Civitavecchia non riceverà i rifiuti urbani di Roma ma solo quelli speciali, lo dicono le carte

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Doveva esserci un motivo per cui, nonostante la notizia dell’apertura della discarica di Civitavecchia e dei 160mila metri cubi disponibili per abbancare rifiuti, Roma e Regione continuassero a battibeccare sulla destinazione dei rifiuti urbani della Capitale. In teoria infatti quella discarica avrebbe potuto consentire uno sbocco temporaneo per i Tmb romani di Ama e Malagrotta oltreché permettere alla società Rida Ambiente di Aprilia di smaltire lì i propri scarti di lavorazione (con la speranza, soprattutto per il sindaco Raggi, di poter incrementare l’invio dei rifiuti da trattare verso Aprilia).
L’indicazione della discarica di Crepacuore, anzi, doveva servire proprio a sanare il contenzioso tra Regione Lazio e l’azienda di Fabio Altissimi, a cui il Tar ha dato ragione due volte fino ad arrivare, nell’Aprile scorso, a minacciare il commissariamento del settore rifiuti regionale se l’ente non avesse indicato una rete di discariche dove il Tbm Apriliano avesse potuto avviare a smaltimento i propri scarti.
La realtà però è decisamente diversa: Rida Ambiente, vista la tariffa raddoppiata rispetto al 2015 (dai 50 ai 97 euro per tonnellata di materiale avviato a smaltimento) ha già fatto nuovamente ricorso al Tar contro la decisione della Regione Lazio. Nella sostanza la soluzione trovata per l’azienda non avrebbe senso, anzi a conti fatti la porterebbe a spendere il 30% in più di quanto fatto finora (quando gli scarti prodotti vanno fuori regione).
Ma c’è di più: prima di adire il Tar Rida Ambiente ha posto una serie di quesiti alla Regione Lazio, tra i quali quello relativo all’indice respirometrico che il prodotto in entrata nella discarica avrebbe dovuto rispettare. Senza entrare in tecnicismi effettivamente difficili da capire per i non addetti ai lavori, la Regione Lazio ha risposto indicando un valore (non superiore a mille) sotto il quale pochi impianti riescono a mantenersi, tra cui quello di Rida Ambiente ad Aprilia ma non certo i datati Tmb romani.
Ecco perché la crisi è tutt’altro che scongiurata: da una parte gli scarti dei Tmb romani continueranno a dover andare alla Mad di Frosinone (con deroga concessa dalla Regione Lazio proprio in riferimento all’indice respirometrico che non viene rispettato) oppure fuori regione; dall’altra la scelta della Rida Ambiente di non conferire a Civitavecchia renderà impossibile l’invio  ad Aprilia di altri rifiuti romani da trattare con la Capitale che si troverà costretta a trovare soluzioni ancora una volta fuori Regione (come fatto recentemente con Puglia e Abruzzo)
Ma la discarica rimarrà inattiva? Tutt’altro. La discarica di Crepacuore, infatti, oltre al materiale proveniente dalla lavorazione dei rifiuti urbani può incamerare anche i rifiuti speciali. Questi rifiuti non sottostanno né all’indice respirometrico valido per i rifiuti urbani né alla tariffa determinata dalla Regione Lazio. Nella regione quindi Civitavecchia si candida a essere il punto di riferimento per lo smaltimento di questa particolare tipologia di rifiuti  con somma felicità del gestore che in questo modo potrebbe gestire solo rifiuti molto più redditizi (come detto non esiste tariffa ma il prezzo viene deciso dal libero mercato) senza vedere lo spazio disponibile divorato da quelli urbani. Se si pensa infatti che per ogni tonnellata di rifiuti speciali incamerati si possono spendere anche 130 euro per tonnellata, e di tonnellate in quella discarica ne potranno essere smaltite 160mila, ecco che l’affare Civitavecchia potrebbe valere 20milioni di euro, molti di più di quanto varrebbe in caso di smaltimento di rifiuti urbani che peraltro la esaurirebbero in poco più di un mese.

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