La regola regionale del “silenzio assenso” che rischia di favorire la speculazione immobiliare nel verde protetto

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In fatto di ecologia pare proprio che la Regione Lazio si stia facendo una discreta fama anche al di fuori della Regione. Infatti dopo le timide proteste Italia Nostra e un articolo apparso sul Fatto Quotidiano riceviamo una segnalazione dal Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, un’associazione ecologista ufficialmente riconosciuta nata a Cagliari nel giugno 1992 che opera in via autonoma, su segnalazione di associazioni, comitati, singoli cittadini. La loro attività è improntata all’utilizzo dello “strumento diritto” per difendere il territorio e le sue valenze ambientali, naturalistiche, paesaggistiche, archeologiche, storiche e culturali dagli attentati che quotidianamente vengono portati avanti da speculatori, inquinatori e, purtroppo, da amministratori pubblici insensibili, poco accorti o, addirittura, conniventi.

Orbene la notizia non è nuova anche se passata sotto silenzio, ma scorso 12 settembre 2018 è stato approvato, con emendamenti, l’articolo 3 della proposta di legge regionale n. 55 del 2018 sulla semplificazione amministrativa (il famoso Collegato) effettuata dalla Giunta regionale del Lazio che ha modificato l’art. 26 della legge regionale Lazio n. 29/1997 e s.m.i. sulle aree naturali protette.

La modifica riguarda la procedura di approvazione dei piani dell’area naturale protetta (parchi e riserve naturali) che fa passare il principio del silenzio – assenso e recita: “Trascorsi tre mesi dall’assegnazione della proposta di piano alla commissione consiliare competente la proposta è iscritta all’ordine del giorno dell’Aula … Il Consiglio regionale si esprime entro i successivi centoventi giorni, decorsi i quali il piano s’intende approvato”.

In precedenza, la Giunta regionale, entro 90 giorni, raccoglie i necessari pareri esterni e ne formula uno complessivo, poi assegna la proposta alla Commissione consiliare competente, che – sempre entro altri 90 giorni – invia la proposta di piano all’Aula per il pronunciamento definitivo.  In realtà, può mancare qualsiasi pronunciamento, perché è sempre previsto il silenzio – assenso.  In complessivi sette mesi di silenzio – assenso il piano dell’area naturale protetta può esser approvato senza la benchè minima discussione.

Secondo gli ambientalisti si tratterebbe di una vera e propria autostrada amministrativa per favorire le più devastanti speculazioni immobiliari anche nei parchi e nelle riserve naturali del Lazio.

Qualche esempio: la proposta di piano della riserva naturale “Tenuta dell’Acquafredda” prevede ben 180 mila metri cubi di volumetrie “a scopo socio-sanitario” per la “valorizzazione di terreni di proprietà dell’ente ecclesiasticoAmministrazione Patrimonio Sede Apostolica, il Vaticano, per capirci, mentre numerosi interventi di grave trasformazione del territorio avverranno mediante piani ambientali di miglioramento agricolo (PAMA) comprendenti impianti di compostaggio, centro di vendita ortofrutticola e nuove volumetrie (es. Quarto della Zolforatella).

L’operazione è decisamente grave sul piano politico-ambientale, ma, secondo il gruppo di intervento,  rivela anche profili di incostituzionalità, visto che contrasta con gli articoli 12, 22 e 25 della legge n. 394/1991 e s.m.i. sulle aree naturali protette, legge quadro che vincola anche le normative regionali e che prevede la valenza di piani paesistici per i piani delle aree naturali protette, obbligando la Regione alla copianificazione con il Ministero dell’ambiente e con ilMinistero per i beni e attività culturali.

Se la legge regionale, una volta approvata, conserverà tali aspetti, il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus rivolgerà un’istanza al Governo perché la impugni (art. 127 cost.) davanti alla Corte costituzionale per lesione delle competenze statali in materia ambientale.

Come avvenuto per i tagli boschivi nella riserva naturale “Decima – Malafede” dellaprimavera 2018, più volte denunciati dal Gruppo in tutte le sedi, emergono gravi omissioni e assordanti silenzi nell’attività gestionale delle aree naturali protette del Lazio e di Roma Capitale in particolare, segno evidente che la speculazione e la difesa degli interessi particolari sia amorevolmente considerata in via trasversale fra le forze politiche.

Il principio del silenzio assenso ha avuto l’approvazione della competente commissione consiliare presieduta dal Pd Marco Vincenzi e in aula i grillini (distratti?) hanno fatto passare l’emendamento, alla faccia del loro conclamato ambientalismo. Mentre dalla Cristoforo Colombo, sede della Giunta, si sono limitati ad affermare che l’assemblea è sovrana. Domanda, anche nel compiere scelte che gridano vendetta?

Giuliano Longo

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