Raffaele Marra, piuttosto schivo dalle ribalte mediatiche, difende la sua posizione di vice capo di gabinetto di Virginia Raggi e con una sua intervista al Messaggero non teme che la sua nomina possa venir riconsiderata (come invece lascerebbe intendere la on. pentastellata Roberta Lombardi). Dopo aver ricordato di aver lasciato l’amministrazione Alemanno nel 2010 a «seguito di una serie di denunce che presentai proprio in contrapposizione a lui» respinge l’etichetta di Alemanniano e insiste nel rilevare che lui è già stato formalmente nominato vice capo di gabinetto vicario con un’ordinanza della sindaca. Se poi partisse un’altra ordinanza di revoca «significa che anche loro, i grillini, fanno la stessa politica di chi ho combattuto in questi anni. Sarebbe allucinante».
Contrariamente a quanto scritto da qualche quotidiano la sua nomina non sarebbe intervenuta grazie allo studio legale Sammarco dove ha lavorato Virginia Raggi, ma grazie ad una conoscenza diretta fra Marra e la Raggi. Il colpo di fulmine sarebbe esploso già nel 2013 quando la giovane consigliera arrivò in aula Giulio Cesare e lui era capo ancora di un dipartimento con la Giunta Marino. Incarico dal quale chiese poi l’aspettativa di due anni per dedicarsi a un dottorato di ricerca. Questo per dovere di cronaca, eppure questa testata già il 15 settembre 2013 sollevò il caso della sua presenza nell’amministrazione Marino con un articolo titolato “Ignazio Marino e la sua attrazione per i fedelissimi di Alemanno” fra i quali ovviamente lo stesso Marra. Un articolo che creò una certa agitazione nel Pd che probabilmente fece pressioni su Ignazio per rivedere la posizione di Marra. Indubbiamente fra lui e quel partito non correva buon sangue visto che il 12 ottobre del 2012 l’allora consigliere regionale Enzo Foschi lo aveva ‘beccato’ perché privo dei requisiti per la nomina a dirigente regionale visto che si era visto annullare per due volte la nomina dal Tar. Eppure lui stava davvero a cuore di Renata Polverini (che lo considerava uno fra i suoi fidatissimi) che lo nominò last minute direttore in regime di “prorogatio” ovvero sino all’elezione della nuova giunta. La questione non è di poco conto perché nasce proprio quando Marra arriva al Comune nel 2009, nominato dirigente senza concorso e con una qualifica che gli era stata conferita all’Unire, ma che non può venir recepita automaticamente nei ruoli capitolini o regionali. La cosa non deve essere piaciuta a Zingaretti che lo rispedisce al Comune dove, sia pur fra polemiche e ci resta quasi 10 mesi evidentemente gradito anche ad Ignazio. Eppure, lui che alemanniano non è mai stato, nel 2013 dice di aver votato Marino, salvo poi venir fulminato sulla via di Beppe Grillo. Su internet è pubblicato il suo curriculum: 44 anni, ufficiale della Guardia di Finanza entra nelle grazie di Alemanno ministro dell’Agricoltura dal 2001 e diviene dirigente dell’Unire (anche se nel curriculum non è indicato con quale concorso) dove Panzironi faceva il bello e cattivo tempo con le razze equine. Dal 2008 numerosi camerati di Gianni passarono dall’ippica al Comune fra quali lo stesso Marra. Mentre poco dopo, un omonimo, ma probabilmente il fratello 48enne Renato Marra, viene nominato dirigente della polizia locale di Roma. Questa la storia. Che poi nel 2013 Raffaele si sia innamorato politicamente di Virginia con la quale ha continuato a scambiarsi bigliettini di auguri, è legittimo, ma che neghi di essere mai stato Alemanniano prima e Polveriniano poi risulta difficilmente digeribile, soprattutto per chi vuol sbaraccare il passato di questa capitale corrotta. Allora i casi sono due: o Virginia lo conosceva talmente bene da avere piena fiducia in lui o non sapeva proprio dove sbattere la testa per dare una mano al giacobino Daniele Frongia. Ipotesi questa che indicherebbe una certa difficoltà della sindaca a mettere in piedi la sua squadra. Nella prima ipotesi manca invece un tassello perché non basta la semplice conoscenza per nominare un vice capo di Gabinetto che firmerà gli atti del suo capo Frongia. Non è quindi escluso che Virginia e Daniele abbiano visto in lui (sia pur nel suo limitato periodo di permanenza nell’Amministrazione capitolina) l’uomo giusto per disvelare le zone d’ombra che i pentastellati intendono illuminare alle plebi. E allora si tengano le polemiche…. se Marra val pure una messa.