Atac, Fs devono prenderla in mano. Dice il convertito ex assessore Mazzillo

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Sul consiglio straordinario di Atac svoltosi ieri mente alcune centinaia di dipendenti Atac manifestavano davanti al Campidoglio, Cinque ha dato conto in tempo reale e oggi se ne scrive di tutto e di più mentre si avvicina un martedì nero di caos e disagi per i cittadini.

Una situazione a dir poco di emergenza che non riguarda solo i dipendenti Atac che forse non hanno ancora ben chiaro l’iter di quel concordato giudiziale che il Comune chiederà e che comunque è una procedura “concursuale”. Quindi, checchè se ne dica, una procedura prefallimentare.

Eppure nella striminzita relazione in aula di una algida Virginia Raggi, la preoccupazione e la realtà venivano narcotizzate dal solito refrain: “Stiamo lavorando per voi” accompagnato da quello ancor più stucchevole, perché ripetitivo, sulle colpe di “chi c’era prima”.  Che nessuno nega e tanto meno questa nostra testata, ma che dopo oltre un anno di ulteriore decadimento urbano, comincia a far riflettere tutti coloro che hanno votato Virginia, e sono tanti. Al punto che in giro la vox populi (non semper vox dei) mette i grillini sullo steso piano di “quelli di prima”, mentre qua e là riecheggia l’ironica battuta “a ridatece i puzzoni”.
Una pecetta alle quattro paginette della sindaca ce l’ha messa l’assessora Meleo con un po di numeri veri, fra i quali quello sul bilancio Atac che è riuscita a perdere altri 220milioni.

Se l’aula Giulio Cesare non fosse stata animata da una focosa e variopinta claque fatta arrivare di corsa mentre fuori gli insulti e gli slogan dei manifestanti si levavano forti, anziché straordinaria l’assemblea poteva apparire ordinariotta, se non inutile.
Orbene, che la Raggi sia etero pilotata da Milano o Genova con i vari Anzalone, Giampaolino, Colomban (con le valige pronte) ecc, è cosa nota agli appassionati di cose capitoline e ai retroscenisti dei giornaloni. Ma quando i grillini escono dal ‘raggio magico’ divengono loquaci, saturi di buon senso e sagge proposizioni.

È il caso dell’ex assessore al bilancio Andrea Mazzillo (malamente fatto fuori dalla Raggi e sostituito  dal livornese Gianni Lemmetti nominato dall’Alto e non dalla mitica Rete) che oggi su Repubblica dice la sua. Sentite un po’.

«La soluzione (del problema Atac ndr) è nelle partecipazioni del Comune. Penso al 51 per cento di Acea» che dovrebbe cedere «circa il 10% per 400 milioni». Questi verrebbero girati ad Atac e «andrebbero a saldare i debiti con i fornitori. Mentre i 429 (milioni) che l’azienda deve al Comune vanno convertiti in capitale sociale (ovvero praticamente cancellati ndr)». Quindi, e adesso arriva il bello, «servirebbe un partner industriale per assicurare la ripresa». Soluzione caldeggiata ai tempi di Ignazio Marino quando già si pensava a Ferrovie dello Stato e Cassa Depositi e Prestiti «come finanziatore – ribadisce Mazzillo – della partnership» mantenendo «la garanzia pubblica e con la possibilità di fare nuovi investimenti». Una soluzione che «soddisferebbe tutti» proclama Mazzillo.

Tutti meno che la sindaca, i Cinque Stelle, i sindacati e parte di quella sinistra per la quale ciò che è municipalizzato è sacro anche se marcio. E pensare che sino alla fine di agosto Mazzillo era addirittura contrario al concordato che invece sta spalancando le porte, fra una melina e l’altra,  proprio a questa soluzione finale. Con la differenza che se Ferrovie entrano nella compagine societaria non ci staranno certo a fare le belle statuine cacciando i soldi, ma finalmente rimetteranno mano ad Atac anche con il bisturi.

Giuliano Longo

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