Tramortiti, annichiliti, schiacciati dalla vittoria del Movimento 5 stelle e dalla sua sindaca sbarazzina Virginia Raggi. Colei che disfà le Olimpiadi, cassa lo Stadio della Roma, promette mari e monti ai ‘comunales’ e difende l’integrità pubblica delle municipalizzate come se fossero, con le loro migliaia di dipendenti, solo roba sua e non un costo per la collettività grazie alla loro assoluta inefficienza.
Eppure secondo i giornaloni romani tramortita e annichilita, per non dire anchilosata, sarebbe l’opposizione in Consiglio Comunale, afona, inattiva, mentre loro, i giornaloni, l’opposizione la fanno sul serio. Anzi La Repubblica, per essere originale, ogni giorno ci rivela la novità che Roma sprofonda nelle buche, che gli autobus e la metro non funzionano e tante altre casucce che fanno di questa città la capitale europea della decadenza. Il Corrierone sentenzia, auspica e suggerisce e tutti in coro (Messaggero compreso, ma con cautela, si sa mai….) si chiedono: dov’è l’opposizione?.
In verità occorrerebbe dire “le opposizioni” perché in aula Giulio Cesare ce ne sono almeno 8 fra le quali Pd, “Fratelloni d’Italia”, Lista Marchini e Fassina. Tuttavia l’impressione è che il bersaglio dell’autorevole stampa sia solo il Pd che con i suoi sette consiglieri dovrebbe contrastare l’assolutismo grillino e l’arroganza della Raggi. In fondo, si sa, quasi tutti i grandi media avevano puntato su Giachetti per battere l’avvocatina rampante. Se non fosse che media e sondaggi spesso sbagliano come è successo in Usa con Trump. Ora, non vorremmo spezzare nessuna lancia, ma con una opposizione così variegata accusare di immobilismo il solo gruppo del Pd significa anche fare un torto alla realtà dei rapporti di forza. Anche perché alle spalle del gruppo consiliare dovrebbe pur esistere un partito che il Kommissar Orfini ha sollecitamente disarticolato con la scusa del ‘rapporto Barca’, quello del Pd ‘pericoloso e cattivo’. La nostra impressione è che il nodo sia proprio questo perchè se non si riparte da un partito (renziano o meno non importa) che abbia idee, proposte e battaglie da proporre sui territori , non si va lontano, nemmeno con il favore del Financial Time e del finanziere Soros. Questa parrebbe l’unica opzione per una rimonta a sinistra che potrebbe anche non essere lontana se i Cinque Stelle insistessero con la politica del ‘Raggiante’ immobilismo che prima o poi dovrà fare i conti con i soldi che non ci sono. Altro che ‘gomblotto’ ma possibile ‘fallimendo’ del Comune.
In fondo il gruppo consiliare del Pd, pur nella ‘Raggiante’ incertezza della sua squadra per mesi, la sua parte l’ha fatta. Ventiquattro mozioni, ci dicono dal gruppo Democrat, 9 interrogazioni, 8 proposte di deliberazioni, 33 ordini del giorno, 3 richieste di Assemblea Straordinaria su Sgombero di Via Cupa, palazzina crollata nella zone di Ponte Milvio e Ama. Senza contare le frequenti convocazioni della Commissione Trasparenza presieduta dal Pd Marco Palumbo, che ha fatto incazzare il presidente grillino dell’assemblea, Marcello De Vito. E allora dove sta il problema? Un gruppo consiliare di sinistra se alle spalle non ha un partito che sui territori rompa davvero le palle ai grillini che nei municipi spesso non sanno nemmeno cosa amministrare e come si fa, sarà ben difficile che esca dal chiacchiericcio dell’Aula Giulio Cesare e dalla benigna disponibilità dei media. La verità è che i grillini hanno fatto man bassa, spesso solo virtuale, delle lotte e delle esperienze di quella sinistra che sapeva parlare al popolo e interpretarne i bisogni.
Quindi non saranno certo i sette consiglieri del Pd a scavare la fossa politica alla Raggi, ma i tempi potrebbero maturare prima di quanto si creda, e allora si valuterà se a Roma (contrariamente a Torino e Parma) i grillini hanno saputo mettere e in piedi una vera classe dirigente che non siano i Marra e i Romeo, frutti del passato. Nonostante le dinamiche ossessive di mafia capitale, i commissariati dall’alto, i dimissionamenti dei sindaci ecc. ecc., qualcuno è ancora convinto che nello Dna della sinistra romana sopravviva l’esperienza di tanti anni di governo ed un rapporto con quel popolo del circo Massimo con Veltroni, che era la ragione fondante del Pd.
Giuliano Longo