ogni caso, tornando alla sicurezza su questo tema, la Regione ha ben poche competenze.

Guardi che in tema di sicurezza occorre anche una legge urbanistica ed è incredibile che il Lazio non ne abbia una per la gestione del territorio eccetto ‘il piano casa’ che riguarda lo sviluppo delle costruzioni. La sicurezza ha molto a che fare con i temi della rigenerazione urbana e la qualità dell’arredo urbano. Si figuri che negli Usa c’è la scienza urbanistica della security per eliminare nella città zone criminogene con illuminazione e arredo diverso. Come vede, quello della sicurezza non è soltanto un tema di forze dell’ordine e di giustizia ma anche di manutenzione e decoro delle città.

Questo è un discorso che riguarda soprattutto le periferie della Capitale. Eppure io noto una certa disattenzione di tutte le forze politiche sulla sorte della ‘megalopoli’ Roma e della cosiddetta città metropolitana. 

In verità sono scelte complicate da fare. Veda ad esempio tutto il tema dell’enorme patrimonio regionale di Ater, Comune e  Stato. Qui c’è la possibilità di realizzare un grande progetto di rigenerazione urbana. 

Le ricordo che l’allora sindaco di Milano Albertini mi chiamò nel 1997 per fare il city manager di una città che era devastata con intere aree come Garibaldi e Repubblica, degradate che poi sono diventate city life con grattacieli e nuovo Skiline. Lì facemmo un grande lavoro di rigenerazione che ha portato a un profondo rinnovamento del tessuto urbanistico. Ma allora c’era alle spalle un grande disegno su come doveva essere la Milano del futuro. Ebbene, lo stesso disegno lo vorrei per Roma per come dovrà essere fra 10 anni. In questa prospettiva Zingaretti ha sbagliato a non cedere autonomia a Roma….

Ma questo è un problema istituzionale dei poteri di tutte le città metropolitane…..

È vero, ma sulle città metropolitane è stato fatto un obbrobrio. Sono state eliminate le Provincie esclusivamente per fare una manovra di finanza pubblica  per cui sono stati tolti soldi e competenze lasciando loro i compiti. Un disastro. 

Invece le aree metropolitane sono strategiche se si ha una visione sui flussi, su come debbono essere organizzati trasporti e sistema sanitario evitando che, ad esempio, l’offerta sanitaria sia concentrata al nord della città mentre la domanda prevalente è al suo sud est. 

Le faccio ancora un esempio. Questa deve essere una città che abbia una vocazione turistica moderna e allora tocca pianificare, individuare le aree da valorizzare per la città, l’hinterland e la stessa regione. Oggi questa visione non c’è e mi scusi, l’ultima vera visone di sviluppo urbano a mio parere è stata l’Eur. 

Beh, in fondo Roma si è sviluppata con i costruttori, i re del mattone e la speculazione urbanistica.

Ma se lei dà ai costruttori una visione e un quadro di riferimento anche loro si adeguano. Pensi che nel mondo ci sono milioni di euro disponibili per essere investiti a Roma e nel Lazio se solo ci fosse un disegno e un processo decisionale definito. Noi a Milano a abbiamo messo in moto 12 miliardi di investimenti per cui il problema non è la corruzione ma le regole chiare per chi investe. 

Passando alla sanità, il presidente Zingaretti afferma di averne finalmente risanati i conti riducendo il debito e quindi di essere in grado di assumere personale ed investire risorse per i prossimi anni.

Innanzitutto va detto che il commissariamento finisce a fine anno, ma che Zingaretti abbia risanato i conti non è vero. La Regione ha avuto un miliardo in più dal Governo, poi ha ottenuto 10 miliardi per riallineare i processi di pagamento, ovvero per coprire i ritardi nei pagamenti di servizi e forniture. Così ha ottenuto anticipi di cassa dal Governo che comunque creano altro indebitamento verso lo Stato. Quindi dal punto di vista del bilancio non si può parlare di risanamento. Ma occorre anche mettersi d’accordo sul termine ‘risanamento’.

Zingaretti ha avuto poteri straordinari di Commissario e non li ha usati per risanare la sanità perché risanarla non significa soltanto portare i conti in ordine ma riorganizzarla, guardi solo come funzionano i pronto soccorso. Le faccio un esempio. Oggi tutto finisce nell’ospedale dove dovrebbero venir curati solo gli ‘acuti’, il resto, assistenza ambulatoriale, domiciliare, lungo degenza, riabilitazione, anziani, disabili ecc, oggi nel Lazio non c’è e questa situazione genera costi abnormi. Occorrono allora più medici di base H24 disponibili 7 giorni su 7 e organizzare strutture dedicate. Certamente non le ‘case della salute’ che Zingaretti si è inventato e che non servono a niente, tranne che in Emilia Romagna ed eventualmente nei piccoli centri, ma non a Roma. 

E poi ancora, come è stato organizzato tutto il tema della prevenzione che fa risparmiare enormi costi  alla sanità pubblica? Zingaretti ha lasciato le cose come erano tagliando 10mila addetti………

Scusi, ma questo il governatore l’ha fatto per restare nel piano di rientro….  

, ha tagliato i costi a scapito delle performance. Oggi le aziende ospedaliere del Lazio hanno un tetto alle prestazioni, ma non hanno un tetto ai costi quindi vanno in perdita strutturalmente. Zingaretti ha così perso i cinque anni di poteri straordinari che il commissariamento gli offriva. Guardi che i dati ci dicono che dal punto di vista delle liste d’attesa il Lazio è diventata la peggior regione d’Italia Mezzogiorno compreso.

Parliamo adesso di ambiente, mi pare che le sue ultime affermazioni confermino l’intenzione di sviluppare un piano industriale.

Intanto le preciso che la responsabilità della situazione dei rifiuti a Roma non è esclusivamente della sindaca Raggi perché la chiusura, senza alternativa, della discarica di Malagrotta propagandata dall’ex sindaco Marino, fu una decisione di Zingaretti per i poteri che gli competevano. 

Ora  dobbiamo smetterla di esportare rifiuti con relativi costi e questa è davvero una emergenza. Ma sulla questione dei rifiuti stiamo anche pagando le indecisioni del governatore che per motivi elettorali ha consentito, ad esempio,  il blocco del revamping dell’inceneritore di Colleferro. Inoltre occorreva attivare tutti gli impianti che sono già previsti nel piano regionale dei rifiuti per produrre TMB, FOS ecc. Così in pochi mesi si sarebbe chiuso il ciclo dei rifiuti. 

Per questo occorre avere una visione industriale di lungo periodo che certamente punti sulla raccolta differenziata che non ha raggiunto, se non in pochi casi, gli obiettivi che Zingaretti si era posto, mentre le aziende agricole del Lazio rimangono in attesa dei prodotti del compostaggio.

Inoltre per gli impianti occorre applicare le tecnologie più avanzate a impatto ambientale zero, come quelle al plasma che annullano le emissioni. Ma oltre al piano industriale occorre un processo decisionale con dei punti fermi, un processo che si discute con le comunità, ma per il quale alla fine si decide senza farsi ricattare magari da piccoli gruppi ambientalisti.

Infine una domanda sui trasporti. Per brevità ci preme la sua recente querelle con Zingaretti sull’autostrada Roma Latina. Il presidente sostiene che il ritardo nei cantieri dipende dai contenziosi aperti dagli imprenditori presso la giustizia amministrativa.

Nel caso specifico sono due valutazioni. Una di carattere politico e riguarda l’accordo con Liberi e Uguali di Grasso che prevede che non si realizzi questa infrastruttura…

Guardi che il presidente l’ha smentito….

L’ha smentito Zingaretti non LeU che ha proposto l’alternativa di una metropolitana leggera forte del fatto che il governatore ha affermato che non è ancora deciso l’accesso a Roma dell’autostrada. Invece l’accesso è già deciso con tanto di valutazione di impatto ambientale quindi non ci sono problemi di autorizzazione, non ci sono scuse. 

Per quanto riguarda il secondo punto dei ricorsi, l’autostrada si deve fare comunque perché la giustizia amministrativa non può bloccare l’opera se la Regione decide che l’opera deve essere fatta, in questo caso fa ricorso contro i ricorsi e  procede comunque  per interessi legittimi e di natura pubblica.  È noto che in Italia si avanzano mille scuse per non fare le cose e questo ne è un  esempio.

Giuliano Longo

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