Zingaretti alla Pisana: «Mi impegno a condividere le scelte con voi, altrimenti tutti a casa e di nuovo al voto»

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Era scontato che fra i neoeletti alla Pisana nessuno fosse disponibile a mollare il seggio prima del tempo.

Nel caso più nobile perché tutti vogliono andare a vedere come andrà a finire, in quello meno nobile, ma umanamente comprensibile, perché nessuno è disponibile a lasciare 7mila euro di emolumento mese dopo una campagna elettorale che qualcosina è pure costata e magari con qualche debituccio ancora da saldare.

La mozione di sfiducia dei Fratelli D’Italia che nemmeno si erano accertati in precedenza di avere il numero sufficiente di voti per proporla in Consiglio, appare l’ammuina di chi sapeva benissimo che la mozione non sarebbe mai stata presentata in aula e tanto meno votata dalla maggioranza dei consiglieri. 

Torniamo all’anatra zoppa. Qui la breve conclusione di Zingaretti è stata molto chiara. Si può lavorare assieme al Consiglio tant’è vero che ad ogni assessore di giunta corrisponderà una commissione consiliare, magari più altre tre come premio di consolazione per qualcuno della minoranza, ma, dice Zingaretti, non crediate che io sia disponibile a sputtanare il lavoro di questi ultimi 5 anni accettando l’opinione diffusa in campagna elettorale che la mia amministrazione è stata un disastro.

Il secondo punto riguarda il consenso elettorale. Dice in pratica Zingaretti, noi dobbiamo rispondere in primo luogo ai cittadini del Lazio che hanno dato la maggioranza relativa alla mia coalizione, e perché no, al mio nome. Allora condividiamo quanto possibile per far crescere di più il Lazio, ma sappiate, cari consiglieri, che in tal caso si condividono i risultati ma anche gli insuccessi.

Dalla serie non lucrate sulle cose giusta che faremo scaricando sulla maggioranza quelle che vanno storte.

Come potrà funzionare questa condivisione con il Consiglio per scelte strategiche (a parte quelle sui bilanci e poco altro che spettano al Consiglio stesso) è difficile da capire in termini di procedure anche perché sarebbe la prima esperienza per la nostra regione. Probabilmente interverranno accordi politici a monte per scelte decisive che non possono venir lasciate agli umori dell’aula.

Eppure, sarà solo una nostra opinione, anche sulla Pisana aleggia lo spettro della soluzione della crisi di governo. Non è infatti il mistero di Tutankamon che un accordo di Zingaretti con la Lombardi e i 5stelle sarebbe non solo possibile, ma anche auspicabile, rispetto a un accordo con una destra frammentata in tre tronconi più Pirozzi.

Resta l’incognita che anche la Lombardi e i suoi (o parte dei suoi) per quanto disponibili, dipendono dalle decisioni di Di Maio&Casaleggio oggi impegnati a risolvere il rebus del Governo. Non solo, ma l’esperienza di una coalizione fra sinistra e 5 stelle rappresenterebbe un precedente di valor nazionale. 

Rebus sic stantibus, la questione del Governo non vede ancora sbocchi con un Salvini che non può sciogliere il suo fidanzamento con Berlusconi, mentre per una coalizione con il Pd e i 5Stelle occorrerebbe un pressing di Sergio Mattarella su quel partito (tutto).

Sempre  che l’incarico esplorativo conferito alla presidente del Senato Elisabetta Casellati non chieda con una coalizione MoVimento/Centro-Destra. 

Nel frattempo la barca della Regione può cominciare a navigare non sulla scorta di un programma di governo, come ha precisato lo stesso Zingaretti, ma di quella agenda in  10 punti cruciali proposta alla assemblea la scorsa settimana, sulla quale si può lavorare assieme.

Altrimenti? Altrimenti come ha detto il governatore alla fine della sua breve replica, io mi impegno a rispettare metodo e tempi di questa necessaria condivisione con tutti i partiti «ma se poi le condizioni non ci fossero sarà bene che tutti ne traggano le conclusioni».

Ovvero tutti a casa e andiamo di nuovo al voto.

Giuliano Longo 

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