Dobbiamo ricrederci con i nostri lettori, perché rispetto al precedente articolo (vedi link) che definiva la mozione di sfiducia a Zingaretti dell’opposizione alla Pisana una “ammuina”, la faccenda invece è più intricata di quanto possa apparire e con risvolti nazionali che potrebbero influire sulle primarie del Pd.
Ma andiamo per ordine.
La suddetta mozione di sfiducia dovrà essere presentata entro il 13 dicembre tanto che i capigruppo dei partiti al Consiglio regionale si riuniranno domani per definire la data di presentazione.
Sin qui, direte voi, tutto normale perché in fondo una sfiducia al governatore ogni tanto non guasta, tanto più che Zingaretti la maggioranza alla Pisana non ce l’ha.
Sino ad oggi ha funzionato una sorta di gentleman (si fa per dire) agreement con i 5 stelle e un cosiddetto patto d’aula che ha portato il forzista Cangemi e l’ex leghista Cavallari a garantire la maggioranza. Al primo con l’assegnazione di una vice presidenza d’aula, al secondo con la presidenza della commissione sulla Attuazione delle leggi che non si capisce cos’è.
Ne frattempo, Pirozzi, che aveva a cuore i suoi 7,7 milioni per le zone terremotate, qualche volta si era astenuto, proclamando la sua ferma intenzione di votare ogni sfiducia prioritariamente con firme davanti al notaio per evitare giochetti d’aula, che pure si sono verificati.
Ma tanto voterà la mozione per non essere accusato di ulteriore tradimento del centro destra dopo averlo fatto toppare al voto di marzo.
Politica politicante, direte voi per gente che alla Pisana si cucca almeno 8.000 euro mese per lo svolgimento degli (boh) alti compiti istituzionali, grillini compresi.
Le cose filavano lisce e Zingaretti, coperto il fianco dell’assemblea, poteva condurre ormai da mesi la sua campagna per la segreteria del Pd.
Improvvisamente alcuni giorni fa viene presentata una mozione di sfiducia perché Zingaretti si occuperebbe ben poco della Regione perché impegnato nella campagna per le primarie che si svolgeranno il 3 marzo. Come se la macchina della Regione non funzionasse con tanto di assessori, dirigenti, funzionari, uffici e anche nullafacenti.
Succede così che il redivivo Stefano Parisi, fregato alle regionali dal sindaco di Amatrice, si fa promotore di questa famosa mozione con l’immediata adesione oltre che di Forza Italia, dei Fratelli della Meloni e udite udite, della Lega di Salvini che se si riandasse a votare per il Lazio il centro destra se lo mangerebbe tutto.
A questo punto parrebbe che Cangemi e Cavallari, patto o non patto d’aula ( ma la politica è mobile come la donna del Rigoletto) pensano di votare la mozione di sfiducia, idem Pirozzi che vorrebbe da tempo agganciarsi al carro della Lega.
Ma la sorpresa è che questa mozione la voteranno anche i grillini uniti in amorosi sensi con la destra forse per imitare un modello nazionale che li sta suicidando.
A questo punto i numeri per Zingaretti non ci sono più anche se la consigliera del centro destra eletta in quel di Tivoli, Laura Cartaginese, la mozione non l’ha firmata, ma ci assicurano che in aula lo farà.
Insomma per salvare la legislatura regionale mancano almeno due voti, quanto basta a creare, se non panico (sono tutti vecchie volpi), sicuramente nervosismo fra le fila della maggioranza.
A tale scopo parrebbe che Zingaretti abbia offerto ai grillini un assessorato, quello alla agricoltura, ma sarebbe una svolta di linea politica che dimostrerebbe, secondo la vulgata di Renzi, che Nicola vuole aprire ai 5stelle anche se diventasse segretario del Pd, cosa che lui ha negato per non tirarsi contro gran parte del suo partito.
E poi? E poi c’è l’aula dove può accadere di tutto, chi si ammala, chi non c’è, chi si sloga il piede, chi deve sottoporsi a urgenti verifiche diagnostiche, tutti trucchetti che segnerebbero la vittoria della maggioranza, ma dimostrerebbero che l’aula continua a tenere sotto scacco il governatore.
Il quale se dovesse diventare segretario del Pd, non sarebbe certo disponibile a farsi logorare almeno per altri quattro anni e mezzo.
Si è vero, l’emolumento di consigliere fa gola a tutti, soprattutto a quelli che devono ancora finire di pagarsi i debiti della scorsa campagna elettorale, ma Fi, Lega, e Fratelli della Meloni possono promettere a man bassa a tutti la riconferma in caso di elezioni anticipate.
Anzi se la destra con la Lega le vince c’è posto per tutti a partire dalla giunta.
Per i 5stelle invece, qualcuno come il consigliere Barillari e la capogruppo già candidata alla presidenza Lombardi, dovrebbero trovarsi altre poltrone perché sono al secondo mandato, il che è escluso secondo le ferree leggi della Casaleggio&associati, ma con un governo amico un posticino si trova sempre.
Tuttavia nel gruppo grillino alla Pisana non pare siano tutti convinti della mossa sfiduciante. Vedremo.
E mentre il vice governatore Smeriglio e il presidente d’aula Leodori si danno un sacco da fare per evitare sgradite sorprese, ci si consenta di avanzare un dubbio.
Chi ha interesse ad azzoppare Zingaretti mentre è in corsa per le primarie del Pd? Una collega del Manifesto segnalava che ieri girava un tweet pirata che additava in Matteo Renzi il complice di tutta questa manovra.
Che sarebbe un po’ come mettersi gli attributi nel cassetto e spingere con forza, visto che il rischio è di perdere le elezioni regionali nella tornata anticipata. Ma la politica è fatta anche di grandi cattiverie e asfaltare Nicola potrebbe dare un aiutino al diversamente renziano Minniti e magari anche al diversamente da se stesso Martina.
Ripetiamo, oltre ai succitati, chi ha interesse ad azzoppare il governatore? Sicuramente Salvini che con l’ex Ugl Durigon da Latina, oggi vice di Di Maio, potrebbe tentare di cuccarsi la Regione Lazio in primavera nella prospettiva di mettere la zampa padana anche su Roma.
E gli altri? Forza Italia e Fratelli della Meloni saranno solo pallide comparse dello sfondamento leghista nella regione della Capitale D’Italia.
Ecco perché la partita è più seria di quello che sembrerebbe, oddio seria per loro (5 stelle compresi) un po’ meno per chi li dovrà eventualmente andare a votare a distanza di un anno se davvero la legislatura regionale si chiudesse anticipatamente. Quindi auguri e buon Natale (anticipato) a tutti.
Giuliano Longo