La storia dell’appoggio di D’Alema a Raggi: polemiche, smentite e conferme

Pd in sofferenza e, in caso di sconfitta di Giachetti, verso un regolamento dei conti

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È già di per sé difficile la rimonta di Giachetti sulla Raggi, figuriamoci poi se Massimo D’Alema, che a Roma vanta ancora una certa influenza nel Pd, ci mette la sua consueta zampata. Perché secondo un retroscena di Repubblica il “lider maximo” avrebbe testualmente detto, non si sa a chi e in quale occasione, «pur di cacciare Renzi sono pronto a votare la Raggi».

LA SMENTITA

Apriti cielo, fra i primi a invocare la smentita il commissario del Pd romano Matteo Orfini che di D’Alema è stato il pupillo in un’altra vita. Detto fatto e la smentita arriva. «La ricostruzione è frutto della fantasia del cronista e della volontà dei suoi mandanti. D’Alema, che è quasi sempre all’estero, non ha avuto modo di occuparsi della campagna elettorale di Roma» scrive in una nota Daniela Reggiani, portavoce di Massimo D’Alema. Quindi non solo la notizia è falsa ma «i numerosi virgolettati riportati, a cominciare dal titolo, corrispondono a frasi mai pronunciate».

IL “TAVERNIERE FIORENTINO”

Non finisce qui perché la Velina Rossa di Pasquale Laurito, molto vicino all’ex segretario dei Ds negli anni della sua premiership, rilancia e ravvisa una manovra per discreditare D’Alema. Infatti Pasquale scrive che non si tratta solo della disattenzione del cronista ma «si ha l’impressione che sia invece un vero e proprio dolo che supponiamo abbia un’origine nella sede non diciamo del taverniere fiorentino ma certamente nel suo entourage». Laddove l’affettuoso epiteto “taverniere fiorentino” si riferisce Matteo Renzi. «È in corso un gioco politico che dura da molte settimane – prosegue Laurito – D’Alema non ha voluto commentare i risultati delle Comunali proprio per non essere trascinato in un gioco assurdo, quasi a far apparire che l’incapacità attuale sia dovuta a Massimo D’Alema presentato come “amico di Lucifero”: un modo per fare caciara e intestare ad altri il prevedibile insuccesso del Pd alle amministrative». In ogni caso «se D’Alema è stato rottamato dal taverniere fiorentino perché gli si attribuisce tanta rilevanza politica? Chi è causa del suo mal, pianga se stesso: “ci vedremo a Filippi”». Toni non proprio concilianti e fraterni ma che vanno ricondotti solo a Laurito anche se lasciano trapelare un certo scaglionamento nell’entourage di Massimo.

MA REPUBBLICA CONFERMA

Non finisce qui perché ad alimentare la “caciara” arriva la conferma dal quotidiano di largo Fochetti di quanto pubblicato: «l’articolo riporta fedelmente quanto ci è stato raccontato da numerose fonti. Le frasi pronunciate da Massimo D’Alema sul suo orientamento di voto a favore di Virginia Raggi, così come sull’intenzione di dare vita ad un comitato per il No al referendum – si legge sul sito del quotidiano – sono state ripetute in più occasioni di fronte ad interlocutori diversi. Parlare di mandanti esterni è grottesco, a muoverci non è altro che il giornalismo che significa raccontare storie di interesse generale. E questa ci pare proprio che lo sia».

IL REGOLAMENTO DI CONTI

Bene, riservatezza sulle fonti e difesa della professionalità. Eppure questa diatriba lascia intravedere altri orizzonti perché, in caso di sconfitta di Giachetti, il Pd potrebbe andare verso un vero e proprio regolamento dei conti. Non sono solo voci le critiche che già circolano nel partito nei confronti del commissario Orfini e dei suoi numerosi subcommissari rei di non aver saputo gestire degnamente la campagna elettorale. In ogni caso è ben difficile che questa polemica tutta interna al Pd possa influire sul ballottaggio a fronte di un voto grillino che raccoglie i malumori popolari avversi alle forme della “vecchia” politica.

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