Primarie, Zingaretti vince anche nei circoli di Milano e Lombardia

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Non è entusiasmante la partecipazione degli iscritti alle primarie del Pd che pare oscillare fra il 40% e il 50%, ma indubbiamente è un fatto estremamente significativo che Nicola Zingaretti vinca anche a Milano e Lombardia ponendo una seria ipoteca alle primarie aperte del prossimo 3 marzo.

Affermazione significativa perché Martina, che peraltro è stato segretario regionale del Pd, poteva contare su un consenso diffuso dai territori e su una influenza diretta sulla organizzazione del partito in quella regione e nel suo capoluogo.

Un risultato sottolineato dal governatore del Lazio in un articolo pubblicato sulla cronaca di Milano di Repubblica dove scrive di “un grandissimo e trasversale consenso intorno alla mia proposta politica in gran parte del Paese”. Ma soprattutto per il “peso” specifico di questo risultato “dentro il contesto italiano… perché questi territori rappresentano un laboratorio di una nuova e bella politica” fondamentale “per la rigenerazione del Partito Democratico e per aiutare l’Italia a costruire il futuro che merita. L’Italia è laboriosa, solidale e dinamica. L’odio e il rancore non sono un progetto per il futuro”.

Evidente apprezzamento che va alla politica del sindaco Sala che pure non si è schierato con nessun candidato nel corso di questa competizione congressuale.
“L’esperienza del centrosinistra di Milano e di tante realtà lombarde” – scrive Zingaretti – dimostra  “il dinamismo impresso alla città da sindaci come Pisapia e Sala, la capacità di includere e allargare il perimetro della politica al mondo delle associazioni, del volontariato e della società civile costituiscono un modello esemplare”.

Quindi per Zingaretti “è arrivato il momento….di aprire il Partito Democratico alle forze migliori della società, riunire, superare steccati e divisioni che hanno lacerato e indebolito tutti noi. Per riuscirci, serve un progetto comune, fatto di persone motivate e capaci di essere radicali sui principi, pragmatiche nelle azioni, aperte e animate da uno spirito unitario”.

Che Nicola già vantasse da anni sostenitori a Milano, quali l’assessore Majorino e di tutta l’area non renziana del partito lombardo è cosa nota e non a caso il candidato vincente richiama le cose migliori che ha conosciuto a Milano fra le quali il Cardinale Martini e in tante realtà lombarde ricche di “senso civico, l’orgoglio, la fiducia nel futuro, la voglia di innovare e di giocare con coraggio e passione alcune grandi partite decisive per il nostro futuro. Quella della crescita giusta della nostra economia e dello sviluppo sostenibile, quella dei diritti civili e sociali, quella della creazione di lavoro, nel rispetto dei diritti”.

Infine – conclude Zingaretti – “la battaglia fondamentale per la nostra collocazione nel mondo: proprio la Lombardia, forte quando è capace di aprirsi al mondo, ci dice che il nostro posto non può essere dentro un piccolo confine, ma è dentro una nuova Europa, più giusta e più democratica”.

La vittoria lombarda e la possibilità che Zingaretti superi il 50% nei congressi dei circoli apre la possibilità di una vittoria analoga il 3 marzo nelle primarie aperte. Tuttavia il valore di questa affermazione sarà scandito dalla partecipazione di cittadini e simpatizzanti che nelle primarie del maggio 2017 portò alla sua vittoria di Renzi su Orlando ed Emiliano con 1 milione e 200mila elettori su 1 milione e 800mila votanti.

Certo il contesto per un risultato analogo è profondamente mutato e ormai il Pd soffre in una posizione che gli garantisce solo lo zoccolo duro del 18% (almeno dai sondaggi), ma una vittoria netta, superiore alla metà degli elettori, offrirebbe la possibilità a Zingaretti di evitare le trappole dell’assemblea nazionale espressione dei tre candidati in lizza (oltre a lui Martina e Giachetti) che potrebbe risolversi nei consueti giochi di apparato e di corrente che ancora oggi sono la struttura portante del Pd (forse) post-renziano.

Giuliano Longo

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