Daniele Cipriani Entertainment presenta, a inaugurazione della VIII edizione del Festival Internazionale della Danza di Roma della Filarmonica Romana e Teatro Olimpico, un doppio appuntamento che testimonia la missione di Daniele Cipriani volta alla memoria, al recupero e alla valorizzazione del repertorio italiano della seconda metà del ‘900.
Dopo il successo delle recenti tournée con il Corpo di Ballo Daniele Cipriani Entertainment dei balletti di Amedeo Amodio, Carmen, Coppélia e – soprattutto – Lo Schiaccianoci (con il suo record di 50.000 spettatori), al Teatro Olimpico di Roma va in scena la suddetta Carmen di Amedeo Amodio (8 e 9 marzo, ore 21; 10 marzo, ore 16,00), seguita da Mediterranea di Mauro Bigonzetti (10 marzo, ore 21; 11 marzo, ore 16,00).
Due spettacoli di danza non solo coreograficamente importanti, ma che s’inseriscono nell’attualità dei nostri giorni: Carmen, donna mediterranea, diventa il simbolo di ogni donna in questo periodo sempre più funestato dalla violenza contro le donne, uxoricidi, femminicidi, mentre i 18 danzatori solisti impegnati nella navigazione immaginativa di Mediterranea spingono, come forti venti marini, il nostro pensiero verso la tragedia dei migranti che, a fiotti, attraversano il Mare Nostrum in cerca di un futuro trovandovi (se non sopraffatti dalle onde) solo la dura realtà di una vita emarginata.
Originale rilettura, in linguaggio classico e in chiave ‘teatro nel teatro’, dello stranoto racconto di Merimée, la Carmen di Amedeo Amodio apre le danze proprio, simbolicamente, l’8 marzo, Festa della Donna. Vede protagonisti Anbeta Toromani (già prima ballerina al Teatro dell’Opera di Tirana e notissima al grande pubblico televisivo in Italia) e Amilcar Moret (primo ballerino cubano, virtuoso, apprezzato anche su numerosi palcoscenici europei). Con loro Marco Lo Presti, Ilaria Grisanti e Valerio Polverari. Si danza sulle celeberrime musiche di Georges Bizet (adattamento e interventi musicali originali di Giuseppe Calì), scene e costumi sono di Luisa Spinatelli.
Racconta Amodio che la sua visione di Carmen, un backstage in cui aleggiano i fantasmi dello spettacolo appena rappresentato, risale al suo ricordo di una storica rappresentazione dell’Anna Bolena di Donizetti al Teatro alla Scala; l’anno era il 1957, sul podio c’era Gianandrea Gavazzeni, in palcoscenico nientemeno che la grande Maria Callas mentre lui, allora giovanissimo ballerino scaligero, si trovava dietro le quinte (avendo interpretato uno dei paggetti): “Calato il sipario, scese anche un silenzio ultraterreno sul palcoscenico e tutto intorno, un’atmosfera rarefatta in cui, per qualche istante, tutti quanti – cantanti, musicisti, ballerini, personale tecnico – ci trovammo sospesi nel tempo”. La libertà rivendicata da Carmen, in questo mito senza tempo ripreso dal balletto di Amodio, è quella che spetta di diritto a tutte le donne costrette, ancora nei giorni nostri, a sottostare (quando non alla violenza fisica) alle prepotenze e ai giochi di potere degli uomini.
Se il viaggio di Ulisse durò dieci anni, Mediterranea di Mauro Bigonzetti solca gli stessi mari da venticinque: salpato nel 1993 con il Balletto di Toscana, Mediterranea ha lambito non solo le coste italiane, con rappresentazioni in anni successivi anche alla Scala e al San Carlo di Napoli, ma ha circumnavigato il globo – da Rio de Janeiro a New York, Madrid, Stoccarda, Toronto e Kiev – diventando la coreografia di Bigonzetti più rappresentata nel mondo. Su un collage di musiche di Mozart, Ligeti e Palestrina, insieme a musiche dei paesi mediterranei, con costumi di Roberto Tirelli e luci di Carlo Cerri, la presente produzione targata Daniele Cipriani Entertainment arriva al Teatro Olimpico di Roma dopo una tournée in varie città italiane ed un recente trionfo sulle sponde di un ‘altro’ mare, il Mar Nero, al Winter International Arts Festival di Sochi (Russia). La tournée di Mediterranea proseguirà nei mesi a venire e durante l’estate 2018.
Costruito con momenti d’insieme alternati a passi a due, in Mediterranea due protagonisti maschili – l’Uomo di Terra (Umberto De Santis) e l’Uomo di Mare (Francesco Moro), alter ego l’uno dell’altro – si incontrano e si scontrano; il complesso intreccio coreografico mette in risalto le loro forza e velocità, ma riflette la condizione umana, rendendoli di sostegno e dipendenza reciproci. Così a rispecchiare il contrasto tra mare e terra e l’imperituro andirivieni delle onde, la danza fluisce, costruita sulla coesistenza degli opposti: movimenti energici alternati a passaggi estremamente lirici. Ne risulta un affresco, grande come il mare, che si chiude con un messaggio di unione.
Lo stesso messaggio, d’altronde, portato avanti da tutte le produzioni (sia i gala, che i lavori a serata intera) di Daniele Cipriani il quale coglie ora il tema delle migrazioni, insito in Mediterranea, per accennare anche a quello dell’espatrio obbligato di tanti ballerini italiani: “Mantenere in vita la danza in Italia, e in particolare la danza italiana, è il maggior obiettivo che mi prefiggo in un momento nero in cui corpi di ballo italiani storici hanno cessato di esistere. E’ in atto un esodo di giovani talenti italiani costretti a trasferirsi all’estero in cerca di lavoro; le produzioni Daniele Cipriani Entertainment si pregiano di far lavorare, in spettacoli di pregio appunto, decine di talentuosi ballerini.”