Voyeurismo a teatro con “Love me Tinder – Hate me true”

Lo spettacolo in scena dal 17 marzo al 2 di aprile

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Nico si annoia, Eva vuole divertirsi. Si connettono a un sito di incontri ed è subito “Match!”. Appuntamento da lei, con le migliori intenzioni: sesso sì, problemi no. Potrebbe essere una gran serata. Ma la scintilla che scatta non è quella che si sarebbero aspettati. Non accende un fuoco di passione ma un candelotto di dinamite. Cosa? Lui prima ha bisogno di conoscersi un po’? E lei invece vorrebbe soltanto concludere? L’uomo e la donna sembrano scambiarsi i ruoli. Ne consegue una battaglia di distruzione dei luoghi comuni, duelli in punta d’ironia e colpi sotto la cintura, in un travolgente susseguirsi di situazioni paradossali e divertenti istantanee di una società virtuale sull’orlo di una crisi di nervi. Si ameranno? Si odieranno? Finiranno a letto? L’unica anticipazione possibile è che “Vissero per sempre… almeno fino a quel giorno”. È la trama di “Love me tinder – Hate me true” commedia brillante del format teatrale [Kaos in Skatola – Nuovo Voyeurismo Teatrale], in scena dal 17 marzo per tre fine settimana ogni venerdì, sabato e domenica fino al 2 di aprile presso lo spazio teatrale Mr Kaos. Autori registi e protagonisti della pièce sono Alessandra Flamini e Mauro Fanoni.

IL RIBALTAMENTO DEGLI STEREOTIPI

Nell’era di Internet, dei social-network, delle chat, il piano virtuale e quello reale spesso si sovrappongono e confondono e le percezioni cambiano. Cambiano gli approcci e le aspettative e molte volte quello che ci si trova di fronte dal vivo dopo un incontro on-line non è proprio quello che ci si aspetterebbe. Gli stereotipi possono ribaltarsi e le nuove dinamiche sfuggire agli “attori” piombati nella realtà. In “Love me tinder – Hate me true” lo si racconta in modo ironico e dissacrante.

PARETI PER SPIARE DA POSTI VOYEUR

Lo spettacolo fa parte della produzione [Kaos in Skatola – Nuovo Voyeurismo Teatrale] format ideato da Alessandra Flamini, in collaborazione con Mauro Fanoni e Mr Kaos. Un nuovo modo di guardare il teatro, di viverlo. Dodici pareti da cui spiare, infinite possibilità di partecipare alla creazione di visioni e visuali private, individuali, irripetibili. Lo spettatore sceglie il filtro, il colore, il punto di vista dal quale rubare la storia e i suoi segreti. Gli spettatori guardano gli attori attraverso un allestimento scenografico di forma pressoché cubica (all’incirca due metri e mezzo per due metri e mezzo), composto da dodici moduli che vanno a formare quattro pareti. Ogni modulo offre un tipo di “visibilità” e “trasparenza”: plexiglass colorati, plexiglass neutri, velatini, strutture in legno, alcuni fissi altri con la possibilità di variarli all’occorrenza aggiungendo elementi scenici come tende o altro. Gli spettatori possono muoversi durante la visione su tre dei lati della Skatola, cambiare a proprio piacimento il posto a sedere tra quelli rossi disponibili detti anche “posti voyeur”, o decidere di godere dello spettacolo in piedi, rubando segreti da ogni visuale. Solo una parte di pubblico siederà infatti su “posti fissi” o posti blu, dai quali non è possibile muoversi ma guardare lo spettacolo in modo “canonico” attraverso la “quarta parete”. Quello che ne risulta è una visione di tipo “cinematografico” e assolutamente personale. Gli spettacoli creati per la Skatola prevedono una regia che, pur senza danneggiare la visibilità per coloro che hanno il posto fisso, tiene sempre conto della possibilità, per coloro che hanno il posto mobile, di cogliere, spostandosi, particolari dettagli, visuali, “inquadrature”.

IL PUNTO DI VISTA DEI REGISTI

«Ne consegue che la regia di uno spettacolo [in Skatola] – spiegano i registi- debba tenere conto anche della sfida di confezionare una messinscena perfettamente godibile in modalità “frontale” ma che sappia nel contempo stimolare la curiosità e il movimento dello spettatore “mobile”, celando particolari attraenti ovunque possano essere spiati e colti: dietro le ombre della scena, oppure sul viso di un attore che normalmente sarebbe “di spalle”, magari nell’espressività emotiva di chi sta ascoltando un monologo, oltre che in quella di chi lo sta facendo. La visione a 360 gradi, accanto alla necessità di non lasciare mai alcun particolare al caso, permette di stratificare alcuni dettagli drammaturgici in livelli supplementari che, a seconda del punto di vista dello spettatore, non più “passivo” ma “attivo”, nella propria personale “regia della visione”, possono nutrire lo spettacolo con sfaccettature interessanti, sempre diverse e, si direbbe, anche esclusive e individuali. Nello specifico caso di “Love me tinder – Hate me true”, spettacolo a due attori, proprio i piani di ascolto risultano essere di grandissima importanza per lo spettatore e di grande stimolo per il regista, specialmente nella misura in cui un nodo cardine della commedia è la reazione di un personaggio di fronte allo spiazzamento generato dalla totale distruzione delle aspettative da parte dell’altro. Spiazzamento che è doppio, biunivoco, laddove sia l’uomo che la donna non si allineano ai clichet che, volente o nolente, trovano spazio in ognuno di noi; e spiazzamento che genera situazioni di incomprensione e stupore, molto spesso caratterizzate da forte ironia e anche grande comicità; a volte, invece, il sorriso e la risata sono stimolate da un’atmosfera divertente ma anche amara, grottesca, che offre generosi spazi di riflessione sulle persone e sulla società di oggi, per chiunque abbia voglia di farlo.»

Biglietto posto fisso 7 euro + 3 euro di tessera associativa.
Biglietto posto mobile 10 euro + 3 euro di tessera associativa.
In scena il venerdì e sabato con doppio spettacolo alle ore 20,30 e alle ore 22,00 e la domenica alle ore 20,30.
Il massimo di spettatori ammesso è di 35 persone a turno.
Info e prenotazioni: infomisterkaos@gmail.com – 327.3087387

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