Bolkestein: una direttiva, tante criticità

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Ieri la Corte di Giustizia europea ha messo fine alla annosa vicenda legata alla direttiva Bolkestein del 2006. La direttiva prende il nome dall’ex Commissario Europeo per la Concorrenza e il Mercato Interno Frits Bolkestein e nacque con l’obiettivo di  liberalizzare il più possibile l’accesso al mercato dei servizi in molti settori. Fin dall’inizio furono subito individuate delle forti criticità della direttiva come ad esempio il campo di applicazione troppo ampio (infatti riguarda anche una serie di servizi d’interesse generale) e le ripercussioni negative sui diritti dei lavoratori.

L’applicazione che ha suscitato più clamore è stata quella nei confronti delle concessioni demaniali delle spiagge per le quali la direttiva prevede un sistema di gare che garantisca le stesse possibilità di accesso a tutti i cittadini dell’Unione Europea senza preferenze e con criteri di aggiudicazione individuati dalle varie leggi nazionali e regionali.  La Bolkestein dispone, inoltre, che le concessioni possano durare da un minimo di 6 ad un massimo di 25 anni.
La Direttiva ha trovato forti resistenze in Italia da parte degli operatori del settore balneare che tanto hanno investito negli anni per rendere eccellente l’offerta turistica del nostro Paese. Il loro timore è che, qualora dovessero perdere la gara, possano perdere anche i loro investimenti.

Gli innumerevoli blocchi stradali e presidii organizzati in questi anni in tutta Italia hanno costretto il governo a concedere loro continue proroghe a causa delle quali, sin dal 2009, sono state avviate procedure d’infrazione contro l’Italia da parte dell’Unione Europea.  Il perdurarsi delle proroghe automatiche ha costretto le istituzioni europee a rivolgersi alla Corte di Giustizia europea che oggi dovrà pronunciarsi sulla loro legittimità.

Sebbene sia difficile fare una previsione, le indicazioni dell’Avvocato Generale, Maciej Szpunar, sembrano andare in una direzione precisa: le proroghe sono da considerarsi illegittime. Quello che Governo e Regioni potrebbero proporre, compatibilmente con la Direttiva, è indire gare pubbliche con una serie di criteri che riconoscano il valore reale di mercato dell’impresa attraverso una preferenza sul punteggio della selezione.  In questo contesto le gare potrebbero non avere un impatto così negativo  perchè si terrebbe conto, nel rispetto delle regole europee di concorrenza, del lavoro svolto in questi anni da chi ha contribuito a creare un sistema di offerta turistica di primo livello. In ogni caso il tempo stringe e sarà necessario trovare una soluzione al più presto, anche e soprattutto per far cessare il clima di incertezza che paralizza le imprese balneari bloccando gli investimenti.

Luca Nitiffi

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