Alla Pisana complicazioni procedurali durante la discussione del collegato al bilancio

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Giochini procedurali o manovre politiche al Consiglio Regionale del Lazio? La seduta per la discussione del collegato al bilancio era iniziata alle 11 di stamane per una discussione che proseguirà anche domani, ad oltranza. Presenti il presidente Leodori (Pd) e il vice presidente d’aula Porrello (M5s).
Tutto bene sino a quando il capogruppo di FI, il consigliere Aurigemma (FI), chiede la verifica del numero legale in aula. 
Aurigemma era balzato alle cronache già la scorsa settimana per lo scontro quasi fisico  con il vice presidente Cangemi (già nel gruppo di FI)  che insieme all’altro ‘responsabile’ Cavallai (già espulso dalla Lega) sotto la sapiente regia del vice di Zingaretti, Massimiliano Smeriglio, si erano resi disponibili al cosiddetto patto d’aula che con il loro due voti garantisce la maggioranza all’attuale amministrazione, mentre i 5 stelle, non ostili pregiudizialmente, votano provvedimento per provvedimento tenendosi in qualche modo le mani libere. 
Ma torniamo ai giochini d’aula. La mossa crea un qualche problema perché il vice Porrello -in quel momento presidente della seduta-  per statuto, può sostituire il presidente Leodori in caso di assenza o di impedimento, mentre entrambi sono presenti seduti uno accanto all’altro. 
Alla prima votazione il numero legale viene garantito con 26 voti grazie alla presenza di Leodori, che alla presidenza viene sostituito allo scranno più alto da Porrello, ma senza il voto dei 5 stelle. Curiosa contraddizione che comunque denuncia una spaccatura fra i grillini.
Ma non finisce qui perché viene richiesta una seconda votazione e a questo punto il numero legale non c’è, con solo 25 consiglieri presenti e Aurigemma che nel frattempo minaccia ricorsi giudiziari per l’’anomalia” della procedura.
Il tutto si potrebbe ridurre a schermaglie procedurali, anche se al momento in cui scriviamo, la seduta è stata sospesa. 
C’è evidentemente qualcosa che non va visto che il patto d’aula con Cangemi e Cavallai e una certa disponibilità dei 5 stelle doveva garantire Zingaretti da imboscate alla Pisana e forse così sarà alla fine della seduta, se la garanzia della maggioranza in aula, ma  qualcuno vede in quello che sta succedendo alla Pisana un segnale nient’affatto tranquillizzante per il Nicola.
Il quale peraltro vede il presidente del suo partito Matteo Orfini, che propone lo scioglimento del Pd giusto per dilazionare la resa dei conti congressuali, con una mossa che è un po’ come quella di portarsi via il pallone durante la partita.
E ancora Calenda, che invita a cena (con grande clamore mediatico) Gentiloni, Minniti e Renzi, ovvero l’elite del governo bocciato alle elezioni, iniziativa cui Zingaretti risponde in modo ‘proletario’ e polemico con una  cena sociale in trattoria.
Non è quindi da escludere che le opposizioni vogliano lucrare del momento delicato per il presidente che vede complicarsi la sua scalata alla guida del Pd. 
Ovviamente nessuno dell’opposizione intende veramente mandare anticipatamente a casa Zingaretti, magari rinunciando al sostanzioso emolumento di consigliere, ma essendo in discussione il collegato e i relativi emendamenti (quindi soldi da stanziare) fare il musetto un po’ duro potrebbe garantire, in sede di trattativa, qualche concessione in più alla opposizione.  
Alla fin fine nulla di scandaloso, è la politica bellezza e poi alla Pisana è sempre stato così.
Giuliano Longo

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