Fu il ritardo nel dare l’allarme a causarne il decesso. Marco Vannini avrebbe potuto salvarsi. È arrivato il drammatico verdetto dei consulenti della procura. Il 20enne di Cerveteri, morto dopo essere stato colpito da un proiettile sparato dal padre della sua fidanzata, avrebbe potuto farcela se fosse stato soccorso tempestivamente.
A sostenerlo sono il medico legale Luigi Cipolloni e il cardiologo Carlo Gaudi che sono stati ascoltati oggi in aula davanti ai giudici della Corte d’Assise di Roma.
Per la morte di Marco Vannini sono finiti a processo con l’accusa di concorso in omicidio Antonio Ciontoli, i suoi due figli Martina e Federico, e sua moglie Maria Pezzillo. Viola Giorgini, fidanzata di Federico è invece accusata di omissione di soccorso.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i cinque imputati si trovavano presenti all’interno della casa della famiglia Ciontoli nel momento in cui Marco fu raggiunto dal colpo di pistola. I soccorsi, quella notte, vennero chiamati con ritardo dai Ciontoli, e senza spiegare al telefono che il ragazzo era rimasto ferito da un colpo d’arma da fuoco. La versione che avevano fornito ai sanitari, fino alla confessione di Antonio Ciontoli, era stata quella di un incidente in bagno con un pettine appuntito.