Tornano i grandi numeri all’assemblea del Pd. Dopo le convocazioni successive alla sconfitta del 4 marzo 2018, l’assemblea dem ritrova il tutto esaurito con più di 2mila persone all’Ergife tra delegati, ospiti e invitati.
L’Assemblea ha proclamato Nicola Zingaretti segretario del Pd. È stato il presidente della commissione del congresso uscente Gianni Dal Moro a formalizzare i risultati delle primarie del 3 marzo e gli esiti dei gazebo. Alle primarie i votanti sono stati 1.582.083 e quelli validi 1.569.628. In percentuale, Zingaretti ha avuto il 66% (in totale 1.035.955 voti). A seguire Maurizio Martina con il 22% e Roberto Giachetti con 12%. I componenti eletti dell’Assemblea sono 451 donne e 549 uomini. I delegati della mozione Giachetti sono 119, quelli della mozione Martina 228, mentre quelli di Zingaretti sono 653.
Il lungo intervento di Zingaretti presentatosi all’assemblea in maniche di camicia ha spaziato dall’ambiente al lavoro, dal rinnovamento del Pd alla giustizia sociale.
”Sono sicuro – ha detto – che troveremo il modo di arginare la destra e i sovranisti già alle elezioni europee. Per questo rilancio da segretario una parola d’ordine semplice ma che dà l’idea: da Tsipras a Macron”.
“Prima di tutto – ha aggiunto – dobbiamo cambiare tutti noi, occorre un partito diverso, più aperto, più inclusivo, realmente democratico, in grado di essere percepito come amico di chi parla con noi”. Un partito che “sia capace di fare autocritica e che guardi alla sofferenza” della società.
Per questo occorre ”rimettere al centro la persona umana così come ci insegnano le ragazze e i ragazzi di Friday for Future. Con loro la sintonia va ricostruita”. Perché il Pd “non è per nulla spezzato e sconfitto” come dimostra il risultato di popolo delle primarie, con le quali “abbiamo contribuito a smuovere le acque in una fase stagnante e pericolosa della democrazia italiana. Qualcosa sta cambiando, c’è un piccolo aumento, ma significativo, dei consensi nei sondaggi. I risultati incoraggianti in Abruzzo e Sardegna sono merito di tutti, di un clima unitario”.
Oggi ”il paese è bloccato e sta decadendo. Il pil è fermo. Nel prossimo autunno ci sarà bisogno di una manovra di decine di miliardi. Su tutte le questioni più urgenti abbiamo un governo che pronuncia solo degli imbarazzanti ‘ni‘ con un fraseologia tipica della prima repubblica. L’Italia è un grande paese che non si governa con i ‘ni’, non si governa con l’immobilismo. Così l’Italia galleggia malamente, con la prospettiva di affondare presto se non si fa qualcosa”.
Mentre ”non è rappresentata la speranza di cambiamento affidata al M5S, ma non è affatto detto che gli elettori tornino a noi”, per questo “serve un campo più largo contro la Lega salvinizzata e contro M5S, complice della prima e responsabile a sua volta; un campo più largo non solo è auspicabile, ma possibile”.
Al termine delle riunioni di corrente, dovrebbe essere questo l’assetto della nuova direzione del Pd: su circa 200 membri totali, 130 dovrebbero essere quelli riferibili alla maggioranza interna di Nicola Zingaretti, 33 farebbero riferimento all’area Lotti-Guerini, 21 all’ex segretario Maurizio Martina e 15 a Roberto Giachetti. Dei circa 200 membri totali, sono 120 quelli proporzionali alle tre mozioni, 20 sono scelti dal segretario, circa 50 sono membri “di diritto” (i segretari regionali, i capigruppo, gli ex segretari). Il segretario del Pd, inoltre, ha aperto a un vice segretario della minoranza.
Secondo l’agenzia di stampa AGI fonti parlamentari vicine al segretario e fonti vicine all’ex segretario, Maurizio Martina, fanno sapere che di incarichi di segreteria non si è parlato oggi.
Tuttavia, tra gli esponenti di primo piano del partito presenti all’assemblea, parlano di un possibile incarico di Simona Malpezzi, già coordinatrice della mozione Martina, quale possibile scelta per la vice segreteria.
Giuliano Longo