Gli oltre duecento lavoratori della ex Alitalia Maintenance Systems sono ormai allo stremo. La loro società che si occupava di manutenzione e riparazione di motori per aeromobili è fallita il 30 settembre del 2015 e i dipendenti in primavera si ritroveranno senza mobilità. A denunciarlo sono i sindacati Filt-Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo.
I DUBBI DEI SINDACATI
I lavoratori, spiegano, hanno «seri problemi di sopravvivenza» e la «paura che il peggio debba ancora venire». Sono stati «illusi e beffati nel loro sogno di poter tornare a lavorare da un progetto fantasma di un sedicente imprenditore colombiano che gestisce una piccola società americana e di cui non si conosce la provenienza, la sua storia imprenditoriale e l’origine dei suoi patrimoni. Nessuno sa nel mondo dell’aviazione chi sia e cosa mai abbia fatto questo signore, quello che è certo che dopo i fantomatici Giordani di PanMed, le promesse non mantenute dell’ex uomo Ferrari (Montezemolo) e infine le rassicurazioni ministeriali che astratte erano e tali sono rimaste, il nostro Paese si ritrova quel signore proprietario di ciò che rimane di quella che era un’azienda ad alta tecnologia e di interesse strategico per l’Italia». «Bene, anzi male – proseguono i sindacati – considerando che ancora oggi ci chiediamo come tutto questo sia potuto succedere e come sia possibile che egli possa agire indisturbato in questo Paese, ovvero ci chiediamo se siano stati fatti i dovuti controlli sia in materia di anti-riciclaggio in conformità al Testo Unico della Finanza, sia in materia di sicurezza in conformità ai regolamenti aeroportuali dello scalo di Fiumicino, chissà se a riguardo, Enac ha operato le dovute verifiche».
LA RICHIESTA DI RILANCIARE IL SISTEMA AEROPORTUALE
«Chiediamo nel frattempo a chi di dovere, di non aggravare ancor più la situazione perché questa vicenda sta sempre più assumendo connotati incredibili, ricorrendo ad un commissariamento a tutela del patrimonio industriale costituito da attrezzature specifiche ad alto valore tecnologico, di parti di ricambio ma soprattutto di know how dei lavoratori della ex Ams. Tale richiesta si rende necessaria visto il continuo depredamento in atto, da parte di Iag, riguardo alle attrezzature e materiali di Ams, pregiudicando così una reale riapertura di questa azienda». «L’ennesima crisi di Alitalia che in questi giorni sta venendo fuori – continuano –, nonostante le straordinarie e favorevoli condizioni concesse per il rilancio della compagnia, ci suggerisce che forse e arrivato il momento di gestire l’Aviazione Italiana con persone capaci di cogliere e sviluppare le opportunità dell’intero sistema dell’industria aeronautica del nostro paese, vista anche la disponibilità istituzionale sia nazionale (Mise e Mit) che locale (Regione Lazio) per gli investimenti necessari al rilancio del settore. Dalla prossima settimana, ci attiveremo e metteremo in campo tutte le azioni necessarie per riportare il nostro caso alla giusta attenzione, chiedendo sin d’ora ai colleghi di Atitech, anch’essi minacciati dalla crisi Alitalia, il cui destino sembra avere similitudini con quello di Ams, di condividere le nostre rivendicazioni per il diritto al lavoro e alla salvaguardia di questo settore industriale già distrutto dalle politiche scriteriate di Alitalia figlie di manager di acclamata incompetenza. Ben venga che anche il ministro Calenda se ne sia accorto. Possa però ora dare seguito alle sue parole con atti concreti che rilancino l’intero sistema aeroportuale a partire da Ams. Il tempo è scaduto, la situazione è drammatica e disperata. Rischia di degenerare tra i lavoratori vista l’incertezza di poter tornare a lavorare e la conseguente mancanza di risorse economiche per sostenere le proprie famiglie».
L’articolo in versione integrale sul Giornale della Provincia di lunedì 16 gennaio 2017