Vincent Van Gogh è una figura della pittura affascinate e complessa segnata dalla malattia mentale e da un male di vivere che lo spinse al suicidio. Stefano Massini ha dedicato a lui un’opera teatrale che la giuria del premio Tondelli ha giudicato di “scrittura limpida, tesa, di rara immediatezza drammatica, capace di restituire il tormento dei personaggi con feroce immediatezza espressiva”.
La scena, dalle pareti spietatamente bianche è in pendenza sul pavimento e un uomo in bianco si rotola sulla scena illuminato da un fascio di luce bianca. La rappresentazione trasfigurata della stanza del manicomio di Saint Paul dove Van Gogh fu rinchiuso nel 1889 prima del suo suicidio. Nessun trattamento è stato efficace con il paziente, anzi alcuni, come le vasche di acqua gelata sono vere e proprie torture nelle mani di personale cinico se non sadico.
L’incontro con il fratello, frutto della allucinazione di Van Gogh, è una disperata richiesta di libertà ed evasione da quella vuota prigione senza stimoli, senza colori dove solo le figure e le voci riempiono gli spazi.
Uno spiraglio di luce sembra che si apre nella mente dell’artista quando il direttore dell’istituto, sul finire della piece, gli offre la possibilità di comprendere le radici del suo male oscuro e tenta di fare emergere in lui la consapevolezza della sua arte, una pittura, come dice lo stesso artista, che scaturisce dalle immagini e si trasferisce direttamente al pennello, quasi inconsciamente.
Un essere artista che impedisce la sua normalità psichica ed il suo rapporto con la realtà, costruendosi nella mente un mondo tutto suo di cui fanno parte anche le allucinazioni. Il regista Massi per questo lavoro parla della sinestesia ovvero “L’odore assordante del bianco” una sintesi di olfatto, udito e vista.
Lo spettatore entra in questo mondo con dialoghi serrati, senza pause recitative, dove i movimenti del corpo di Alessandro Preziosi danno l’idea di una contorsione che viene dalla mente, un doloroso ripiegamento su se stesso quasi a sfuggire da quel mondo che non coglie, che gli è estraneo.
Le musiche sottolineano i momenti drammatici e accompagnano i lunghi monologhi di Van Gogh, il gioco delle luci crea atmosfere luminose e intense crea un contrasto tra reale e irreale e scandisce il susseguirsi dei dialoghi.
Grande l’interpretazione di Preziosi ma bravi anche i compagni di scena: Francesco Biscione, Massimo Nicolini e Roberto Manzi.
Giuliano Longo