Alfonsi: «Orfini non venda la pelle dell’orso»

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Il messaggio è chiaro: il Partito Democratico di Roma va ricostruito, ha bisogno di voltare pagina e di uscire da un commissariamento di cui ‘diamo una valutazione negativa’. L’annuncio del congresso non basta, ‘Orfini deve convocarlo davvero, altrimenti sembra che si stia vendendo la pelle dell’orso’. A una settimana dall’avvio del ‘Laboratorio di Santa Chiara’, Sabrina Alfonsi, presidente del I Municipio di Roma, torna a parlare del percorso intrapreso con altri quattro ex minisindaci, Valerio Barletta, Andrea Santoro, Maurizio Veloccia e Paolo Marchionne. Di seguito l’intervista rilasciata all’agenzia Dire.
Vi siete definiti disobbedienti. Perche’?
‘Disobbedienti perche’ in realta’ essendoci il commissariamento ancora in corso, secondo loro non si possono prendere iniziative politiche. Disobbedienti perchè oramai nel Partito democratico chiunque voleva fare qualcosa chiedeva quantomeno alla propria area o corrente. Disobbedienti perchè tutti stanno fermi in attesa che avvenga qualcosa, noi invece diciamo che e’ ora di riprendere in mano la nostra vita, il nostro partito, la nostra citta’ e condurla verso qualche posto. E questo qualche posto e’ la rinascita. Del partito e della citta’. Ma per fare questo bisogna rimettere in moto un processo, non solo verso il congresso. C’e’ una linea di tendenza che dice che non si possono chiedere nemmeno le dimissioni della sindaca Raggi perche’ non siamo pronti. Se mai partiamo per questo percorso, mai saremo pronti. Noi pensiamo che c’e’ una classe dirigente diffusa nella citta’, una parte e’ quella che si e’ formata nei tre anni di presidenze dei Municipi durante la Giunta Marino e il commissariamento Tronca. Questa classe dirigente ha l’onore di essere classe dirigente, ma l’onere di farsi carico di un percorso’.
Sabato scorso Santa chiara, il giorno dopo l’annuncio del congresso da parte del commissario Orfini. Soddisfatti?
Il commissario Orfini non fa che ribadire quello che ha detto gia’ il Nazionale: le federazioni commissariate vanno a congresso entro il 12 marzo. Lui, in risposta a Santa Chiara dice marzo, a un certo punto dice il 12 di marzo. Dopo di che, i subcommissari dicono che non e’ vero, che si faranno soltanto i congressi di circolo, quindi di municipio, e non quelli romani. Se anche fosse vero quello che dice il commissario Orfini, ci dovrebbe essere un insediamento della commissione per il congresso che convoca e stabilisce la data del congresso. Finche’ noi non vediamo un atto ufficiale, una delibera ufficiale che costituisce la commissione, in realta’ il congresso non e’ convocato. Come dire, si sta un po’ vendendo la pelle dell’orso, perche’ ancora non l’abbiamo vista’.
Tra le priorita’, avete sottolineato la necessita’ di un’uscita dal commissariamento che non e’ riuscito a sciogliere i nodi del partito romano. Quali in particolare?
Noi parliamo della fine del commissariamento intanto perche’ il commissariamento nelle regole e’ finito. E nei fatti e nella storia lo e’ ancora di piu’. Quello della citta’ di Roma e’ durato sei mesi, non puo’ durare due anni il commissariamento del Partito democratico di Roma. Poi, noi facciamo anche una valutazione negativa di questo commissariamento’.
Quali sono i motivi di questa valutazione negativa?
Faccio un esempio: insieme ai subcommissari, stanno facendo le tessere tutti quelli che erano i vecchi segretari dei circoli. Allora, se c’era questo partito cosi’ cattivo, tanto da doverlo commissariare, le prime a cambiare dovevano essere le persone che gestivano questo partito. Addirittura, abbiamo fatto fare a Fabrizio Barca un rapporto. Non entro nel merito se fosse giusto farlo, oppure no. Lo abbiamo fatto e, come commissariamento, sbandierato. Ma non e’ stato fatto nulla di quello che Barca chiedeva. Gli stessi circoli stanno facendo le stesse cose. Oppure, il commissario la prima cosa che deve fare e’ quella di mettere delle regole chiare per fare un partito trasparente. E’ dovuta arrivare Santa Chiara e la polemica sul costo delle tessere per sapere da Orfini che le tessere a Roma costano 30 euro. Ognuno aveva cominciato a fare le tessere con le cifre piu’ diverse, non c’era stata una comunicazione ufficiale. O ancora: ci piacerebbe che alcune discussioni venissero fatte all’interno di alcuni territori.
In ogni caso, questo territorio aveva dieci circoli, sono stati accorpati e ora sono cinque in tutto, che diventeranno sedi territoriali. Il centro storico non ha una sede, Giubbonari, come sappiamo, l’abbiamo persa. Si e’ subito cercata una nuova sede ed e’ stata presa in via dei Cappellari. Ma li’ ha un senso? In uno dei Rioni meno abitati di tutto il Centro storico? Non sarebbe stato meglio prenderla ad Esquilino che non solo raggruppa tantissimi Rioni, ma e’ il territorio piu’ difficile anche per la nostra amministrazione e per il Pd, perche’ da quella zona cominciamo a perdere voti verso la periferia? Se avessi scelto io, l’avrei presa li’. Ma non voglio scegliere io, vorrei che il partito di zona facesse un congresso e ragionasse su dove ha bisogno di sedi.
C’e’ stato un confronto diretto tra voi e il commissario Orfini?
Noi non siamo un gruppo di autoconvocati. Siamo dirigenti del partito. Le persone che hanno presentato Santa Chiara sono il presidente del I Municipio di Roma e quattro capigruppo di opposizione negli altri territori. Io penso che, a prescindere da Santa Chiara, il commissario Orfini dovrebbe convocare delle riunioni piu’ spesso degli eletti nelle ultime amministrative e impostare immediatamente una linea di opposizione, laddove siamo all’opposizione, e di governo della citta’. Questo non e’ stato fatto negli ultimi sette mesi. Oramai e’ suonata la sveglia. È l’ora di fare un’altra cosa. Chiediamo soltanto di avere democraticamente un congresso.
Il messaggio, dunque, e’ partito. Quali saranno i prossimi passi in vista del congresso e oltre?
Dall’incontro di Santa Chiara, trascorro le mie sere nei circoli del Partito Democratico di tutta Roma. Oggi sono a Donna Olimpia, la scorsa settimana sono stata a Laurentino, ieri ero a Trastevere. Noi andiamo in giro per i circoli e anche fuori, laddove o i circoli non ci chiamano oppure non ci sono piu’. Andiamo li’ a raccontare questa nostra idea del Partito Democratico nuovo e della citta’, raccogliamo contributi. Vogliamo scrivere questo documento insieme a tutti gli altri, soprattutto a quelli che si sono allontanati dal Pd fino a votare il Movimento Cinque Stelle in alcuni territori. Non basta andare a fare una inaugurazione di un circolo, senza una linea politica. Serve anche capire di questi circoli che cosa ne vogliamo fare. Su questo mi piacerebbe una discussione. Non c’e’ dubbio che i circoli del Pd in fasi di emergenza, come quelle del terremoto o dei migranti, devono darsi da fare. Ma sicuramente ci sono grandi organizzazioni no profit o cattoliche che da sempre fanno questo. Loro devono continuare a farlo, invece per i circoli del Pd questo puo’ essere uno degli aspetti, ma non possiamo pensare di fare cose che non ci appartengono. Noi siamo un partito politico, i nostri circoli devono fare politica. Dobbiamo ricominciare a essere un partito, e anche questa e’ una discussione da fare.
Fonte Dire

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