E’ un verdetto di assoluzione “per non aver commesso il fatto” quello per l’ex capo di gabinetto della Regione Lazio Maurizio Venafro. Il processo era sorto a partire dalle accuse di presunti illeciti nell’ambito della gara d’appalto per l’assegnazione del servizio Cup della Regione Lazio.
I giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Roma hanno quindi deciso di assolvere Venafro da ogni accusa “per non aver commesso il fatto”, mentre hanno condannato il dirigente della cooperativa Sol.Co. Mario Monge per turbativa d’asta alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione. Monge è stato inoltre assolto dall’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio ma sarà chiamato a risarcire in altra sede le parti civili.
La Procura di Roma nella figura di Paolo Ielo aveva chiesto per Venafro una pena di due anni e mezzo di reclusione e due anni per Monge, con la richiesta di assoluzione dal reato di rivelazione del segreto d’ufficio.
Monge dovrà risarcire i danni in sede civile alle parti civili (Regione Lazio, Cittadinanzattiva Onlus, Assoconsum, Confconsumatori Federazione Regionale Lazio e due coop sociali aderenti al consorzio ‘Sol.Co’) oltre che versare 80 mila euro di provvisionale di cui 60mila alla Regione Lazio.
L’accusa rivolta a Maurizio Venafro era quella di turbativa d’asta e rivelazione del segreto di ufficio nell’ambito della gara per il centro regionale unico di prenotazione mediche che la Regione Lazio aveva in un primo momento indetto e poi, all’inizio della prima fase di arresti legati alle indagini di “Mafia Capitale”, annullato nel dicembre 2014. Venafro, nello Staff di Zingaretti già dai tempi della Provincia di Roma, si era dimesso dal suo ruolo nel marzo 2015 inviando una lunga lettera al presidente della Regione.
Pochi giorni prima, avendo appreso delle indagini sul suo conto, Venafro si era recato spontaneamente a colloquio con i Pubblici ministeri. Subito dopo arrivarono le dimissioni da capo di Gabinetto e con l’uscita dalla scena pubblica l’impegno ad affrontare il processo, conclusosi ieri con l’assoluzione.
Grande la soddisfazione del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che, a margine della seduta del Consiglio regionale in via della Pisana, ha così commentato la sentenza: «Sono contento per Maurizio. Ha affrontato questa vicenda in maniera esemplare, dimettendosi per una questione di opportunità dopo l’avvio delle indagini nei suoi confronti, convinto della sua innocenza – ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti- Ha combattuto nel processo per difendere le sue ragioni senza concedere mai nulla alla polemica pubblica. Tutto questo conferma che è importante avere fiducia nel lavoro della magistratura e nel sistema processuale». «Meno fiducia – ha chiosato il presidente della Regione -ho nel mix tra una certa cattiva stampa e molta cattiva politica che trasforma le indagini, gli avvisi di garanzia e i rinvii a giudizio in condanne prima dello svolgimento dei processi – ha aggiunto Zingaretti – Grave regressione culturale e politica che danneggia la democrazia italiana».
Redazione