Lanzalone, da tutore della Raggi per conto di Grillo a navigatore nella Roma del business

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Nell’aprile di quest’anno il costruttore  Luca Parnasi raggiunge Luigi Bisignani presso la sua abitazione e gli dice che è stato l’avvocato Luca Lanzalone a sbloccare la situazione dello Stadio della Roma. Due nomi, quello di Lanzalone  e quello di Bisignani che danno la chiave di lettura di come si stava sviluppando un business milionario attorno al quale ruotavano una miriadi di interessi piccoli e grandi che il giovane imprenditore intendeva soddisfare.

Il grande avvocato di Genova  inviato espressamente da Grillo e dal vertice 5 stelle a Roma per ‘aiutare’ ( meglio, per sostituire) la Raggi in una operazione complessa e più grande di lei, viene espressamente inviato a Roma dal “comico”  dopo la rinuncia alle Olimpiadi voluta dai vertici 5stelle, ma che aveva appannato l’immagine della neo eletta sindaca. Occorreva un diversivo, peraltro già approvato dalla giunta Marino e dal suo assessore Caudo.

L’altro, Bisignani, un lobbista da sempre legato al centro destra coinvolto anche in presunte trame massoniche, ma dalle relazioni forti  all’interno del sistema economico e finanziario non solo romano,  come testimonia il suo libro ‘l’uomo che sussurrava ai potenti’.

Già, perchè in ballo sullo stadio ci sono gli interessi dei potenti (dell’establishment tanto odiato dai 5stelle e dai sovranisti)  e non solo quelli di Luca Parnasi, che da tempo pativa gravi difficoltà finanziarie del suo gruppo e sperava nello stadio per raddrizzarne le sorti. 

Il Kommissar Lanzalone inviato da Genova, avvocato d’affari, si muove a suo agio nel mondo romano del business, talmente a suo agio che viene premiato dalla sindaca con la presidenza dell’Acea, anche se oggi  il vice presidente del consiglio Di Maio, invoca le sue dimissioni rassegnate poche ore fa. 

Lanzalone oggi ai domiciliari, è pronto a risorgere con la forza delle sue competenze legali mentre per Virginia Raggi sarà più difficile uscire dal buco nero dello stadio senza qualche pesante cicatrice. Nonostante lei si agiti e strilli che l’avvocato le sia stato imposto dai vertici 5 Stelle, a dimostrazione di una sindaca eterodiretta da Casaleggio e Grillo, che probabilmente oggi la ritengono più un peso che una risorsa.

In questo contesto di corruzione, che spetta al tribunale giudicare e non come al solito ai media, le figure dei politici appaiono marginali. Così quella  del capogruppo di FI alla Pisana Adriano Palozzi e il consigliere capitolino Bordoni dei quali Parnasi ha finanziato le campagne elettorali con qualche decina di migliaia di euro. Marginale anche quella del consigliere regionale del Pd, già assessore all’urbanistica di Zingaretti, Michele Civita ai domiciliari, per aver fatto assumere da Parnasi il figlio ingegnere.

Più coinvolti invece i politici dei 5stelle, il capogruppo capitolino Ferrara e altri due esponenti di Ostia se non altro perché campioni di quel giustizialismo che sta mettendo tutti nel tritacarne, e non solo da oggi.

Ma torniamo agli affari veri e lasciamo le comparse ai loro guai dei quali certamente non godiamo rispetto al giustizialismo di certa stampa sdraiata acriticamente sulla demolizione della classe politica.

Dalle intercettazioni si evince che Parnasi, un tempo ritenuto elemosiniere della sinistra, fosse culo e camicia con il faccendiere Bisignani, un tempo vicino a Gianni Letta e oggi, occorre dirlo, acuto commentatore politico del Tempo, giornale di quell’on Angelucci re delle cliniche private.

Tanto che quando su Dagospia sta per uscire un gossip sulle presunte relazioni sentimentali dell’avvocato di Genova, ci pensa proprio Bisignani a intervenire sul direttore della testata online D’Agostino per ’smorzare’ la faccenda. Una questione marginale se volete ma che dimostra che la nomenklatura romana funziona sempre quando c’è bisogno de dasse na mano. 

Passando alle cose serie, il vero problema  è che secondo la Procura Luca Lanzalone non è solo un consulente, un lobbista, un avvocato d’affari, ma sulla vicenda dello stadio un vero e proprio pubblico ufficiale che tratta e decide per conto della Raggi. 

Scrive l’ordinanza  che Luca da Genova, ai domiciliari,  è indagato  “per lo svolgimento della sua funzione e per il compimento di singoli atti e comportamenti riconducibili ad essa ( ed in particolare rilasciando informazioni sullo stato delle pratiche amministrative in corso, partecipando alla delibera di conferma della dichiarazione di Pubblico interesse ed all’intero iter procedurale relativo al Nuovo Stadio della Roma) ed in genere per l’asservimento della funzione agli interessi del PARNASI e del gruppo imprenditoriale a lui riconducibile in violazione dei doveri istituzionali di imparzialità e correttezza, molteplici utilità e tra queste l’affidamento (o la promessa di affidamento) di lucrosi incarichi in favore dello studio legale LANZALONE & PARTNERS”.

Insomma una mano avrebbe lavato l’altra secondo  una pratica ancora non molto diffusa e non solo in Italia. 

Con la conseguenza che con questo  ulteriore blitz  cui la procura ci ha ormai abituato, dopo il ‘mondo di mezzo’ si delegittima in modo tombale la classe politica di Roma, questa volta tutta davvero tutta, con il risultato di bloccare definitivamente una Amministrazione già tetraplegica.  

Non vorremmo gufare, come diceva prima Renzi e oggi Grillo, ma probabilmente nella Capitale  assisteremo ad una estate di fuoco e non solo per gli incendi della sterpaglie.

Giuliano Longo

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