Gli atti di Berdini sotto la lente di ingrandimento

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E’ iniziato in Campidoglio il tavolo sullo stadio dell’As Roma a Tor di Valle. Alla riunione sono presenti il vicesindaco Luca Bergamo, il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, il capogruppo capitolino del M5s Paolo Ferrara, la presidente della commissione urbanistica Donatella Iorio, il dg dell’As Roma Mauro Baldissoni, il costruttore Luca Parnasi e i tecnici dei proponenti. Non è presente l’assessore all’urbanistica Paolo Berdini. Una notizia che conferma di fatto l’emarginazione di un assessore che rimane tale solo ‘con riserva’, come ha dichiarato la sindaca Virginia Raggi dopo la divulgazione, più o meno carpita, degli apprezzamenti su di lei e sul suo entourage (una banda), senza risparmiare considerazioni  sulle vicende sentimentali che vorrebbero la sindaca legata al suo ex segretario Salvatore Romeo. Se a favore di Berdini hanno spezzato una lancia intellettuali, urbanisti e associazioni ambientaliste, resta diffide da capire, anche presso ambienti a lui vicini, come possa permanere in un incarico che richiede la piena fiducia del sindaco ben oltre la questione dello stadio. Tanto più che i suoi atti di questi mesi verranno vagliati con una sorta di due diligence (verifica degli atti) affidata ad una apposita commissione. Fra questi atti vanno ricordati quello relativo alle Torri dell’EUR per le quali  la società Alfiere, i cui azionisti sono Cassa depositi/ prestiti Immobiliare e Telecom, dovevano   riconoscere all’amministrazione 18 milioni di euro da corrispondere  al comune anche senza alcun cambio di destinazione d’uso. Dando così il preteso a Telecom di fuggire a gambe levate da un progetto già approvato dall’amministrazione Marino con l’allora assessore Caudo. Ma vi è anche un altro atto estremamente significativo di Berdini, quello che riguarda la ex Fiere di Roma. Allora la Giunta, su ispirazione dell’assessore  fece approvare a maggioranza in Consiglio comunale  “il ridimensionamento dell’intervento urbanistico nell’area dell’ex Fiera dai 67.500 metri quadrati previsti dalla giunta Marino a 44.360 metri quadrati” mettendo a rischio  il futuro del nuovo Polo sulla Portuense che su quella valorizzazione  immobiliare contava per evitare il fallimento. Allora Berdini spiegò che la decisione di Veltroni di fare la Nuova Fiera in mezzo al deserto non era  il modo migliore per mettere a frutto un’attività economica importante.  Insomma una scelta scellerata che condanna la Nuova Fiera la quale ha  debiti per circa 180 milioni.  Com’ è possibile che un ayatollà  dell’urbanistica come Berdini (duro e puro) possa cadere nella trappola di alcune dichiarazioni carpite? La sua vicenda si intreccia le pulsioni di parte della cosiddetta base grillina contraria allo stadio, che con lui aveva individuato il campione anti costruttori e anti cemento. Ma non spiega  le esitazioni della Raggi che probabilmente stenta solo a trovare un altro assessore alla urbanistica.
lg

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