Succedono cose strane in questa campagna elettorale per le regionali del Lazio. Sorge il dubbio che i sondaggi, propagandati sino alla scorsa settimana non la dicono giusta.
Partiamo dal candidato del centro destra Stefano Parisi che stamane dichiarava ”Voglio fare un appello agli elettori di Pirozzi. E’ un grande sindaco, e’ bravissimo. Ma la partita del 4 marzo e’ una partita seria: se votate Pirozzi, vince Zingaretti. Se votate me, possiamo cambiare veramente il destino di questa Regione”.
Una apertura, o meglio, un appello che risulta essere tutto il contrario dei calci promessi a Pirozzi da Berlusconi.
Ma come se non bastasse a tirare Pirozzi in ballo c’è anche la candidata dei 5stelle Roberta Lombardi che in funzione antiZingaretti dichiara: “Essendo il sindaco di Amatrice ha maturato un’esperienza importante sulla ricostruzione, che è in estremo ritardo perché di fronte all’emergenza la Regione Lazio sta procedendo con misure ordinarie, invece serve un’attenzione maggiore – ha aggiuntoLombardi – E in questi giorni di gelo le aree colpite soffrono di più, penso dunque a una figura di raccordo, che sia diretta espressione del territorio. In ogni caso si deciderà tutto dopo il 4 marzo”.
Ma l’endorsement al sindaco di Amatrice non finisce qui. Sentite cosa dichiara la candidata grillina: “Pirozzi? E’ una figura civica e il M5S è sempre stato aperto alle figure civiche: non può vincere, ma può dare una mano se vince il M5S”.
Insomma anziché calci appaiono corteggiamenti veri e propri.
Le ragioni di tanto interesse da parte dei grillini e del centro destra dipendono probabilmente dai misteriosi sondaggi, che conoscono tutti quelli che contano, per i quali la quota reale dei voti che può raccogliere Pirozzi sfugge e non è esattamente identificabile.
Una vicenda che crea anche una certa apprensione fra le fila dei seguaci di Giorgia Meloni e Fabio Rampelli nei confronti dei quali molti camerati cominciano a rimproverare di aver commesso, nei confronti di Pirozzi, lo stesso errore che fu commesso per Bertolaso. Quando Berlusconi puntò su di lui quale competitor unitario del centro destra per il comune di Roma per poi rifluire sull’imprenditore Alfio Marchini.
Come è andata a finire è noto, ma allora bene o male Giorgia rischiò di arrivare al ballottaggio con la Raggi, oggi i Fratelli D’Italia temono che il sindaco di Amatrice, che peraltro intende continuare oltre le regionali con il suo movimento dello Scarpone, finisca per sottrarre voti al partito della Meloni che a livello nazionale quasi non arriva alla soglia di sbarramento del 5%.
L’unica soddisfazione dei Fratelli è che, bene o male, con gli accordi di coalizione, una cinquantina di parlamentari dovrebbero portarli a casa. Sempre che la legislatura non si chiuda prima del previsto.
Giuliano Longo