Un romanzo in cui sarà facile rispecchiarsi, in fin dei conti qualcosa di Bianca è un po’ in ognuna di noi, così come Tommaso è un po’ in ogni uomo che ci passa accanto.
Il primo romanzo di Mariagloria Fontana lascia tanti spunti di riflessione. La ragione era carnale (ed. Armando Curcio Editore, 200 pag.) racconta una storia ambientata nel 2007, il periodo in cui cominciava il grande avvento dei social network.
Nel libro anche Myspace è un po’ protagonista (paragonabile se vogliamo a Whatsapp o Facebook o un’altra chat, perchè un po’ a tutti per un motivo o per un altro capita di scriversi con un estraneo), raccoglie la corrispondenza tra due giovani lontani fisicamente (Roma e Milano). Una corrispondenza che evoca alla mente le lettere che in passato tanti giovani si sono scambiati: quegli amori a distanza fatti di tante parole e pochi sguardi se non attraverso una foto.
Chiacchiere sulla vita quotidiana, sui gusti musicali, sui film, sulle famiglie di origine, su qualcosa di sè ma non su tutto, perchè inevitabilmente qualcosa nella corrispondenza manca sempre.
Il romanzo mette in risalto l’intelligenza e la cultura della giovane scrittrice romana: rimandi letterari (all’inizio per esempio vengono citate frasi di David Foster Wallace, Francis Scott Fitzgerald e Marcel Proust), rimandi a grandi film del passato e a tanta buona musica.
In “La ragione era carnale” ogni capitolo ha un titolo, una sua precisa connotazione. Il numero è solo nel “capitolo zero”, che se vogliamo è un punto di inizio ma anche il cerchio della vita, che si apre in questo caso con una “lettera” di Bianca che si domanda «ci si può innamorare delle parole di un uomo? Non dico dei gesti, dell’odore, di uno sguardo o di una voce, ma proprio delle parole scritte».
È da questa domanda fino alla consapevolezza di «se si ama qualcuno lo si vuole accanto e non in orari e in luoghi prestabiliti. In letti caldi, in camere d’albergo e canzoni ci si può trovare e stare bene, ma non basta e non mi basterà mai» che si dipana il viaggio della protagonista, con un finale fatto di tante sensazioni diverse.
Le riflessioni, invece, corrono lungo tutto il romanzo: giovani alla ricerca del loro futuro (disoccupazione e difficoltà ad affermarsi in ciò che amano); l’in-stabilità dei rapporti affettivi (con il partner e con la famiglia); la dipendenza dai social, internet o smartphone; la solitudine e la depressione con tutte le conseguenze che ne derivano.
E poi c’è questa continua voglia di evasione da una parte e di vuoto dall’altra. C’è la vita di notte dietro un nickname e c’è la vita di giorno mettendoci la faccia. L’essere invisibili fino a che non si prende coscienza di sè, quel viaggio interiore che ti porta a scoprire i mille lati di Bianca.