Si è concluso nella tradizionale location degli eventi della sinistra romana in via dei Frentani, il Vi congresso regionale della Cgil in vista della convention nazionale del 25 gennaio. Michele Azzola viene confermato segretario e l’abbiamo incontrato dopo l’applaudissimo intervento conclusivo di un’ora e 15 minuti del segretario nazionale in pectore indicato dalla uscente Susanna Camuso, Maurizio Landini.
Ad Azzola abbiamo chiesto una sua prima impressione sui lavori che si sono conclusi qualche ora fa.
Il congresso ha avuto una grandissima partecipazione con 400 delegati, 100 invitati. La presenza delle istituzioni e le organizzazioni datoriali. Abbiamo caratterizzato il congresso romano sui temi della immigrazione, della memoria, con una lectio magistralis di Ferraioli, una iniziativa con Ascanio Celestini e anche la presenza di un gruppo musicale.
La prima impressione è quella di un congresso con tanta passione e vedere le delegazioni commuoversi mi ha davvero riempito il cuore. Tutti ci chiedono di fare di più per dare una speranza alle persone che oggi vivono le tante difficoltà che ha questo Paese.
Esiste anche un problema della segreteria nazionale con Landini indicato dalla Camusso, che ha concluso il vostro congresso, e Colla candidato alla corsa da altre federazioni.
La Cgil Lazio ha deciso di lasciare ai suoi candidati libertà al nazionale di scelta a Bari. Per quell’occasione, personalmente, vorrei avere più un progetto che un voto su candidature che spaccano la Cgil. Abbiamo due mesi ancora nei quali Maurizio dovrà lavorare per l’unità del sindacato che attualmente risulta spaccata.
Quali sono i punti critici nel lavoro del sindacato, emersi nel corso di questa assemblea di delegati?
Tutti gli interventi hanno evidenziato l’arretramento della situazione politica e l’arretramento degli ultimi anni che ha mortificato il lavoro. Questo rende più difficile il nostro compito e il sindacato si trova spesso di fronte a richieste cui non sappiamo dare risposte in particolare ai giovani che non trovano sbocchi lavorativi.
Si è parlato anche di unità con le altre organizzazioni sindacali?
Assolutamente si. Dobbiamo non solo stringere con Cisl e Uil un rapporto strutturale che impedisca a chiunque di dividerci sui vari temi sul piatto della iniziativa sindacale, ma dobbiamo anche aprirci al resto del mondo. Non a caso all’inizio del nostro congresso hanno partecipato tantissime associazioni della società civile, pezzi importanti di questa città.
Perché se non siamo in grado di dare respiro ai diritti sociali (abitare, sanità, trasporti, scuole ecc.), è difficile reggere la crisi. La Cgil deve ricreare la passione del dare risposte a una società complessa. Non basta limitarsi alle singole vertenze ma uscire dai luoghi di lavoro offrendo una idea di sviluppo di questo Paese.
E per quanto riguarda le istituzioni?
Con la Regione abbiamo sottoscritto un protocollo importante per una cabina di regia dove valutare insieme alle categorie degli imprenditori e le istituzioni quali sono le necessità dei territori. Su altri punti chiediamo alla Regione maggior chiarezza perché deve uscire allo scoperto sulle politiche della casa, delle infrastrutture scolastiche, della sanità, dove il sistema non funziona e va profondamente modificato senza limitarsi a gestire l’esistente.
Con il Comune i rapporti sono invece inesistenti nonostante l’imbarazzo del vice sindaco Bergamo che intervenendo al congresso ha accennato alle difficoltà della Raggi prima della sentenza assolutoria. E in merito a questo avvitamento del Comune su se stesso segnalo che il primo dicembre la Cgil insieme a tantissime associazioni, ha promosso una manifestazione che non avrà per titolo il razzismo, ma le risposte sociali ai cittadini. Unica soluzione per battere il rifiuto dell’altro, quando a tutti offri servizi sociali adeguati.
Adeguerete la vostra organizzazione per raggiungere questi obiettivi?
L’organizzazione va ripensata, ne abbiamo parlato a lungo nel corso di questo congresso, ma soprattutto va ripensata l’idea di “federalità”. Occorre stare meno sui posti di lavoro occupandoci solo delle singole vertenze, ma anche uscire, occuparci delle società che vogliamo, perché quei lavoratori fuori dal loro posto si debbono quotidianamente confrontare con i problemi di sanità, scuole, trasporti ecc. Questo significa anche dare e trasmettere una idea di società.
Scusi, ma questa impostazione non è una supplenza alla politica?
No, è un’idea di fare opposizione sociale certamente ancorata ai valori della sinistra perché oggi la politica non c’è, per di più con un governo di difficile lettura ma con comportamenti nettamente di destra e razzisti. Quindi occorre prima una opposizione sociale, quella politica seguirà.
Secondo lei alcune misure del Governo proposte dai 5 Stelle hanno una connotazione di sinistra?
C’è un elemento positivo declinato molto male perché dare un po di soldi in tasca alle persone che soffrono è un’idea giusta, ma l’dea del reddito di cittadinanza ha fatto emergere critiche di parassitismo assistenzialista, peraltro basato sulla riforma dei centri per l’impiego. Tuttavia il problema non sono questi centri, ma il fatto che il lavoro non c’è e il Governo non sta andando nella direzione giusta per crearne.
Giuliano Longo