Il costoso pasticciaccio dell’impianto sportivo di Via Balzaretto al XII Municipio

Quasi 500mila euro investiti nella struttura comunale inutilizzara

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Molto spesso in Campidoglio ricorrono oggi affermazioni di questo tipo: gli “uffici” dicono, gli “uffici” hanno dato parere negativo, gli “uffici” hanno predisposto gli atti.

Al di là della vaghezza di questa espressione (quali sono “gli uffici”? hanno nomi e qualifiche?) il problema è reale: quale dovrebbe essere il rapporto tra la dirigenza amministrativa e gli amministratori eletti per realizzare un programma? Quale è il confine per evitare pericolose invasioni di campo? Di chi è la responsabilità delle scelte? Chi paga le conseguenze (leggi intervento della Corte dei Conti) di eventuali provvedimenti illegali e/o illegittimi?

Ce ne occupiamo partendo da un caso concreto: l’impianto sportivo di via Balzaretto, municipio XII, quartiere Vignaccia. Angelo Diario, presidente della Commissione Sport di Roma Capitale poneva il seguente quesito: “la forza politica che governa una città può decidere cosa vuole e realizzarlo quando vuole?

Cui segue la risposta: “La storia recente della capitale dimostra che la risposta é negativa. Chi firma gli atti amministrativi sono i dirigenti, e non i consiglieri. É per questo che occorre governare insieme agli uffici. Perchè l’alternativa, indipendentemente dal fatto che gli errori siano dell’uno oppure dell’altro, è l’immobilismo

Vediamo come si è concretizzata questa pretesa netta separazione nella vicenda dell’impianto di via Balzaretto.

Questo impianto (una bella palestra con tribune per gli sport di squadra) fu realizzato nel 2007 come opera a scomputo nel quartiere Vignaccia (zona Pisana) ma, in conseguenza del (ahimè molto frequente) mancato coordinamento tra ultimazione lavori e affidamento della gestione, fu ben presto vandalizzato e quindi furono necessari per renderla utilizzabile interventi per 170.000 €.

Dapprima la struttura fu assegnata provvisoriamente ad una associazione sportiva e poi, nel 2014 la Giunta Capitolina (sindaco Alemanno, delegato allo sport Cochi) la concesse per due anni alla Federazione Italiana Pugilato.

Con la Giunta Marino, Assessore allo Sport Luca Pancalli, fu definito (con un atto che non siamo riusciti a trovare) che la competenza era del Municipio.

Dal 2014 la palestra rimane inutilizzata e… vandalizzata cosicché si è reso necessario un ulteriore ristrutturazione spendendo altri 278.000 € di soldi pubblici.

Il Municipio nel 2015 (Presidente Cristina Maltese) fece un bando al quale parteciparono sette società e che fu anche aggiudicato, ma dopo un esposto di una delle partecipanti, il Municipio in autotutela preferì annullare la procedura per (è scritto testualmente) “le difficoltà incontrate dalla Commissione Tecnica nell’applicazione di alcuni criteri presenti nel bando, quali l’attribuzione dei punteggi riferiti sia alle precedenti esperienze maturate, sia agli interventi tecnici strutturali.”

C’è da chiedersi se l’estensore del bando sia stato chiamato a rispondere delle conseguenze di un bando sbagliato, oppure se ne debba rispondere l’allora minisindaco.

Nel gennaio 2017 il Municipio XII (a guida 5 Stelle) pubblicò un nuovo bando che poneva a carico dell’assegnatario lavori per 76.000 oltre iva e fissava un canone annuo di 50.986. A condizioni così onerose parteciparono solo due soggetti la cui domanda non fu nemmeno presa in considerazione per mancanza dei requisiti minimi necessari.

Ma la Giunta del Municipio non si da per vinta il 18 luglio viene pubblicato un nuovo avviso pubblico per raccogliere manifestazioni di interesse fissando un canone annuo di € 5.098 e una durata di sei anni e un importo lavori (come se non bastassero tutti i soldi già spesi) a carico del concessionario di € 49.327.

Facendo un po’ di conti arriviamo a 500.000 € di lavori per una struttura che forse a farla nuova sarebbe costata meno!

L’avviso chiaramente stabiliva che le offerte sarebbero state selezionate con il criterio del massimo rialzo sul canone posta a base di gara

Ma quello che più sorprende è che in questo avviso pubblico è chiaramente detto che a fissare il canone e la durata della concessione è stata una Direttiva della Giunta Municipale in stridente contrasto con quanto sostenuto da Angelo Diario.

Il Presidente Diario afferma che la forza politica che governa la città non può decidere cosa vuole e realizzarlo quando vuole, ma poi in un Municipio governato dai 5 stelle è la politica che stabilisce il canone e la durata della concessione.

Ma non erano i funzionari a firmare gli atti e a portarne le conseguenze?

Qualcuno (forse la stessa Giunta Municipale o qualcuno in Campidoglio) deve aver riflettuto sulla richiesta di manifestazioni di interesse per affidare un impianto pubblico a chi offre di più ed allora voilà, nell’invito a presentare offerte ovviamente rivolto solo alle società che avevano manifestato interesse, il criterio di selezione delle offerte diventa l’offerta economicamente più vantaggiosa da valutare secondo una serie di criteri.

Una bella magia!

Ma vi è anche un altro punto grigio: nell’invito a presentare offerte è scritto chiaramente che la manifestazione di interesse deve essere inviata a mezzo pec a un indirizzo del “circuito” del Comune (protocollo.mun16@comune.roma.it) che, tuttavia, non è posta certificata.

Solo che questa casella di posta (non certificata) riceve le pec spedite da alcuni provider e rifiuta le pec spedite da altri provider.

Le società che si vedono rifiutata la loro offerta, ancorchè spedita da pec all’indirizzo indicato dal bando, decidono di spedire l’offerta all’indirizzo pec del Municipio mentre per le altre partecipanti l’offerta risulta inviata.

Immediatamente le società che hanno rispettato l’indicazione del bando segnalano al Municipio di non aver ricevuto l’invito a presentare offerta

Il 14 novembre sul sito del Municipio si comunica che le società che avevano inviato la manifestazione di interesse all’indirizzo riportato dal bando (cioè quello giusto!!!) avevano la possibilità di presentare la propria offerta entro il 30 novembre (cioè dopo la scadenza delle altre che avevano inviato l’offerta ad un altro indirizzo del Municipio, ma non quello indicato nel bando.

Insomma le società che avevano indirizzato la propria offerta all’indirizzo giusto sono riammesse così come quelle che hanno mandato l’offerta all’indirizzo sbagliato!

Strano modo di gestire le gare da parte della pubblica amministrazione: attendiamo di verificare come si comporterà la commissione che sarà nominata per giudicare le offerte.

In caso di (probabile) annullamento della gara, qualcuno sarò chiamato a risarcire i danni? la Giunta o il Dirigente che ha firmato il bando o il responsabile del procedimento?

Balthazar

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