La Raggi scavalca la Regione e parla solo con il Governo. Forti malumori alla Pisana

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I lavori del Consiglio regionale del Lazio vengono spesso sottovalutati dai media come noiosa routine, eppure, anche per stessa ammissione di alcuni assessori, hanno subito una svolta di quantità e qualità rispetto alla precedente legislatura. 

Sarà che con il voto del 4 marzo c’è stato un notevole rinnovamento delle fila dei consiglieri alla Pisana, ma più probabilmente per il fatto che alla Giunta manca la maggioranza in aula (anche solo per un consigliere) situazione che sin dall’inizio ha indotto Nicola Zingaretti a stimolare l’attività non solo legislativa, ma anche propositiva del Consiglio stesso e delle sue commissioni.

Certamente questa situazione implica accordi e concessioni e ascolto, ma soprattutto patti con quelle che vengono definite le forze ‘responsabili’ dell’assemblea rappresentate dal gruppo dei 5 Stelle, dai due consiglieri del gruppo misto e da Pirozzi.

Per di più “la entente cordiale” con il MoVimento corrisponde ad una linea politica che attraversa il Pd a livello nazionale, diviso fra chi vuole quanto meno aprire un dialogo con i grillini e la maggioranza (per ora) renziana condivisa dallo stesso segretario pro tempore Martina, che li accomuna tout court alla destra e alle posizioni di Salvini. 

Se questo è il quadro politico è evidente che la posizione della Sindaca Raggi crea non poche difficoltà a Roberta Lombardi che in qualche modo deve sostenere la perenne polemica sui rifiuti (e non solo) della sindaca che cerca sponde nel governo ‘amico’ ed in particolare dal ministro Di Maio chiedendo più soldi (non al Governo ma di fatto allo Stato) e poteri per puntellare la sua deludente (a dir poco) azione di governo.

Così oggi fra le question time e la discussione sulle varie mozioni, non ultima quella di Parisi sulla sorte di Lazio Ambiente e del termovalorizzatore di Colleferro inattivo da mesi, il consigliere Aurigemma, capo gruppo di Forza Italia dopo le dimissioni dall’incarico di Palozzi ai domiciliari per la vicenda Parnasi/stadio della Roma, ha sollevato una questione sulla quale impegna il Consiglio e la Giunta in tempi brevi. 

La questione riguarda proprio i poteri di Roma Capitale, della città metropolitana e della Regione in un intreccio che la legge Delrio sull’abolizione delle provincie, ha lasciato nel limbo di una attuazione farraginosa e mancata. 

Così Aurigemma prende spunto dall’incontro della Raggi e il Vice Premier Di Maio da cui è stata esclusa la Regione e nel corso della quale è stata decisa l’istituzione di una cabina di regia di soli ministri per salvare Roma e giusto per sputtanare analoga iniziativa avviata a suo tempo dell’ex ministro Calenda. 

«Al di là della mancanza di rispetto istituzionale ( che non è proprio poco in democrazia, ndr)  – ha detto Aurigemma –  quello che insieme ai colleghi del centrodestra rivendichiamo oggi è il ruolo dell’aula consiliare e dei singoli consiglieri che sono stati eletti per rappresentare le istanze e i problemi dei cittadini». Quindi ha ribadito «la necessità che la tematica venga affrontata quanto prima nelle sedi istituzionali competenti» e per queste ragioni chiede urgentemente la convocazione di un consiglio straordinario. 

Non è mancata l’immediata difesa d’ufficio della pentastellata consigliera Corrado la quale arrampicandosi sugli specchi, ha ribadito che la questione è annosa negando che la sindaca abbia mai rifiutato l’attribuzione di altre prerogative ed incolpando la Regione e il precedente Governo di non aver favorito l’attribuzione di poteri e soprattutto risorse finanziarie, che tutti ritengono indispensabili per chi Governa la Capitale.

Una logica tutta di partito, ha detto Stefano Parisi, che ricorda le peggiori pratiche della prima Repubblica perché di fatto nega il ruolo delle istituzioni e le loro competenze scavalcandole in un rapporto diretto con gli amici di partito al governo.

Ovviamente, ha fatto capire il presidente dell’assemblea Leonori, non sarà certo l’articolo di qualche giornale a mutare gli equilibri istituzionali, ma è evidente che la Raggi in estrema difficoltà, vuol tirare la corda con la Regione sul problema dei rifiuti e dei trasporti indifferente alle posizioni del gruppo del suo partito alla Pisana.

Una situazione che in un futuro non lontano potrebbe creare problemi a Nicola Zingaretti, impegnato nella scalata alla segreteria del Pd, ma soprattutto a Roberta Lombardi che ha scelto una linea pragmatica nei confronti della Cristoforo Colombo.

L’effetto Raggi, che peraltro non vince più a Roma, potrebbe mettere in crisi questa amministrazione portandola al voto anticipato? Zingaretti ha già detto più volte che non intende stare sotto botta per anni. La fine anticipata di questa legislatura regionale dipenderà quindi dagli sviluppi politici dei prossimi mesi a livello nazionale.

Certo, nessuno vuole il voto anticipato senza nemmeno aver gustato l’emolumento della carica per 5 anni, ma qualcuno dall’alto, magari dalla Casaleggio&associati potrebbe frustrare l’esperienza politica che Roberta Lombardi sta sperimentando nel Lazio. Tanto più che il gruppo consiliare dell’ingombrante alleato Matteo Salvini, insieme ai Fratelli della Meloni, conduce una opposizione dura e pure nei confronti di Zingaretti.

A questo punto ad evitare il voto anticipato, visto che nessuno lo vuole, non basterebbe nemmeno il soccorso delle truppe cammellate di Forza Italia perché cambierebbe il paradigma politico sul quale Zingaretti sta giocando la sua partita anche a livello nazionale.

Giuliano Longo

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