Domani, sabato primo dicembre, si svolgeranno in tutto il Lazio le primarie per l’elezione del segretario regionale del Pd. Le assemblee dei circoli cui hanno partecipato 15.171 tesserati hanno visto la vittoria di Bruno Astorre. Il senatore di AreaDem (Franceschini) e sostenitore di Zingaretti per le primarie nazionali con 9.174 voti (60,5%). A seguire il deputato orfiniano Claudio Mancini 4.914 voti (32,4%). In terza posizione il giovane vicepresidente del II municipio, Andrea Alemanni con 1.082 voti (7,1%). Per tutte le notizie relative alla competizione e alla dislocazione dei seggi http://www.pdlazio.it/2018/11/primarie-pd-lazio-materiale/
Bruno Astorre, lei ha scelto come slogan della sua campagna congressuale “Unità, Umiltà, Umanità”. Perché?
Perché sono le tre parole che in questi anni abbiamo perso di vista. Unità è quello che ci ha gridato a squarciagola la piazza il 29 settembre. Il nostro popolo è stanco delle continue divisioni interne, siamo troppo spesso impegnati a lottare tra di noi e dimentichiamo che l’avversario è fuori. Umiltà è non solo avere il coraggio di riconoscere i propri errori e avere la forza di ripartire da lì, ma è anche un modo di approcciarsi alla società dal basso e non più dall’alto, come è purtroppo avvenuto in alcuni momenti. Dire che è colpa degli elettori se abbiamo perso le elezioni perché loro non ci hanno capito è un atto di supponenza e tracotanza che non ci appartiene. Umanità è tornare vicino alla gente in difficoltà, tornare a essere empatici con la società che ci circonda.
Il Pd sta vivendo un momento di profonda crisi, a livello locale e a livello nazionale. Come pensa che se ne possa uscire?
Dobbiamo ritrovare la nostra identità e lo possiamo fare, come detto, solo se siamo uniti, umili e umani. Ma non basta. Dobbiamo portare avanti le nostre idee, non fermarci solo a dire quello che non va. Quello sono capaci tutti. Il nostro dovere è essere argine ai populismi che stanno dilagando e lo possiamo essere solo se facciamo proposte concrete. Sui diritti non solo dobbiamo tenere alta l’attenzione affinché non si torni indietro, ma dobbiamo lavorare insieme per nuove conquiste. Dobbiamo parlare di solidarietà, accoglienza e integrazione unendo questi temi a quello della sicurezza per i cittadini – sicurezza non intesa come la intende questo Governo – perché una comunità più integrata è anche molto più sicura. Così come dobbiamo affermare con forza che il Lavoro è dare dignità alle persone e questo deve essere uno dei primi obiettivi della nostra azione politica. Io credo che su questi temi il Pd debba riaprire una grande stagione riformista e progressista. E lo possiamo fare solo se siamo il perno di un’alleanza ampia e inclusiva, con tutte le forze migliori della società, sull’esempio della coalizione messa in campo da Nicola Zingaretti alle Regionali del 4 marzo e che gli ha consentito di essere rieletto Presidente nel giorno più difficile del centrosinistra a livello nazionale.
Il suo Pd Lazio come sarà?
Il Pd Lazio che immaginiamo sarà sempre al fianco dei suoi amministratori, non solo di quelli di oggi, ma anche di quelli di domani, anche attraverso una scuola di formazione così da consegnare alle nostre città una classe dirigente preparata e pronta ad affrontare le sfide di ogni giorno. Dobbiamo, inoltre, assumere tutte le iniziative tese a ridare centralità agli iscritti, agli elettori e ai militanti, nei processi decisionali che porteranno alla scelta dei nostri parlamentari. Dobbiamo porre attenzione alle forme di comunicazione verso l’esterno, affiancando alle piazze reali anche le piazze virtuali che molti hanno occupato prima e meglio di noi. Il Pd che immaginiamo non deciderà più da solo sui grandi temi, ma coinvolgerà i propri iscritti e militanti, attraverso una piattaforma digitale dedicata alle consultazioni. Non sul modello grillino, dove a partecipare sulla piattaforma digitale sono in pochi e a decidere poi è uno solo. Dobbiamo lavorare affinché i circoli non siano più vecchie sezioni chiuse o aperte solo per discussioni interne ma diventino il polmone delle comunità in cui viviamo, vero e proprio luogo di elaborazione di idee e politiche dal territorio. Il Pd che immaginiamo deve individuare le migliori competenze – dalle professioni al volontariato, passando per tutte le forme di impegno civico – da mettere al servizio dei circoli, per dare risposte ai problemi dei cittadini e indirizzarli verso le soluzioni migliori. Deve mettersi al servizio degli ultimi, come il popolo della Sinistra ha sempre fatto. Deve tornare a essere parte integrante del tessuto delle nostre realtà, riconquistare giorno dopo giorno la fiducia di donne e uomini, giovani e anziani. Se avremo la pazienza di cercare i sogni e le speranze di un popolo il tempo della Politica tornerà.
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Onorevole Mancini, ci siamo. Sabato, finalmente si vota per le primarie del Pd del Lazio. Che congresso è stato?
Un bel congresso. Partecipato, che ha discusso, che ha contribuito a rafforzare il nostro partito, senza distrarci dal compito principale che è quello di fare l’opposizione al governo Lega – 5 Stelle e, a Roma, alla Sindaca Raggi.
E per lei?
Con la nostra mozione, la linea che unisce, abbiamo convinto quasi 5000 iscritti e siamo pronti con delle liste molto competitive per le primarie. Credo che questi 40 giorni di congresso regionale abbiano confermato il cuore politico della nostra mozione: l’Unità del Partito Democratico è condizione necessaria per condurre un’opposizione efficace e preparare, sin dalle Europee, una battaglia elettorale che ridia speranza al fronte democratico.
La sua mozione si chiama “La linea che unisce”. Che Partito ha in mente?
Con “La linea che unisce” abbiamo dato a questo congresso regionale un senso politico diverso dagli altri. Senza polemiche, senza prove di forza, ma con una chiara direzione di marcia. Un partito nuovo di donne e di uomini che tiene la barra dritta sui valori delle libertà individuali, dei diritti sociali, dell’integrazione e dell’accoglienza.
Un partito pacifista, ambientalista e femminista.
Tre proposte per cambiare volto al Pd Lazio.
Per prima cosa, le primarie. Le primarie per la scelta di un sindaco non possono essere l’eterna prosecuzione dei nostri congressi. Per ricomporre le divisioni ci vuole tempo e per questo le primarie devono essere anticipate come avviene negli Stati Uniti. Scriviamo nello statuto regionale che le primarie a Sindaco si possano fare solo se si svolgono almeno 6 mesi prima del voto.
Seconda cosa: dobbiamo essere più inflessibili con chi si candida fuori dal Pd. Oggi, dopo due anni, ci si può reiscrivere senza problemi ed avere incarichi dirigenziali come se nulla fosse. Non si può fare, il Pd non può essere un taxi. E noi dobbiamo essere anche più rigorosi sulle liste civiche. Un proliferare che ci danneggia quando si tratta non di vere liste civiche, ma di ceto politico che si mimetizza.
Infine Roma. Nel mandato di questa segreteria regionale ci saranno le elezioni comunali di Roma. La Raggi si deve dimettere perché ha fallito e perché la città è amministrata in modo indegno.
Stando all’opposizione in tante realtà del Lazio dobbiamo riprendere l’iniziativa politica e sociale coinvolgendo i cittadini, i comitati, le categorie, il sindacato, l’associazionismo.
Chi la sostiene in questa corsa alla segreteria regionale?
Due liste: “Avanti insieme” e “Diritti e Partecipazione”.
“Avanti Insieme” è la lista che traduce l’impegno politico di questi anni, nazionale e locale, di quanti hanno sostenuto Matteo Renzi nello scorso congresso e che non stanno a vedere quale sarà il prossimo carro su cui salire. “Diritti e partecipazione”, invece, è la lista nata da un’idea di Sibi Mani Kumaramangalam, presidente del Pd Roma, in cui abbiamo aggregato i nuovi italiani iscritti al Partito Democratico assieme ad amici e compagni impegnati nell’associazionismo e nel volontariato per i diritti civili e sociali.
Un’ultima domanda. Cosa ne pensa di queste voci che volevano il M5S in giunta nella Regione Lazio?
L’ho bollata fin da subito come una fake news. Se fosse stato vero ne avremmo dovremmo discutere nel Congresso regionale prima delle primarie. E comunque, non sarei stato d’accordo.
Giuliano Longo